Ci faro' un pensierino allora
Cambiando argomento, che mi dite di Ningen Shikkaku (Lo squalificato dovrebbe essere da noi) di Dazai? Da quello che ho letto sembra essere il suo capolavoro e che abbia venduto molto in Giappone.
Ci faro' un pensierino allora
Cambiando argomento, che mi dite di Ningen Shikkaku (Lo squalificato dovrebbe essere da noi) di Dazai? Da quello che ho letto sembra essere il suo capolavoro e che abbia venduto molto in Giappone.
Osamu Dazai è sicuramente una figura particolare nel panorama nipponico, rottura coi canoni tradizionali, irriverenza verso le istituzioni, vita (interiore e esteriore) travagliatissima, fine tragica (certo, non una novità per un giapponese). Kawabata ci restò malissimo per il suo suicidio, perchè nonostante fosse stato il suo maestro venne poi rinnegato dal nostro amico cattivone. Lo squalificato non credevo fosse stato tradotto, io ho invece letto "Il sole si spegne" (Shayou), che è il suo più famoso, quest ultimo nell' odiosa edizione SE sottiletta ma che costa un botto, l altro è pubblicato da feltrinelli ma francamente credo sia irreperibile quindi mi sa nn hai molte alternative Comunque non t' aspettare botte di vita dai suoi libri, sono duri di un pessimismo allucinante e dall atmosfera malinconica se non cupa. Idem per le trame complicate e le azioni dei personaggi, non succede molto nei suo romanzi (a parte i suicidi )
In biblioteca son riuscita finalmente a trovare di Natsume Soseki:
- Guanciale d'erba
- Io sono un gatto
- Anima / Il cuore delle cose
Inoltre in libreria, ho visto innumerevoli copie di Io sono un gatto
e invece l'ho trovato! per chi è interessato ho scritto più o meno tutto quello che posso consigliare nei post precedenti.
bellissimo come ad un anno di distanza abbia usato nell altro post le stesse parole per descrivere il genji
Vi consiglio anche "Sayonara, Gangster" di Takahashi Gen'ichiro, pubblicato recentemente da BUR: sperimentale, lirico, non-sense...boh, da leggere
stamattina ho trovato gli sconti per gli enaudi e mi dispiaceva andarmene a mani vuote
ho preso il paese delle nevi di Kawabata
ottima scelta, tra l'altro contiene una delle immagini più famose della letteratura giapponese ma non spoilero quale se no perderebbe sicuramente fascino.
io l'ho mezzo abbandonato, bah è strano
invece ho letto tutto Musashi di Eiji Yoshikawa, scorre veloce che nemmeno vi accorgete, molto divertente (non nel senso di ilare, ma di avventuroso) ma non aspettatevi una ricostruzione perfetta dell'epoca (lessi di alcune lacune ed errori qua e là), è decisamente un bel libro
poi ho qua un Tokyo ma non so come sia
e consiglio il piacevole t tokyo nights di Ira Ishida
Mah, a dire il vero anch'io. E' molto...discontinuo.
Alcune pagine sono bellissime, al confine con la genialità:
Spoiler:come quando parla della figlia Cumino e della sua morte improvvisa
Altre... Sono troppo sovraccariche, troppo mirate all'effetto, poca sostanza e molto fumo negli occhi:
Spoiler:i racconti nella scuola di poesia, Virgilio frigorifero, etc.
Comunque, appena ho un po' di tempo voglio finire di leggerlo, in fondo merita.
bravo ole spero non rimarrai deluso.
Io nel frattempo non sto leggendo molto ma mi è capitato fra le mani un bel libercolo-saggio-considerazioni di viaggio (ma sono la cosa più lontana da queste) di Barthes sul Giappone, "L' impero dei segni". Nonostante avverta un pò di prurito ogni volta che il "vuoto" viene collegato ad un qualsiasi aspetto della società giappa (e qui lo fa continuamente) fa delle considerazioni mica da ridere. Molto belle quelle su pachinko, sui regali e sulle case. Mica facile per uno che dovrebbe essere un osservatore esterno. Consigliato a chi è interessato
non so se è già stato citato (oggi la pigrizia regna, non ho voglia di leggere tutto il thread ) ma merita parecchio Akutagawa Ryunosuke
il suo lavoro più noto è Rashomon
wikipedia is your friend: http://en.wikipedia.org/wiki/Ry%C5%ABnosuke_Akutagawa
Val!!! 久しぶりだな!!!この間どうしたの?
