E' ovvio che non lo sia, e non lo deve essere, non è quello il punto.
Non è tanto il fatto che lui si spari, quanto il fatto che lei se ne accorga solo durante la pubblicità (spot, appunto), nonostante il rumore dello sparo e tutto il resto.
Ok, ma allora non funzionano gli spazi dedicati ai vari momenti della vicenda, secondo me, poiché tutto il racconto è dedicato a quello che porta il tizio a spararsi, mentre la presa di coscienza del suicidio è sacrificata in due righe.
Logico che così funziona meglio l'effetto, ma non viene colto come punto fondamentale della scena. Per di più l'accenno alla cocaina all'inizio del racconto fa pensare che la tipa sia strafatta, quindi non è distratta per la soap opera, ma è la droga che la fa isolare nel programma tv.
Almeno, questo è quello che comunica a me.
Caspita, come fa a non essere il punto fondamentale della scena? E' nel suicidio che si catalizza tutto. Che poi il suicidio non va letto come tale. E' l'indifferenza reciproca la chiave di tutto.
Sinceramente non capisco cosa non ti convinca, cioè...quelli a cui l'ho fatta leggere han colto subito il messaggio (e non eran solo gli amichetti del parchetto).
Non dico che non ti possa piacere eh, per carità, solo mi sembrava abbastanza chiaro il tutto.
Non so Dunkan, non riesco a collegare i discorsi che fa lui col suicidio, mi pare totalmente fuori luogo.
Avesse sparato A LEI, sarebbe stata tutt'altra cosa e, per me, avrebbe funzionato meglio.
Eh no! E' l'indifferenza che l'ha ucciso, che ha ucciso la coppia, che ha ucciso la comunicazione.
Non so come spiegarmi
Messo così è artificioso, nella situazione e nei dialoghi non vedo alcun motivo per giustificare un suicidio. Forse se oltre ai bei ricordi avessi inserito un ricordo di situazione veramente pesante causata dall'indifferenza, il lettore sarebbe stato portato al climax più gradualmente.
Secondo me ti concentri troppo sul suicidio in quanto tale. Non devi interpretarlo realmente come un suicidio.
Dunkan, come faccio a sognarmi quello che hai in testa, se non attraverso quello che scrivi ?
Tu scrivi di pezzi di cervello e sangue sparpagliati per la stanza, e un urlo della donna, e non devo pensare che il suicidio sia letterale?
Ohmmadonna, ma E' letterale, E' avvenuto! Ma devi andare oltre, non fermarti al semplice suicidio!
E' ovvio che uno non si sparerebbe nella realtà, ma la "denuncia", la morale, sta proprio nell'estremizzazione.
Il clou non sta in lui che si spara, ma in lei che continua a guardare la tv, e si accorge di ciò che è avvenuto solo durante la pubblicità.
Dunkan, ho capito, è la terza volta che me lo ripeti
EDIT: Secondo me è reso in maniera artificiosa
Ci tengo a dire che è solo il mio parere... se degli insegnanti ti hanno detto che va bene, va benissimo, ci mancherebbe
Ultima modifica di Chiwaz; 20-11-08 alle 18:40:27
Non capisco perchè artificioso, ma ok
Dunkan a me piace tantissimo, non ascoltare Chizzwazz
Chiwaz è bLutto
Dunkan, credi che sarebbe stato possibile un altro modo di rendere il finale, invece di fare un improvviso camera-out o dissolvenza verso il nero? E' una domanda vera, eh, è solo che ho letto (o adottato) questo stratagemma così tante volte che ormai non mi stupisce più, e al contempo non so immaginare alternative (il che mi secca).
Si, ma con un altro linguaggio. Mi spiego.
Qui stiamo raccontando a parole, e secondo me l'effetto migliore lo si rende in questo modo, visto che ho dovuto proprio "dire" quello che succedeva, e soprattutto fare in modo che la consapevolezza della donna (e quindi l'urlo) fosse l'ultima cosa del racconto.
Con un media visivo, come cinema o fumetto, si sarebbe potuti rimanere all'interno della stanza, proprio perchè si poteva mostrare la soap che finiva, lo spot che iniziava, e la ragazza che si accorgeva del suicidio.
Credo quindi che questo finale sia il migliore per il racconto, anche per mantere in ritmo giusto.
Visivamente, come hai raccontato tu si rimane nella stanza fino al momento in cui la ragazza si gira, e un attimo prima che urli (possiamo immaginare che una ideale telecamera a quel punto stacchi su qualcosa che rappresenti l'apatia della notte... la mia scarsa fantasia me la fa riprendere un condominio o qualcosa del genere). Non so immaginarmi però un modo visivo in cui rendere l'urlo senza che sia grottesco e anti-climatico (ci vorrebbe un'attrice o un disegnatore veramente bravi); potrebbe aiutare cambiare del tutto la sensazione finale: far *vedere* ma non *sentire* l'urlo (ma i requisiti di bravura rimangono uguali). Il tuo finale ha un senso, intendiamoci, però credo sarebbe interessante esplorare alternativeSi, ma con un altro linguaggio. Mi spiego.
Qui stiamo raccontando a parole, e secondo me l'effetto migliore lo si rende in questo modo, visto che ho dovuto proprio "dire" quello che succedeva, e soprattutto fare in modo che la consapevolezza della donna (e quindi l'urlo) fosse l'ultima cosa del racconto.
Con un media visivo, come cinema o fumetto, si sarebbe potuti rimanere all'interno della stanza, proprio perchè si poteva mostrare la soap che finiva, lo spot che iniziava, e la ragazza che si accorgeva del suicidio.
