Ma sbaglio o è una mossa da uomo disperato (e incosciente, nota)?
Insomma, che cavolo di slogan è "votate me e solamente me perchè se il mio avversario che vincerà di sicuro vince di troppo rispetto al mio partito allora diventiamo una dittatura, le altre opposizioni sono tutte un favore al mio avversario"?
In paese in cui esistesse un partito di opposizione non sarebbe un discorso poi troppo assurdo ma siamo in Italia e il PD non fa opposizione al governo.
No è un discorso assurdo da perdente, contento di esserlo, e disperato perchè non ha più idee.
Che storia sarebbe "Fatemi la carità, votatemi?"
Ma pensa di proporre qualcosa di realizzabile magari? Parla di politica, se ne hai una? Attacca i tuoi concorrenti all'opposizione, smontandogli il programma e le proposte, se proprio devi, ma così non fai altro che cercare un inutile quanto simbolico punto di galleggiamento che non ti farà mai crescere se non cambi tono e metodi.
almeno è onesto
no è veramente disperato, tra l'altro dubito che un elettore dell'Idv si lascia convincere da sti messaggi disperati. e sicuramente non raccatti voti visto che dimostri per l'ennesima volta di litigare con chiunque.
Mi sono perso il megaflammone in babele :(
Dovevi cogliere il piccione fuggente
Prima che lo decapitassero![]()
Torno or ora da una visita alla mia nonnina paterna, che purtroppo per motivi scolastici mi trovo a visitare sempre meno spesso. Antonella, detta Nella, nativa di Popolo, frazione di Casale Monferrato, a 80 anni suonati risente di vari acciacchi fisici, a cui si oppone però con una mente ancora ben lucida e arzilla.
Per far passare il tempo ho chiesto alla nonnina di raccontarmi un po' dei fatti della guerra, che non avevamo mai avuto modo di approfondire come avrei voluto.
Dovete infatti sapere che Nonna Nella scese a vivere nella steppa leccese solo dopo la fine del conflitto, in virtù di una romantica storia d'amore che la teneva avvinta ad un simpatico tenentino fuggiasco (mio nonno).
Ma prima d'allora lei visse e studiò -come già detto- a Casale Monferrato, nel cuore del Piemonte spaccato tra bombardamenti, tedeschi, fascisti e partigiani.
Di modo che ha raccontato al sottoscritto un fracco di storie interessanti su quel periodo. Tipo che:
-Mia nonna, verso il 43-44, aveva sui 18 o 19 anni, ed era una gnocca da paura. Viveva in una grossa casa di campagna con la madre e il fratello. Questo, di nome Pietro, era tornato dalla Russia ingroppandosi qualcosa come 500 km a piedi, tra la neve e il piombo russo. Convalescente in un ospedale dalle parti di Trento, all'armistizio dovette sloggiare, imboscandosi in montagna e rifacendosi vivo solo a guerra conclusa.
-Vicino a Casale c'era un importante ponte, che praticamente gli alleati bombardavano un giorno si e uno no. Di modo che, ad ogni allarme, mia nonna e sua madre dovevano scendere in un rifugio sotterraneo scavato alla bell'e meglio.
Il tutto avveniva tra pianti angosciati, grida di paura, e improperi furibondi nei confronti di "Bombolo", il panzone del paese che con la sua imponente mole spesso bloccava la stretta apertura e ritardava il passaggio degli altri rifugiati.
-In tempo di guerra, a causa della scarsità delle razioni, la madre di mia nonna si arrangiava macinando illegalmente il grano e poi facendo il pane in casa, che una volta cotto lasciava raffreddare sul davanzale della finestra.
Una volta la mia bisnonna fa per poggiare una forma di pane e, manco il tempo di girarsi, uno zingaro si butta sulla pagnotta, la arraffa, e comincia a correrre via. La bisnonna non dice niente, perchè pensa che anche quella gente stia probabilmente soffrendo la fame più nera.
