Avrò mai il piacere di vederlo scritto correttamente?Ph@ntom ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 01:44
homine homini lupus.
(snobismo )
E come darti torto?Quote:
Tengo a precisare che darmi dell'idealista lo considero un'offesa .
Avrò mai il piacere di vederlo scritto correttamente?Ph@ntom ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 01:44
homine homini lupus.
(snobismo )
E come darti torto?Quote:
Tengo a precisare che darmi dell'idealista lo considero un'offesa .
homo homini lupus, tiéthe_lamb ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 02:01
Avrò mai il piacere di vederlo scritto correttamente?
(snobismo )
e una volta sapevo qualcosa di simile pure in greco
vedo un antihegelismo latente...Quote:
E come darti torto?
Secondo me invece sì.Ph@ntom ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 01:41
Era per sottolineare che l'utilità collettiva non è un criterio sufficiente.
In fondo anche questo dibattito è finalizzato a un'utilità collettiva.
Sapevo, io...the_lamb ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 02:01
Avrò mai il piacere di vederlo scritto correttamente?
Ph@ntom[/email] ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 01:44]homine homini lupus.
(snobismo )
(a quanti punti sto, adesso?)
Infatti non si può.Quote:
E come darti torto?Quote:
Tengo a precisare che darmi dell'idealista lo considero un'offesa .
Ti sbagli; non è per niente latente.Emack ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 02:03
vedo un antihegelismo latente...
(dovrei decidermi a piantarla di spammare e a non scrivere più... uff!)
P.S.
Eh! Capzioso!Emack ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 02:05
In fondo anche questo dibattito è finalizzato a un'utilità collettiva.
Ma se abbiamo concluso che non conciliamo nulla!Emack ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 02:05
Secondo me invece sì.
Ph@ntom[/email] ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 01:41]Era per sottolineare che l'utilità collettiva non è un criterio sufficiente.
In fondo anche questo dibattito è finalizzato a un'utilità collettiva.
Ma non è colpa nostra. E' colpa di Hegel.Quote:
vedo un antihegelismo latente...
un idealista è qualcuno che tende, e chi non tende verso qualcosa è un uomo seduto sulle proprie convinzioni.
è risaputo che il buco del culo non è un buon punto di osservazione.
Non è questo l'idealismo che biasimo.gangio ha scritto sab, 18 dicembre 2004 alle 02:25
un idealista è qualcuno che tende, e chi non tende verso qualcosa è un uomo seduto sulle proprie convinzioni.
Dici?Quote:
è risaputo che il buco del culo non è un buon punto di osservazione.
allora vedi che c'è idealismo ed idealismo?
le atrocità del secolo scorso sono state commesse seguendo una logica per cui un fine ideale giustificaza i mezzi più atroci.
La conseguenza è stata quella dei grandi totalitarismi come stato etico. Da Mussolini a Stalin, non importava quanti italiani o russi fossero morti, l'importante era realizzare l'impero da una parte ed il bolscevismo dall'altra.
Di utilitarismo ce ne vedo poco. L'utilitarista non manda a fare la guerra coloniale, perchè sa che è costosa in termini di vite e risorse, ma investe nei servizi. Col cavolo che si giustificano certe politiche prive di senno, e non ditemi che mi contraddico, la filosofia può essere un'opinione, il noumeno è relativo, ma l'economia, la struttura, no.
Per quanto riguarda il buco del culo, sono d'accordo. In genere però l'idealismo applicato presuppone un utopia.
E da Platone a Bacon, per arrivare a Hegel le utopie sono tutti fottuti stati etici mascherati da villaggio dei puffi.
L'idealismo ha gia in mente il proprio modello e non lo muta, per quel che ne so io. La ragion critica, è illuminismo, è un'altra cosa, è con la ragion critica che ti rendi conto che i buchi del culo sono ovunque. L'unico pensiero che si evolve è quello che decide di mettersi in discussione e superarsi quando risulta scorretto. Hegel per esempio non è così, la sua fenomenologia dello spirito è un fine, un tramonto. Arrivati allo spirito la tesi, l'antitesi e bla bla bla si fermano e non vanno più avanti.
Questo idealismo è giocare con le carte truccate per dimostrare che il tutto ha un fine. Il tutto non ha assolutamente un fine.