Akutagawa è un altro pezzo grosso in effetti (ed un altro suicida).
Da noi è stata tradotta una serie di racconti brevi in un edizione abb datata mi pare, ma lo trovate anche nella solita collana mille gru marsilio che x chi non l'avesse capito è un pò il punto di riferimento x la lett giapponese in italia anche perchè i testi sono sempre accompagnati da introduzioni, biografie e note da parte di esperti.
ma ciao Val, da quanto tempo
Letto anch'io alcuni anni fa. Cocncordo su tuttobravo ole spero non rimarrai deluso.
Io nel frattempo non sto leggendo molto ma mi è capitato fra le mani un bel libercolo-saggio-considerazioni di viaggio (ma sono la cosa più lontana da queste) di Barthes sul Giappone, "L' impero dei segni". Nonostante avverta un pò di prurito ogni volta che il "vuoto" viene collegato ad un qualsiasi aspetto della società giappa (e qui lo fa continuamente) fa delle considerazioni mica da ridere. Molto belle quelle su pachinko, sui regali e sulle case. Mica facile per uno che dovrebbe essere un osservatore esterno. Consigliato a chi è interessato
Bellissima anche la parte in cui confronta il nostro uso di coltello e forchetta con i bastoncini
Mi spieghi perché le cose che scrive Barthes sul "vuoto" ti fanno venire l'orticaria?
non è che sia barthes che me la fa venire, è un concetto che applica anche bene e spesso in maniera "corretta". Però il sentire sempre collegare il giappone ( e l'estremo oriente) alla spiritualità, allo zen, al vuoto mi sa tanto di orientalismo, e l'orientalismo VA superato (tutti a leggersi Said). Che poi per quello che ho visto io è una società praticamente atea ormai, slegata da qualsiasi religiosità che non sia quella rituale (e passatemi l uso improprio della parola religione riferita a shinto e buddhismo).
Grazie per il chiarimento. Dato che ci sono mi accodo anch'io e consiglio di leggere Saidnon è che sia barthes che me la fa venire, è un concetto che applica anche bene e spesso in maniera "corretta". Però il sentire sempre collegare il giappone ( e l'estremo oriente) alla spiritualità, allo zen, al vuoto mi sa tanto di orientalismo, e l'orientalismo VA superato (tutti a leggersi Said). Che poi per quello che ho visto io è una società praticamente atea ormai, slegata da qualsiasi religiosità che non sia quella rituale (e passatemi l uso improprio della parola religione riferita a shinto e buddhismo).
non lascerò morire questo topic
(dato che non è neanche nel cerca, sava )
Ultima modifica di Alfio; 17-12-09 alle 18:26:20
gravedigger! buona cosa, non mi ero segnata tutta una serie di autori qui citati
Ne approfitto anche io per attingere al pozzo di conoscenza Alfio.
Che tu sappia, qual'è il livello qualitativo delle traduzioni giapponese -> italiano? Ci sono degli ostacoli semantici tra le due lingue che rendono la trasposizione artificiosa?
Cosa ne pensi sulle traduzioni dei libri di Murakami, se hai avuto l'occasione di leggere entrambe le versioni?
Insomma sarebbe interessante se snocciolassi la questione "traduzioni" con le tue conoscenze
Grazie.