-Un giorno del 44 mia nonna e una sua amica decidono di andarsene ad Alessandria a sentire il discorso di Mussolini (le ragazze del Nord Italia erano mooolto più libere rispetto a quelle del Sud, come lei stessa avrà poi modo di scoprire).
E' stato predisposto un treno gratuito, con tanto di pranzo al sacco, per portare le mondine della zona a sentire il discorso. Perciò le due furbone hanno la geniale idea di comprarsi un cappello da mondine e metterselo a turno in testa, riuscendo così a salire sul treno.
Il discorso di Mussolini a mia nonna non dovette fare molta impressione, visto che praticamente non ne ricorda ne tema ne durata.
Ricorda però che dopo l'evento le due ragazze decidono di sedersi al bar a prendere un gelato.
Senonchè, in quel mentre, passa un militare, che con fare da piacione chiede all'amica di mia nonna se il gelato è di suo gradimento. Quella risponde "Porco", che da quelle parti è un rafforzativo, come a dire "Certo, come no!?". Ma il milite, che non deve essere della zona, intende il commento riferito non al gelato, ma alla sua persona, e ci rimane male. Per fortuna l'equivoco viene facilmente chiarito.
-Arriva a Casale un tenentino, Giuseppe detto Pippi, smilzo e simpatico. Proviene dalle misteriose lande leccesi, qualcosa dalle parti della Calabria o della Sicilia secondo le scarse conoscenze geografiche di mia nonna.
Il giovane studia chimica all'università di Napoli, ma è stato chiamato sotto le armi e promosso tenente seduta stante per il semplice fatto di essere studente universitario.
Viene mandato alla contraerea, prima in Val da Osta e poi in Piemonte, a Popolo. Qui, una sera, in un caffè, mio nonno incontra mia nonna, e sboccia l'ammmmore.
-Mia nonna si iscrive a un corso di dattilografia dalle suore, ed esce con uno dei migliori punteggi della scuola. La chiama un avvocato, per farle un colloquio. Le fa una lunga sfilza di domande, anche private, chiedendo anche come mai una ragazza così bella non sia ancora fidanzata.
Mia nonna, carattere abbastanza timido, rimane un po' imbarazzata dall'interrogatorio subito, e racconta tutto al nonno. Il quale, già gelosissimo e incarognato come una belva, la diffida dal tornare nello studio del giurista. Anche perchè, considera lui da vero uomo del Sud, "quelle che lavorano sono tutte pu77ane".
Nonna decide allora di lasciar perdere. Ma il giorno dopo la chiamano le suore, che avvertite dall'avvocato, chiedono come mai la ragazza non si sia presentata al suo primo giorno di lavoro. Lei racconta delle domande un po' intime, e quelle, alquanto seccate, spiegano che quelli erano quesiti standard di ogni colloquio di lavoro. Da allora mia nonna prese a cambiar strada per l'imbarazzo ogni volta che incontrava l'avvocato.
-Mio nonno decide di presentarsi a casa della nonna per chiedere un fidanzamento ufficiale. L'amata naturalmente fa di tutto per perorare la causa del giovane presso la madre, anche se questa diffida molto di questo giovanotto uscito fuori dalla Sicilia, Calabria, Campania o giù di là.
Anche se, -riflettono- un tenente studente universitario povero in canna non deve esserlo di sicuro.
La ragazza scongiura la madre di aprire la bocca il meno possibile, per non far brutta figura. Sicchè sarà quasi sempre il giovane a parlare. L'unica cosa che la donna dirà, a colloquio finito, sarà: "Posso uscire un attimo? Devo arrivare al cimitero..."
-Arriva il fidanzamento, ma arriva anche l'armistizio. Mio nonno prevede bufera e scappa in casa di mia nonna. La bisnonna però mette subito le cose in chiaro, e come condizione fondamentale della sua permanenza in clandestinità obbliga il giovane a giurare di comportarsi con totale rispetto nei confronti delle due donne (in special modo, si intende, di mia nonna).
Giuseppe, detto Pippi, torna un'ultima volta in caserma, dove deve distribuire delle paghe arretrate o un qualche altro tipo di fondo cassa. Quindi torna a rifugiarsi in casa delle due donne, vivendo e dormendo al piano di sotto.