L'uomo non è un fine ma una freccia anelante. Un tendere... si, la tensione dell'uomo è la cosa più nobile, però questa tensione non deve essere predisposta a trovare QUEL risultato che noi vorremmo. Deve essere una libera tensione, che scaccia il pregiudizio, che esalta la ragione. Questo "idealismo" mi sembra molto più Kantiano però... cosa mi sono perso Gangio? come al solito devo aver capito poco
Sul relativismo etico dobbiamo fare un distinguo: relativismo come accorgersi della diversità tra le norme che caratterizzano i diversi gruppi sociali, e relativismo come applicazione di questa consapevolezza alle proprie scelte morali.
Il relativismo è una consapevolezza, il risultato di un'analisi più antropologica o sociologica che morale: ogni gruppo sociale ha, in ogni epoca, convenzioni o principi peculiari ed in essi si riconosce.
Gli stessi concetti di morte e dolore sono soggetti a questo fenomeno: la pena di morte, le guerre di conquista, il suicidio ed il sacrificio rituale mostrano come gli unici tratti comuni a gruppi sociali diversi siano quelli che permettono la sopravvivenza del gruppo stesso: la presenza di regole, la repressione degli individui che non si adeguano all'etica vigente (finchè questi comportamenti atipici non diventano una maggioranza), la presenza di un' autorità, eccetera.
Il problema sta nel tentativo di rendere questa conoscenza fondativo per un'etica. Per prima cosa, il pensiero relativista è antioccidentale ed anche anticattolico, perchè parte dall'accettare la pluralità, a discapito della società e della morale di appartenenza. Il positivismo tecnologico e il cattolicesimo considerano l'Occidente il centro, ai cui margini va collocata una periferia da colonizzare o destinata ad omologarsi. Inoltre se non esiste differenza in maniera assoluta tra diversi comportamenti, possono essere legittimate le peggiori nefandezze.
Onestamente non ho ancora trovato una soluzione a queste aporie. Sullo storicismo Nietzsche scriveva che essere completamente consci del divenire vorrebbe dire non avere il coraggio di muovere un dito. In questo senso mentre l'etica è calata nel divenire, il relativismo in qualche modo cerca di elevarsi rispetto ad esso.
Non è assolutamente vero che il relativismo è un fenomeno anti-occidentale. Se proprio vogliamo trovargli una base, se proprio vogliamo, questa è l'anti-occidentalismo; ma in realtà è un'ipotesi che mi risulta macchinosa (potrebbe essere un'analisi tuttalpiù a posteriori). Insomma non ci credo.Rambo Bond ha scritto lun, 20 dicembre 2004 alle 13:11
Sul relativismo etico dobbiamo fare un distinguo: relativismo come accorgersi della diversità tra le norme che caratterizzano i diversi gruppi sociali, e relativismo come applicazione di questa consapevolezza alle proprie scelte morali.
Il relativismo è una consapevolezza, il risultato di un'analisi più antropologica o sociologica che morale: ogni gruppo sociale ha, in ogni epoca, convenzioni o principi peculiari ed in essi si riconosce.
Gli stessi concetti di morte e dolore sono soggetti a questo fenomeno: la pena di morte, le guerre di conquista, il suicidio ed il sacrificio rituale mostrano come gli unici tratti comuni a gruppi sociali diversi siano quelli che permettono la sopravvivenza del gruppo stesso: la presenza di regole, la repressione degli individui che non si adeguano all'etica vigente (finchè questi comportamenti atipici non diventano una maggioranza), la presenza di un autorità, eccetera.
Il problema sta nel tentativo di rendere questa conoscenza fondativo per un'etica. Per prima cosa, il pensiero relativista è antioccidentale ed anche anticattolico, perchè parte dall'accettare la pluralità, a discapito della società e della morale di appartenenza. Il positivismo tecnologico e il cattolicesimo considerano l'Occidente il centro, ai cui margini va collocata una periferia da colonizzare o destinata ad omologarsi. Inoltre se non esiste differenza in maniera assoluta tra diversi comportamenti, possono essere legittimate le peggiori nefandezze.
Per carità, il relativismo è un parto smaccatamente occidentale. E non può che essere occidentale vista la storia da colonizzatori che abbiamo avuto.
Boh?, e chi l'ha visto e sentito mai...
Intendi come reazione alle dottrine del "fardello"? Può essere...Ph@ntom ha scritto mar, 21 dicembre 2004 alle 00:18
Per carità, il relativismo è un parto smaccatamente occidentale. E non può che essere occidentale vista la storia da colonizzatori che abbiamo avuto.
Diciamo che è precipuamente dell'occidente contro se stesso, ehm.