edit: ah e cambiate titolo al topic, che l'attuale fa cagà
Ultima modifica di Alien Sex Fiend; 18-12-09 alle 00:50:01
Domanda difficile, anche perchè ormai sono un pò fuori il mondo della letteratura, ma provo a risponderti. Premesso che di libri di narrativa in giapponese ne ho letti solo un paio (i saggi mi tocca leggerli per la tesi ma sono da ) le difficoltà sono due e di tipo diverso. Primo: molti degli autori che ho consigliato qui che sono di fine 800/inizio 900 (natsume soseki, nagai kafu, akutagawa) e, seppur in maniera decisamente minore, quelli tra anni 30 e 50 (kawabata, tanizaki, mishima, osamu) usano un giapponese che si discosta molto da quello corrente. In particolare gli autori di fine 800 (primo romanzo in senso occidentale è Ukigumo di Futabatei Shimei del 1887 -lo trovate solo in inglese, per un periodo avevo l'ambizione di essere il primo a tradurlo in italiano ma poi è andata a farsi friggere - , insieme ai saggi di Tsubouchi Shoyo) sono quelli che hanno traghettato il giapponese scritto nella sua forma moderna, ma essendo un periodo di transizione erano ancora consistenti i retaggi del linguaggio scritto di periodo Edo. Questa è la prima difficoltà di natura meramente storica, la seconda è di natura linguistica. Inutile dire che italiano e giapponese sono due lingue molto diverse, a cominciare dalla mera struttura delle frasi per cui l'italiano è SVO e il giapponese è SOV, poi alla moltitudine di tempi verbali che abbiamo noi il giapponese contrappone brutalmente i soli presente e passato (non c'è il futuro!), ma allo stesso tempo ha una ricchezza incredibile, con sfumature molti difficili da rendere pienamente in italiano, tramite dei suffissi da attaccare ai verbi. Altra cosa che si dice spesso è che il giapponese è una lingua fatta di ombre (leggersi il saggio di tanizaki in proposito) ovvero è pieno di costrutti che esprimono solo indirettamente quello che vorrebbero dire, quindi il non-detto è parte integrante della scrittura, e questo vale soprattutto per l'espressione dei sentimenti, in cui il giapponese è decisamente carente (per dirne una: non c'è un verbo a se stante per dire "mi manchi" ma dicono "vorrei incontrarti"). Ciò non toglie che nonostante tutto non penso si possa arrivare a parlare di artificiosità della traduzione, se chi la fa è davvero competente dovrebbe saper mettere ogni cosa al suo posto. Il fatto è che se la traduzione è di seconda mano allora davvero si ha un testo inevitabilmente diverso dall'originale (senza per forza arrivare all'esempio estremo del Genji), ma fortunatamente quelle che abbiamo in Italia sono quasi tutte dirette dal giappponese, in particolare sono ottime quelle della collana mille gru più volte citata in questo topic. Quel "quasi tutte" però lascia fuori alcuni libri di autori contemporanei, non ricordo quali di preciso, ma sono abbastanza sicuro che alcuni dei libri di Yoshimoto, Murakami e altri sono traduzioni fatte dalle rispettive versioni inglesi.
Riguardo i libri di Murakami caschi male perchè non sono suo fan e non ho letto niente di suo in giapponese (m'hanno detto che ieri lo hanno fatto a lezione di comprensione ma non sono potuto andare )
Ultima modifica di Alfio; 18-12-09 alle 05:30:28
Ho letto da poco "Lo squalificato" (dopo averne visto la splendida trasposizione animata nella serie "Aoi bungaku"), angosciante come poche cose, ma con un pizzico di speranza nel finale.... E ieri, cercando Kokoro di Soseki, ho trovato solo Guanciale d'erba, vabbò, proviamoloSpoiler:se la padrona del locale vedeva Yozo come "un angelo", forse vuol dire che in lui c'era qualcosa di buono, che in sè non è mai riuscito a vedere
Neanche io lo sono, mi auto-quoto sull'unico suo libro che ho letto:
Grazie mille per la spiegazione =)"Dance Dance Dance" di Haruki Murakami. Artificioso, compaciuto e stereotipato. Il Baricco giapponese. Per non parlare dell'irritante name-dropping di album musicali. Si bravo, conosci un po' di musica, io ne conosco di più, ma non scrivo libri e riempio pagine di nomi fuori contesto per fare il figo.
ehehe e pensa che hai letto quello che è considerato uno dei migliori. Io alla fin fine mi ritrovo nel tuo giudizio, forse lo stile di scrittura nei primi lavori era una ventata di aria fresca per la letteratura giapponese (anche perchè è molto influenzato da quella americana) però non mi ha mai detto molto.
Keka con soseki caschi comunque bene anche se hai preso quello che in assoluto è meno "romanzo", fammi sapere se ti piace!