Presto cominciano anche vari rastrellamenti alla ricerca dei fuggitivi da inviare in Germania, e più volte il nonno si trova a doversi nascondere per ore nel fitto dei campi di granturco.
-Giunge a Popolo una guarnigione di soldati tedeschi, che cominciano a segnare col gesso le case da requisire in parte. Alla casa della nonna toccano due soldati austriaci (uno di loro si chiamava Franz), che si dimostrano fin da subito persone gentilissime e correttissime. Parlano alle donne delle famiglie rimaste a casa, portano un po' di companatico con cui mangiare la polenta, e scoperto in casa il nonno, non si fanno scrupoli a proteggerlo e a rincuorarlo.
-Capodanno 44. Mia nonna e la sua solita amica vanno a festeggiare in una casa di amici. Fanno un po' troppo chiasso, e così irrompe in casa una pattuglia italo-tedesca, che comincia a chiedere documenti identificativi. Malgrado non tutti siano in regola, la pattuglia decide di lasciar correre e chiede semplicemente di smettere con la baldoria. Ingiunge inoltre ai presenti di non uscire assolutamente dal luogo, visto che è già scattato da un pezzo il coprifuoco.
Mia nonna e la sua amica sono indecise se provare comunque a tornare a casa o pernottare sul posto. Nella casa però non c'è telefono, e quindi e le fanciulle temono di far preoccupare i propri cari. E poi -si dicono- sono si e no 300 metri.
Escono allora per strada. Neanche 100 mentri, e le due giovincelle vengono fermate da una prima pattuglia mista, che fa la faccia cattiva ma infine le lascia passare "solo perchè è capodanno". Altri 100 mentri, e un'altra pattuglia le ferma, minacciandole nientemeno di deportarle in Germania. Mia nonna scoppia a piangere e quelli. forse inteneriti. decidono di lasciar andare le due, che finalmente arrivano a destinazione, col cuore in gola e pallide come cenci. Naturalmente i parenti danno loro delle pazze, per essere uscite correndo quei rischi.
-45 inoltrato. I tedeschi evacuano o si arrendono. Una ventina di partigiani scendono dalla montagna ad occupare simbolicamente il borgo. Vanno dal curato, e gli chiedono (o forse impongono) di poter innalzare la bandiera con falce e martello sul campanile della chiesa (all'epoca il luogo più alto). Il prete sbianca dalla rabbia, non ne vuole sapere. Si rischia una sparatoria. Poi arriva mio nonno, che aveva vari amici tra gli sfollati in montagna, e gli animi si calmano. I rossi ottengono così di issare la propria bandiera.
-Stesso anno. Mio nonno riesce finalmente a far pervenire una lettera ai suoi genitori, che non avevano più sue notizie da 2 anni. E' facile immaginarne l'angoscia, essendo peraltro lui figlio unico. Indi Pippi intraprende con alcuni suoi amici un avventuroso viaggio nell'Italia ancora sconvolta dalla guerra, per tornare a rivedere le sue Puglie. Vanno in camion fino a Roma. Poi il treno per Lecce, che impiega ben due giorni per arrivare a destinazione.
-Sbrigati un paio di assunti pendenti, Pippi ritorna, accompagnato dal padre, dall'amata. A Casale, in un'assolata mattina di ottobre, si celebra un grande matrimonio (specie per gli standard dell'epoca). Mia nonna naturalmente piangeva, al raccontarlo.
Luna di miele in casa della sposa, naturalmente, ma va bene così.
-Pippi torna nella steppa leccese, e convince la moglie a seguirlo. A nulla valgono le offerte di fermarsi a studiare chimica all'università di Torino. Il ragazzo già afferma di non ricordarne niente, della robaccia studiata. E poi è figlio unico, e non può abbandonare in quel modo la famiglia.
-Qualche settimana dopo la sposina si imbarca in un lungo e periglioso viaggio in treno, in compagnia del ritrovato fratello, per raggiunguere lo sposo.
