VISIONI
E l'attrice da Oscar dubita dell'11/9
La francese Marion Cotillard fa infuriare Hollywood: «Le Torri? Non è stato Bin Laden»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK — Disgelo filo- yankee alla Sarkozy, addio. A riesumare le antiche tensioni e gli annosi sospetti ed antipatie Usa-Francia ci ha pensato la first lady del cinema francese in persona. La 32enne Marion Cotillard, vincitrice dell'ultimo premio Oscar come migliore attrice per La vie en rose sulla vita di Edith Piaf, ha accusato l'America di aver fabbricato l'attacco dell'11 settembre. «Ci hanno raccontato un'enormità di bugie e io sono propensa ad avvalorare la teoria del complotto, che trovo appassionante e irresistibile», spiega la star francese in un'intervista mandata in onda senza troppa fanfara un anno fa dall'emittente francese Paris Première ma riproposta adesso dal sito della rivista francese Marianne2, per essere poi rilanciata da vari blog inglesi e americani.
La tesi, inedita, della Cotillard, ex portavoce di Greenpeace e ambientalista sfegatata: l'attentato di New York non è stato altro che una astuta montatura per evitare gli alti costi di manutenzione e ristrutturazione delle Torri gemelle. «Le torri ultimate nel 1973 erano un parassita obsoleto e succhia soldi e costava di meno distruggerle che restaurarle», teorizza la star. Bin Laden come alibi di un'America avida e bugiarda, insomma, pronta ad uccidere i suoi stessi cittadini pur di far quadrare i conti. Una teoria a dir poco creativa persino se paragonata al cosiddetto «Conspiracy movement» secondo cui gli attacchi furono orchestrati dall'amministrazione Bush per giustificare le guerre in Afghanistan e Iraq, aumentare il budget militare e revocare le libertà civili.
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«Abbiamo visto altre torri dello stesso tipo colpite da aerei, sono bruciate?», si chiede la Cotillard. «Una torre in Spagna bruciò per 24 ore e non è crollata. Nessuna torre è mai crollata, tranne che a New York, dove sono bastati pochi minuti per far collassare tutto ». Oltre a mettere in difficoltà la nuova politica filo-americana dell'Eliseo, la Cotillard ha fatto infuriare anche i vertici della Nasa, sollevando dubbi persino dello sbarco sulla Luna del 1969. «Un uomo è veramente atterrato sulla Luna?», si chiede scettica. «Ho visto un sacco di documentari a riguardo che mi lasciano perplessa perché non credo a tutto ciò che mi dicono». L'esternazione ha fatto il giro della blogosfera —su YouTube il video è stato preso d'assalto dai cibernauti — mettendo a repentaglio quello che fino a ieri appariva un futuro assicurato da superstar nella Mecca del Cinema. Per correre ai ripari l'attrice si è difesa, attraverso il proprio avvocato Vincent Toledano, spiegando di «essere desolata dall'interpretazione resa a vecchie frasi, usate fuori dal loro contesto ». Ma mentre si prepara a volare a Chicago sul set di Public Enemies — il suo primo megafilm hollywoodiano, con Johnny Depp, sulla storia di un gangster — tra i falchi di Hollywood corre già voce di una possibile petizione per privarla dell'Oscar. Anche se legalmente impraticabile, l'iniziativa basta per metterla in cattiva luce, compromettendo le sue chance di diventare la nuova Bardot d'America. Lo spettro di un boicottaggio non sembra preoccupare l'attrice, che nelle interviste si vanta di «Non aver alcun interesse per i soldi e il prestigio ». «Non nutro ambizioni anglosassoni », rincara la dose. «E preferisco scegliere i ruoli che mi si confanno».
Alessandra Farkas
03 marzo 2008