WhiteKen ha scritto mar, 10 giugno 2003 02:22
Rieccomi con più calma e dopo aver meditato più a lungo.
Siamo (siete...
) partiti dall'idea del videogioco come esperienza, quindi come tale dell'importanza data alla capacità di immedesimazione di un soggetto dimostrata nella sessione di gioco.
Quindi si è compreso come il videogioco spinga a facilitare tale immedesimazione, e come l'evoluzione tecnica di questi ultimi anni abbia contribuito non poco a semplificare le cose.
Passo avanti: non sempre necessita una reale base graficamente realistica, un sonoro avvolgente per immedesimare il giocatore e indurlo a vivere il videogioco come una vera e proprio nuova esperienza sensoriale. Vi sono giochi che senza una base tecnologica sviluppata attirano per il fascino indiscusso del contenuto.
Tra di essi rientrano i primi esperimenti di GRD online, coadiuvati dall'irresistibile fascino del videogioco come esperienza di gruppo, che riunisce attorno alla sua struttura una vera e propria comunità.
Salto ulteriore: il videogioco come esperienza proibita.
Mi riferisco alla possibilità di immedesimarsi in schemi comportamentali rifiutati dalla società, e come tali inavvicinabili all'interno di essa.
In GTA sei un ladro violento e senza scrupoli.
In Carmageddon un guidatore sadico.
In Mafia un gangster.
In Unreal Tournament 2003 un guerriero assetato di sangue.
Quanta immedesimazione c'è in questi giochi, e quanto essa è importante ai fini della riuscita del gioco?
Il gioco ti attira perchè ti offre la possibilità di essere ciò che non sei, di infrangere le regole senza danno sul tuo stato sociale. La nostra anima risulta ardere come non mai di fronte alle urla dei poveri passanti in GTA, perchè l'emozione che tale esperienza suscita non la proverete mai fuori da quello schermo.
Ma è vera immedesimazione? Oppure il nostro io esorcizza così la violenza dal nostro corpo, liberandoci dagli stress della giornata, permettendo ai nostri freni inibitori di allentare la tensione per quell'ora passata a massacrare pixel?
In sostanza il videogioco offre una dimensione nuova, una realtà realmente irreale dove spostare l'asse della nostra moralità da una parte dello schermo e mostrare immagini di cruda intensità senza il minimo danno per la nostra coscenza. Ecco che la comunità cerca di riversare nel consumo dei VG un inesauribile senso di mancanza offerto dal grigiore della vita reale, scuotendo il muro sottilissimo che ci separava dalla prima ed unica esperienza sensoriale totale della nostra vita. L'Arte ci offre la possibilità di comunicare col passato attraverso la pennellata in un quadro o l'attacco di un'overture, ma il suo fine più grande è proprio trasmettere un messaggio direttamente al nostro spirito.
L'esperienza videoludica invece nel suo essere immersiva e coinvolgente ci regala un dono forse non più prezioso, ma comunque altrettanto importante: Arricchisce il nostro bagaglio mentale, regalandoci un'esperienza di assoluta nuova realtà.
E' incredibile come possa un semplice VG soddisfare un'estetica relativa (quella dell'utente appassionato del genere, che ricerca soprattutto un determinato mondo ludico in cui muoversi), spesso con fatica, vista l'esigenza richiesta da questi fruitori, ed una esperienza assoluta, quella dell'esteta amante dell'Ars ludica, che magari pur osservando con distacco il genere non può che ammirare nel prodotto l'indiscusso valore costruttivo e creativo.
Rileggo il mio discorso e scopro con timore un'eccessiva ampollosità nelle frasi, ma mi auguro di essere riuscito, sebbene in 4 righe anziché 2, ad aver espresso un concetto degno di nota.