Parafrasando la Bibbia, «chi è senza googl-ato scagli la prima pietra»! Ammetto di essermi colpevolmente macchiato più volte del peccato di «self-googling», ossia del cercare me stesso sul motore di ricerca più popolare e utilizzato del mondo. Chiamatela vanità o semplice curiosità, ci sono cascato diverse volte in passato (non troppe, eh!), scoprendo - anzi, ri-scoprendo - pagine Internet che credevo ormai cancellate per sempre dall'esistenza (come quella del B.A.D. Group che "infestava" la mia casella email tempo fa, o quella del Clan Phantasm, per cui avevo tradotto un mega filmato realizzato con il motore di Quake 1 nell'ormai sepolto 1999).
Quella che fino a poco tempo fa era considerata una pratica quasi "immorale", da vanesio appunto, sta lentamente emergendo come prezioso strumento di controllo utilizzato da gente più o meno importante per tenere sotto controllo (o quantomeno monitorare) ciò che in rete si dice della propria persona e/o attività, e per capire ciò che gli altri riescono a sapere di loro con la più semplice delle ricerche in rete. E non mancano le sorprese, come lo scoprire - nel mio caso - che alcune news che pubblichiamo su TGM Online vengono riprese senza pudore da alcuni siti, pari pari, o che - per altre persone - il loro nome è finito in qualche "hate site", pagine espressamente scritte per dire il peggio possibile di un individuo. Quella del "self-googling" è una pratica piuttosto spassosa, in ogni caso, non trovate?