Black Plague è un titolo dagli evidenti meriti che però trova i suoi limiti nel team di sviluppo composto da sole tre persone e dalla travagliata distribuzione. Secondo e ultimo capitolo di quella che sarebbe dovuta essere un trilogia, Black Plague è il seguito dell'adventure in prima persona Overture, uscito circa un annetto fa.
La vicenda è banale ma molto ben raccontata, il protagonista segue le ultime tracce del padre fino ad una stazione di ricerca in antartide all'interno della quale contrae una terribile infezione che ha già sterminato il personale della base dopo averlo mutato in mostri assetati di sangue. Standard Resident Evil-fare, insomma.
L'interazione con l'ambiente è mediata da una interfaccia "fisicamente-corretta", per aprire un cassetto cliccate e tirate verso di voi, per svuotare un bidone lo sollevate, lo ruotate e fate uscire il contenuto, per aprire un quadro elettrico sollevate da terra un mattone e muovete il mouse per sbattercelo contro, per chi se lo ricorda siamo dalle parti di Trespasser ma senza braccio di gomma. Arrotolare il tutto nella usuale serie di puzzle da inventario, oggetti da usare l'uno con l'altro e via discorrendo.
L'insieme funziona piuttosto bene, forse è presente un numero eccessivo di casse e scatoloni ma nel complesso gli enigmi fanno buon uso della fisica del gioco. Naturalmente pretendo la conversione di Overture + Black Plague per Wii, non farlo sarebbe da masochisti.
L'interazione con i nemici è del tutto assente, le opzioni a nostra disposizione sono esclusivamente la fuga e l'utilizzo di elementi dello scenario, porte da chiudere dietro di noi e carichi sospesi da far cadere, in un unico caso. Sulla carta funziona da Dio ( finalmente un adventure horror senza il classico uomo-arsenale ), in pratica un po' meno quando i nemici diventano discretamente numerosi e non si fa altro che correre a perdifiato per i corridoi, senza fra l'altro che i nemici siano particolarmente pericolosi. Sarebbe stato di gran lunga preferibile porre l'accento sull'utilizzo di porte e, perchè no, oggetti per bloccare i nemici che invece avviene in unico caso in una sequenza rigidamente scriptata.
Il motore che sposta il tutto è proprietario, leggero e non disprezzabile da vedere, gli ambienti sono decisamente striminziti ma per fortuna nelle aree più avanzate sono collegati a gruppi di tre o quattro divisi da un caricamento di sopportabile entità. Menzione d'onore per le musiche, decisamente indovinate, alterno il doppiaggio, lo script è buono mentre l'interpretazione meno.
I bug d'ordinanza sono ovviamente presenti, fra di essi un quit-to-desktop fortunatamente risolto dalla prima patch, qualche volta gli oggetti si comportano in maniera un po' strana ma, nel complesso, il bilancio tecnico del gioco è positivo. A soffrire maggiormente dell'impostazione casalinga degli sviluppatori è invece la longevità, quelli che sarebbero dovuti essere due capitoli della serie sono stati condensati in uno solo da cinque ore di gioco e dal finale vagamente tronco, la longevità è dunque scarsa anche se compensata da un prezzo di ammissione di 19 euro.
Nel complesso il mix di atmosfera lovecraftiana, gli enigmi piuttosto originali e la sceneggiatura decisamente interessante, con un paio di twist da "omfg i didn't expect that" funziona decisamente bene, un titolo che soprattutto fa riflettere sulla piattezza cronica di idee da parte di studios più blasonati.
Attendo con interesse il prossimo lavoro dei Frictional Games, chissà come saranno andate le vendite e se continueranno a sviluppare giochi?