Usare scanner e stampanti sta diventando una faccenda sempre meno privata. Abbiamo già parlato qualche tempo fa di come i software di fotoritocco implementino al loro interno una tecnologia che "riconosce" l'immagine di una banconota reale e ne impedisce la stampa e la manipolazione. Adesso ci si mettono pure le stampanti laser a colori, che stando a quanto riportato in questo articolo, conterrebbero al loro interno un minuscolo chip che imprime, su ogni documento stampato, il codice di serie del prodotto. Tale codice è ovviamente invisibile ad occhio nudo: per vederlo è necessario travestirsi da CSI e passare il foglio al luminol.
Inutile dire che la rimozione del chip rischia di danneggiare irrimediabilmente la stampante. Così, nell'ipotesi che una persona voglia stampare un po' di banconote da 500 euro, gli investigatori che dovessero recuperarle potrebbero risalire alla stampante originale. Da qui ad arrivare ad un colpevole in carne ed ossa ce ne passa parecchia... voglio dire, se decido di lanciarmi nel contrabbando di banconote, come minimo pago qualcuno per rimuovere il chip, e se proprio non ci riesco, avrò quantomeno l'accortezza di comprarla a duemila chilometri da casa mia, pagandola in contanti. La prevenzione al crimine, insomma, non pare trarne grande beneficio, mentre a soffrirne - ancora una volta - è la nostra riservatezza, dal momento che il capoufficio potrà facilmente scoprire da quale stampante proviene la foto che lo sbeffeggia...