Uno dei punti di forza (se così li possiamo definire) dello spyware è quello di riuscire a installarsi nel nostro sistema in maniera subdola, camuffato all'interno di altre applicazioni, intrufolandosi nel registro o nelle cartelle di sistema, pronto a succhiare ogni informazione utile per le società che commissionano questo genere di prodotti.
Ultimamente, però, sta prendendo piede una nuova teoria che spiegherebbe l'enorme diffusione dello spyware, e l'apparente impossibilità a levarselo di torno: che alla gente, in fondo in fondo, di avere qualcuno che ficca il naso nei suoi affari non gliene frega poi tutto questo granchè.
Molti (e anch'io, lo ammetto, per un certo periodo di tempo sono stato di quest'idea) considerano la presenza di spyware nel PC come il giusto prezzo da pagare per un'applicazione gratuita. Che in quel preciso momento cessa di essere tale, ovviamente. Un sacco di persone, in particolare studenti, negli Stati Uniti, utilizzano un antivirus gratuito per le proprie email, che prevede che i messaggi passino sul server della società che lo mette a disposizione, giusto per controllare la presenza di virus (e catalogarli adeguatamente, immagino). C'è chi dice: «dubito che abbiano il tempo di leggere tutti i miei messaggi; in ogni caso, la mia vita è decisamente noiosa, non c'è nulla di criminale o interessante nelle mie e-mail». Tranne forse il fatto che sono tuoi, oserei dire.