E' un pensiero occidentale, e su questo sono d'accordo, ma non possiamo considerarlo, oggi, un tratto pregnante dell'Occidente.Quote:
Non è assolutamente vero che il relativismo è un fenomeno anti-occidentale. Se proprio vogliamo trovargli una base, se proprio vogliamo, questa è l'anti-occidentalismo; ma in realtà è un'ipotesi che mi risulta macchinosa (potrebbe essere un'analisi tuttalpiù a posteriori). Insomma non ci credo.
Per carità, il relativismo è un parto smaccatamente occidentale. E non può che essere occidentale vista la storia da colonizzatori che abbiamo avuto.
Anzi, è proprio il contrario. Voglio dire, quanti metterebbero sullo stesso piano la propria civiltà con quella, per esempio, mussulmana?
Considerarsi caput mundi è una caratteristica fondamentale dell'Occidente odierno: il valore di una società ed il suo grado di progresso sociale vengono misurati in base ad una maggiore o minore omologazione allo standard cattolico-occidentale.
Mi pare una posizione tutt'altro che relativista.
Meno male che qualcuno l'ha scritto.Rambo Bond ha scritto mer, 22 dicembre 2004 14:03
Considerarsi caput mundi è una caratteristica fondamentale dell'Occidente odierno: il valore di una società ed il suo grado di progresso sociale vengono misurati in base ad una maggiore o minore omologazione allo standard cattolico-occidentale.
concordo in totoRambo Bond ha scritto mer, 22 dicembre 2004 14:03
E' un pensiero occidentale, e su questo sono d'accordo, ma non possiamo considerarlo, oggi, un tratto pregnante dell'Occidente.Quote:
Non è assolutamente vero che il relativismo è un fenomeno anti-occidentale. Se proprio vogliamo trovargli una base, se proprio vogliamo, questa è l'anti-occidentalismo; ma in realtà è un'ipotesi che mi risulta macchinosa (potrebbe essere un'analisi tuttalpiù a posteriori). Insomma non ci credo.
Per carità, il relativismo è un parto smaccatamente occidentale. E non può che essere occidentale vista la storia da colonizzatori che abbiamo avuto.
Anzi, è proprio il contrario. Voglio dire, quanti metterebbero sullo stesso piano la propria civiltà con quella, per esempio, mussulmana?
Considerarsi caput mundi è una caratteristica fondamentale dell'Occidente odierno: il valore di una società ed il suo grado di progresso sociale vengono misurati in base ad una maggiore o minore omologazione allo standard cattolico-occidentale.
Mi pare una posizione tutt'altro che relativista.
Non capisco l'abbinamento cattolico/occidentale. L'occidente mica è cattolico.Rambo Bond ha scritto mer, 22 dicembre 2004 alle 14:03
E' un pensiero occidentale, e su questo sono d'accordo, ma non possiamo considerarlo, oggi, un tratto pregnante dell'Occidente.Quote:
Non è assolutamente vero che il relativismo è un fenomeno anti-occidentale. Se proprio vogliamo trovargli una base, se proprio vogliamo, questa è l'anti-occidentalismo; ma in realtà è un'ipotesi che mi risulta macchinosa (potrebbe essere un'analisi tuttalpiù a posteriori). Insomma non ci credo.
Per carità, il relativismo è un parto smaccatamente occidentale. E non può che essere occidentale vista la storia da colonizzatori che abbiamo avuto.
Anzi, è proprio il contrario. Voglio dire, quanti metterebbero sullo stesso piano la propria civiltà con quella, per esempio, mussulmana?
Considerarsi caput mundi è una caratteristica fondamentale dell'Occidente odierno: il valore di una società ed il suo grado di progresso sociale vengono misurati in base ad una maggiore o minore omologazione allo standard cattolico-occidentale.
Mi pare una posizione tutt'altro che relativista.
Diglielo al Papa.
Il Papa, se colgo a cosa alludi, si riferisce a radici più generalmente cristiane.JimmyPage ha scritto gio, 23 dicembre 2004 alle 11:15
Diglielo al Papa.
Vero.Ph@ntom ha scritto gio, 23 dicembre 2004 14:29
Il Papa, se colgo a cosa alludi, si riferisce a radici più generalmente cristiane.JimmyPage ha scritto gio, 23 dicembre 2004 alle 11:15
Diglielo al Papa.
Ma la sostanza non cambia... dato che le radici cristiane vanno pure scritte nella costituzione europea o dove minchia era.
A dir la verità non mi sembrava tutta 'sta pretesa...JimmyPage ha scritto gio, 23 dicembre 2004 alle 14:30
Vero.
