Luciofox
Diciamolo subito: l'ultima avventura di Kate Walker si è rivelata una grossa delusione. Sokal questa volta ha sparato a salve, palesando, tra le altre cose, i motivi prettamente speculativi che stanno dietro la decisione di dividere in due parti la vicenda.
Il gioco riprende esattamente da dove lo avevamo lasciato: Kate, Hans e l'automa Oscar sono appena partiti dalle terme di Aralbad, verso est, all'inseguimento di un sogno: l'isola di Syberia e i suoi leggendari mammuth.
Non siamo neanche alla decima riga e già siamo di fronte alla prima magagna dell'opera: la storia.
L'impressione, che si fa sempre più forte col passare del tempo, è che Sokal si sia giocato tutte le carte che aveva nel primo capitolo, limitandosi a tirar fuori un "secondo tempo" svogliato e stiracchiato che, tra l'altro, lascia ancora aperte diverse questioni .
In Syberia II mancano tutti quegli elementi "di sceneggiatura" che avevano reso indimenticabile il suo predecessore, a partire dall'approfondmento psicologico dei personaggi.
Il primo Syberia da questo punto di vista era un gioiellino: un vero e proprio "romanzo di formazione". La storia di Hans Voralberg era solo un pretesto, lo sfondo sul quale si dipanava la vicenda esistenziale della giovane Kate.
Il suo mutamento, la sua crescita e la conquista, faticosa, della sua indipendenza erano i veri centri vitali di tutta la storia, costruita sapientemente in funzione di questi elementi.
A posteriori potrei anche dire che, in fondo, di questo seguito non c'era nessun bisogno. La vicenda, quella vera, si era già conclusa con quell'ultimo atto, quella corsa verso il treno che sanciva, in maniera definitiva, la piena e consapevole presa di possesso di sé da parte della protagonista.
In Syberia II tutto questo manca. I personaggi sono statici, non evolvono e, per giunta, non ci sono neanche particolari colpi di scena che sopperiscano a questa mancanza.
Siamo di fronte ad un'avventura tristemente lineare.
Lineare per quanto riguarda la trama, che non lascia spazio alcuno alla libertà del giocatore (i binari imposti alle nostre scelte sono quasi più visibili di quelli sui quali viaggia il treno meccanico dell'anziano inventore). Ma, soprattutto, siamo di fronte ad un'avventura lineare per quanto riguarda le emozioni: zero, nada, elettroenceflogramma piatto.
E se il quadro non vi sembra già abbastanza idilliaco state tranquilli, dobbiamo ancora parlare degli enigmi.
I puzzle che dovrete risolvere (e uso un eufemismo sia per "puzzle" che per "risolvere") sono quanto di più facile mi sia mai capitato per le mani. Non vi creeranno MAI una difficoltà e questa sagace scelta dei programmatori non fa altro che portare la longevità verso nuove vette negative. In 5-6 ore avrete visto tutto, con buona pace vostra e dei 40€ che avete sganciato alla Microids per avere in cambio 2, dico 2, CD pieni di nulla. Non solo hanno messo enigmi stupidi, MA si sono anche dimenticati di dare gli indizi per la metà di questi, affidando il tutto alla sola intuizione del giocatore.
A salvare la barca dal naufragio totale rimangono solo le splendide tavole di Sokal che spesso e volentieri si rivelano veri e propri "colpi" di poesia visiva.
Insomma, l'avrete capito, Syberia II mi ha proprio deluso. Un gioco che brucia tutto quanto di buono era stato fatto con il primo capitolo. Un novello Icaro che, per la smania di strafare, finisce per uccidersi con le proprie mani.
Se dovessi giudicare il gioco "preso a sé", non credo che gli darei più di 40/100. Siccome sono buono vedrò di considerare i due giochi come una cosa sola. In questo caso un bel 75/100 mi sembra sufficiente.