Credo quindi che questo finale sia il migliore per il racconto, anche per mantere in ritmo giusto.
Si si, concordo sul fatto che si possano esplorare nuove alternative, ma a volte bisogna proprio arrendersi al fatto che una soluzione, seppur "abusata", è la migliore
Altro racconto
Spoiler:
FIESTA
Ci sono proprio tutti: c'è il sindaco Price, un uomo giovane e di bell'aspetto, in un elegante completo blu con giacca a doppiopetto, credo un Valentino, in compagnia della moglie Elizabeth, una donna molto attraente, che indossa un costoso tailleur bianco crema comprato apposta per l'occasione. Peccato non ci siano anche i loro due bimbi, mi sarebbero piaciuto conoscerli meglio.
C'è lo sceriffo Kelley, 60 anni circa, lineamenti duri da texano e labbra piccole, con un paio di baffi dello stesso colore argentato dei capelli.
È lui ad aver organizzato la serata, e mi guarda soddisfatto proprio perchè è riuscito a portarla a termine. Sarà lui a dare il via alla festa.
Ovviamente ci sono i miei genitori, che mi osservano con gli occhi gonfi di lacrime, forse per la commozione, forse per la solennità del momento, forse per l'orgoglio verso loro figlio che si è guadagnato il posto d'onore. Mio padre cinge le spalle di madre con un braccio.
C'è anche il prete, uno al quale, a detta sua, non piacciono questo genere di cose, ma si vede che è contento di trovarsi assieme a tutti noi.
Ci sono tantissime altre persone, parenti e amici dei parenti, e sono veramente onorato della loro presenza, essendo io l'ospite principale. Sono tutti qui per me.
Purtroppo manca il mio caro amico Stan: eravamo compagni di college, ma io poi ho lasciato gli studi, mentre lui ha completato l'iter. Ora è un ottimo avvocato. L'ho visto spesso nell'ultimo periodo, ma oggi non ce l'ha fatta ad essere con tutti noi.
È tutto pronto, ognuno è seduto al proprio posto, il party può iniziare. Poi la vedo, scorgendola tra gli astanti.
È bellissima, proprio come la prima volta che l'ho incontrata: lisci e lucenti capelli corvini le carezzano le spalle, facendo da cornice a quel capolavoro che è il suo viso, colorato di un delicato pallore, come quello dei bambini orientali; i suoi occhi blu profondo sono animati da una luce particolare, indecifrabile, ma sicuramente tutta per me. È evidente che ha smesso da poco di piangere, lo si nota da un pronunciato gonfiore sotto gli occhi. E' sempre triste nell'ultimo periodo.
Lo è da quando ho stuprato ed ucciso suo figlio Mark, un tenero bambino di 8 anni: ho detto a Elen, così si chiama lei, che l'avrei portato al parco a fare un paio di lanci, ma poi l'ho portato in un casotto abbandonato di cui io solo conoscevo l'esistenza. Lì l'ho violentato, l'ho sfigurato con un vecchio falcetto da contadino. Era parecchio scomodo da usare, ed a causa della ruggine ho dovuto insistere parecchio prima che la sua gambina si staccasse. Col braccio ho fatto molta meno fatica. Mi sono divertito con tutto il resto del corpo, anche se è durato poco: purtroppo è morto dissanguato in pochi minuti. Ho cosparso tutto di calce viva, ma la testa l'ho riportata alla madre. Pensavo volesse tenerla.
È ora. Lo sceriffo attiva l'interruttore, l'evento ha inizio: una scarica mi attraversa il corpo, mi irrigidisco, digrigno i denti fino a spaccarli, e sento il cervello vibrare e a rimbalzare nel mio cranio, come se volesse esplodere.
E mentre la mia faccia è deformata da un ghigno terrificante, la vedo che mi guarda fisso negli occhi, godendo del mio dolore. Non siamo poi così diversi alla fine.
Dopo, è il buio.
Questo è migliore del precedente, anche se si capisce forse un po' troppo presto la situazione.
Forse
Spoiler:
dovresti nominare lo sceriffo e il prete verso la fine del racconto.
C'è solo una concordanza verbale da sistemare all' inizio, credo: "mi sarebbe piaciuto" invece di "mi sarebbero piaciuto".
Comunque, bravo!
Grazie Chiwaz
Appena avrò voglia correggerò l'errore
Personalmente però, apprezzo di più Spot
Più in là ne posto altri due, anche se son parecchio più lunghi..
questo mi piaze più dell'altro
Fiesta è troppo lungo quindi per ora parlo dell'altro
Credo anche io che ci siano un paio di cose "strane"... La prima, che potrebbe corrispondere con l'artificiosità di Chiwaz, è che il racconto è troppo "artificioso"
Cioé, se dev'essere tanto assurdo (lei non lo sente) allora forse (imho) dovrebbe essere più assurdo. Parlo proprio di stile, non di concetto.
Boh, io lo riscriverei in maniera più informale... meno drammatica (tanto il soggetto sarà sempre drammatico).
Però secondo me il grande problema è che si capisce subito dove andrai a parare. Nel senso: è una storia drammatica? Ecco, comincia in maniera troppo drammatica, continua in maniera drammatica e finisce in tragedia. Sembra una canzone di Baglioni, dove già dall'inizio sai che lui la ama, la lascia e poi se ne pente per tutta la vita.
Ecco, troppo teatrale, troppo fiction
poi mi leggerò anche fiesta
Sinceramente la vedo come un'istantanea di una storia finita ormai nell'indifferenza. Se avete letto cose di Ellis potete capire ciò che intendo.
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Non mi piaci più come una volta, ti mollo :(