Ph@ntom[/email] ha scritto gio, 23 dicembre 2004 14:29]Il Papa, se colgo a cosa alludi, si riferisce a radici più generalmente cristiane.JimmyPage ha scritto gio, 23 dicembre 2004 alle 11:15
Diglielo al Papa.
Ma la sostanza non cambia... dato che le radici cristiane vanno pure scritte nella costituzione europea o dove minchia era.
E invece oggi meno che mai. Oggi, quando l'antiamericanismo è un sentimento internazionalizzato (e procede con qualche buco da rattoppare, ma ciò non cambia il discorso); oggi all'indomani di un '900 di decentramento del potere europeo; oggi, quando il problema africano è "blandamente" sentito (cioè, blandamente! Capite?) e l'Asia ci raggiunge in economia.Rambo Bond ha scritto mer, 22 dicembre 2004 alle 14:03
E' un pensiero occidentale, e su questo sono d'accordo, ma non possiamo considerarlo, oggi, un tratto pregnante dell'Occidente.Quote:
Non è assolutamente vero che il relativismo è un fenomeno anti-occidentale. Se proprio vogliamo trovargli una base, se proprio vogliamo, questa è l'anti-occidentalismo; ma in realtà è un'ipotesi che mi risulta macchinosa (potrebbe essere un'analisi tuttalpiù a posteriori). Insomma non ci credo.
Per carità, il relativismo è un parto smaccatamente occidentale. E non può che essere occidentale vista la storia da colonizzatori che abbiamo avuto.
Anzi, è proprio il contrario. Voglio dire, quanti metterebbero sullo stesso piano la propria civiltà con quella, per esempio, mussulmana?
Considerarsi caput mundi è una caratteristica fondamentale dell'Occidente odierno
Infatti.Ph@ntom ha scritto gio, 23 dicembre 2004 alle 14:39
A dir la verità non mi sembrava tutta 'sta pretesa...
Ci sono quanto meno anche quelle radici. Non è così?
Non sono completamente d'accordo.
Ph@ntom[/email] ha scritto gio, 23 dicembre 2004 14:48]
E invece oggi meno che mai. Oggi, quando l'antiamericanismo è un sentimento internazionalizzato (e procede con qualche buco da rattoppare, ma ciò non cambia il discorso); oggi all'indomani di un '900 di decentramento del potere europeo; oggi, quando il problema africano è "blandamente" sentito (cioè, blandamente! Capite?) e l'Asia ci raggiunge in economia.
L'Europa è oggi più unita che mai e ha ambizioni altissime, tornare centro dell'occidente dopo 50 anni di pax americana.
Tutte le teorie imperanti nella classe politica statunitense, dall'attacco preventivo al neoliberismo sono assolutamente occidentalocentriche. La Cina, non l'Asia, sta crescendo esponenzialmente come potenza economica perchè si è fatta occidentale, ha adottato il capitalismo, ed ora, se il modello di Rostow non mente la società che prospetta per il futuro è quella consumistica. E se nemmeno Marx mente l'economia, struttura, andrà condizionando nel tempo tutti gli altri ambiti, culturali, politici e religiosi. Lo sta già facendo (mi è capitato di leggere un servizio su una mostra di artisti della nuova Cina e ci sono rimasto male: hanno adottato quella cacca-arte che da tempo coltivano i nostri "avanguardisti", ma questo è un altro discorso, tutto personale..).
Tutto quello che ricade al di fuori di questo modello economico\politico è considerato con poco interesse, addirittura con sospetto e paura quando mostra i muscoli. Dal momento che questo modello economico\politico caratterizza gli stati europei e nord americani da almeno un secolo e mezzo, non si può non dire che non "ci" appartenga. E alla fine gira che ti rigira si finisce a considerare solo quello. E' occidentalismo, un egocentrismo culturale. Non mi permetto di dare un giudizio morale, perchè non mi piacciono questi discorsi, ma mi sembra un fatto manifesto, non si tollerano altri paradigmi.la guerra fredda che cos'era? Guerra di mondi, di visioni dell'economia e della politica.
L'antiamericanismo è la risposta uguale e contraria all'americanismo che è dilagato dalla fine della seconda guerra mondiale, ancora di più dopo il '91.
Ora che ne è sorto un altro paradigma, questo viene nuovamente combattuto con le unghie e con i denti. E' il modello di coloro che non hanno prospetti di crescita e non hanno altri sogni che quello di agire per il loro dio, e farsi saltare in aria e combattere il demonio: "noi"
Bella roba, fa riflettere sugli effetti dell'unilateralismo