La lotta tra governo americano, industria del disco, scaricatori di Mp3z e semplici utenti è un affare così ingarbugliato che non proverò neppure a descriverlo. Una cosa che certamente colpisce è l'arroganza e l'improntitudine degli industriali: non discuto le loro ragioni, ma quale può essere il senso di denunciare un bambino per aver scaricato un brano, chiedendo migliaia di dollari in danno? Chiaramente lo scopo è solo quello di "mandare un messaggio" e cercare di terrorizzare una certa tipologia di utenti. L'ultima notizia è che, secondo un giudice federale, i discografici ora hanno il diritto di ottenere dati normalmente coperti da privacy nel tentativo di identificare gli "scaricatori della rete". Una cosa che normalmente possono richiedere solo le forze dell'ordine per le loro investigazioni...
Ma non è di questo che voglio parlare oggi, bensì di un'altra notizia decisamente irritante. Dovete sapere che, tra le altre cose, l'anno scorso una sentenza ha obbligato le case discografiche a cedere gratuitamente dischi alle biblioteche. Del resto anche i libri sono coperti da copyright e si vendono, però è possibile prenderli legalmente in prestito, no? Ebbene, gli industriali del disco stanno rispettando la lettera della sentenza, violandone però palesemente lo spirito. Sentite che massa di fuffa stanno riversando nelle biblioteche americane: solo a Milwaukee sono arrivate 1235 copie dell'inno americano cantato (live!) nel 1991 da Whitney Houston; quindi 188 copie di "Timeless" di Michael Bolton, varie centinaia di compilation "Greatest Hits 1971" e 104 copie di "Willennium" di Will Smith. E tutto questo è solo per UNA singola biblioteca. Volete un altro esempio? Che ne dite di 48 copie del CD "Suoni terrificanti per Halloween"?!? Palesemente i discografici vogliono assicurarsi che non sia disponibile al pubblico un solo titolo di vaghissimo interesse commerciale (di culturale non voglio neanche pronunciare la parola).
Tuttavia, a mio parere il senso dell'operazione non è risparmiare qualche soldo (anche perché è tutto da dimostrare che le copie in prestito non possano generare nuovi acquisti): per me si tratta di una pure e semplice dimostrazione di forza (e di arroganza) da parte di una corporazione che pretende di essere, nel suo campo, onnipotente. Ma a questo punto sorge spontanea la domanda: ma il rapporto con il pubblico non conta proprio niente? Siamo sicuri che essere odiati da tutti porti acqua al proprio mulino?