Qualcuno di voi ricorderà la notizia dello scorso 21 dicembre, del caporale Justin M. Ellsworth, ventenne, morto a Falluja durante un bombardamento. La famiglia aveva richiesto a Yahoo!, il provider che gestiva il suo account di posta elettronica, di avere accesso alle sue email. «Sono l'ultima cosa che mi è rimasta di mio figlio», ha detto il padre.
Una richiesta tutto sommato accettabile, viste anche le circostanze, che Yahoo! ha tuttavia ripetutamente negato, per motivazioni legate alla privacy. La cosa non si è risolta, e la famiglia Ellsworth si è rivolta ad un tribunale. AOL ed Hotmail hanno procedure specifiche che permettono di trasferire gli account dei deceduti ai parenti più prossimi, ma non Yahoo!.
Un altro caso - per certi versi - analogo racconta di una giovane suicida, di cui i famigliari vorrebbero leggere le email per cercare di comprendere i motivi di un gesto senza senso. Chi ha ragione? La privacy va sostenuta a qualsiasi costo o ci sono delle eccezioni - come questa - che potrebbero consentire uno strappo alla regola?
E c'è un'altra domanda interessante: quali rimedi si possono studiare per salvare le nostre email, i nostri blog e siti web, nel giorno in cui lasceremo questa valle di lacrime? La soluzione più ovvia è lasciare un "bigliettino" con account e password, da aprire solo in caso di morte, ma non tutti hanno il tempo di farlo, sono stati così previdenti o hanno voglia di tirarsi una simile gufata da soli.