Parlavamo giusto qualche giorno fa dell'importanza e della difficoltà nel conservare le nostre memorie. Beh, continuando sull'argomento, sono usciti un paio di articoli piuttosto interessanti. Il primo, pubblicato dalla BBC, racconta dell'esperimento di una rivista di fotografia digitale che ha sottoposto a test inconsulti le schede di memoria utilizzate nelle macchine fotografiche, facendole bollire nell'acqua rovente, mettendole in lavatrice, immergendole nel caffè e nella coca cola, calpestandole con lo skateboard e cose così. Il risultato? Ogni singolo bit contenuto nei chip è rimasto inalterato, rivelando una capacità di resistenza che forse gli stessi produttori ignorano. Falliti solo due test, quello del martellamento e dell'inchiodamento (e vorrei anche vedere!).
Il secondo articolo, più intrigante, riguarda la perdita di "storia" dell'umanità legata alla sempre maggiore diffusione delle immagini digitali, che vengono stampate o comunque conservate solo in percentuale irrisoria; tutte quelle che "non ci piacciono" vengono cancellate per sempre. Definizione perfettamente calzante per il sottoscritto: nei tre anni in cui ho avuto una macchina digitale avrò scattato migliaia di foto, salvate qualche centinaio e stampate poche decine. «Spesso le foto scartate sono più divertenti di quelle "pensate" o che appaiono negli album, e raccontano di noi molto più di quanto non facciano le altre». Quanti scatti "storici" sarebbero stati cancellati dai fotografi, se ne avessero avuto la possibilità?