Le prime impressioni della Magna Grecia non sono invero entusiasmanti. La stazione di Lecce è praticamente trasformata in un rifugio per sfollati. E i dintorni del mio paese brulicano -a detta della nonna- di sconfinate mandrie di pecore.
Finalmente, all'entrata del paese i due sposini si riabbracciano. Mia nonna chiede curiosa a mio nonno che diavolo ci facciano da quelle parti con tante pecore. Mio nonno risponde che le mungono.
E nonna pensa, istintivamente, di essere finita in Congo.
-La giovane coppia si stabilisce felicemente nel mio borgo, gestendo con successo l'unica libreria del paese. Fanno un figlio, che a sua volta fa un figlio, ovvero il sottoscritto.
Nonno Pippi muore nel 1986.
Nel 1987 vengo al mondo io.
Avvincentemi ha fatto piacere leggerlo, e mi ha ricordato parecchie delle tante storie sia dei nonni ma anche dei miei genitori (che al tempo della guerra avevano 7-9 anni e me l'hanno raccontata con gli "occhi dei bambini" diciamo)...
Quello che avrebbe avuto luogo se avessi trovato il topic sul piccione aperto
Comunque, Guard3n si conferma come il Mio Utente Preferito dopo Lorance Vance![]()
GrazieTorno or ora da una visita alla mia nonnina paterna, che purtroppo per motivi scolastici mi trovo a visitare sempre meno spesso. Antonella, detta Nella, nativa di Popolo, frazione di Casale Monferrato, a 80 anni suonati risente di vari acciacchi fisici, a cui si oppone però con una mente ancora ben lucida e arzilla.
Per far passare il tempo ho chiesto alla nonnina di raccontarmi un po' dei fatti della guerra, che non avevamo mai avuto modo di approfondire come avrei voluto.
Dovete infatti sapere che Nonna Nella scese a vivere nella steppa leccese solo dopo la fine del conflitto, in virtù di una romantica storia d'amore che la teneva avvinta ad un simpatico tenentino fuggiasco (mio nonno).
Ma prima d'allora lei visse e studiò -come già detto- a Casale Monferrato, nel cuore del Piemonte spaccato tra bombardamenti, tedeschi, fascisti e partigiani.
Di modo che ha raccontato al sottoscritto un fracco di storie interessanti su quel periodo. Tipo che:![]()
ma che gente c'è
oh chiwazzo, prima di lockare il topico futuristico non è che potresti spostare i post sul termovalorizzatore (che non so come ci si sia arrivati) nel topic monnezza? grazie
![]()
Ovvio!![]()
Noto un comune denominatore sulle storie di guerra dei nostri antenati...
Le nonne eran sempre delle fighe da paura![]()
Boh, mi ha mostrato una foto, ed effettivamente era un bel bocconcino. Cioè, io due colpi (non di MG42) gliel'avrei dati![]()
Che tradotto dal polentese sarebbe?
stessa cosa capitata a tua nonna. Breve vacanza a roma per portare al duce i simboli dei vari comuni italiani (era un modo per dire "siam pronti a seguirti ecc ecc").
Quando toccò al paese di mia nonna (in trentino), portarono a roma un'aquila.
quando si presentarono davanti al duce, gli dissero "siam venuti a menarghe l'usèl" che in trentino vuol dire "siam venuti a portarti l'uccello", a roma ha un altro significato![]()
Quale significato?
Comunque puzza troppo di leggenda![]()
Bistecca? Eccomi....
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E lo so ma per motivi noiosissimi stavolta mi sa che non ho una serata libera ufffffff.
Ma prima dell'estate un giro in toscania lo si fa
Ragazzi, io vi volgio bene e lo sapete.
A Milano abbiamo mangiato benino e lo sapete.
Ma per mangiate come le intendo io siamo ancora lontani.
Il Cambi e' la nostra meta.
Sappiatelo.
:antipasto: :primo: :bistecca: :vinoavolonta':
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Consiglio oltre alla bistecca la ribollita. Ci devo tornare.![]()