uno in meno![]()
Adesso è chiaroSì, ma è stato recentemente rilasciato un addon, che non ha un nome preciso, che aggiunge robbabbuona, e ci è parso giusto rirecensirlo. O meglio, recensire la parte nuova (gli abbiamo dato una pagina, non millemilamilionidimiliardi. Sarei curioso di sapere, in privato, che ne pensate, una volta letta).
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Solo una domanda. Agli abbonati è stato spedito lo stesso giorno che alle edicole o dopo? A me non è ancora arrivato.
ame ha pubblicato 2 su 2 semrpe cn nomi diversi![]()
bella la rece di wolverine e, mi sa, bello il gioco: ho bisogno di sventrare un po' alla vecchia maniera...![]()
Numero molto interessanteAnche la riflessione sui casualgames e giochi retrò: ci sono delle analogie molto forti in effetti. L'unica profonda differenza che mi viene in mente è che i casual di oggi sono fatti per essere finiti da tutti, mentre finire i titoli della vecchia scuola era un'impresa da atleti del joystic.
Io sono del parere che un gioco molto lungo,mediamente difficile ma soprattutto con un livello di sfida ben calibrato possa scontentare solo i masochisti..Numero molto interessanteAnche la riflessione sui casualgames e giochi retrò: ci sono delle analogie molto forti in effetti. L'unica profonda differenza che mi viene in mente è che i casual di oggi sono fatti per essere finiti da tutti, mentre finire i titoli della vecchia scuola era un'impresa da atleti del joystic.
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Numero molto interessanteAnche la riflessione sui casualgames e giochi retrò: ci sono delle analogie molto forti in effetti. L'unica profonda differenza che mi viene in mente è che i casual di oggi sono fatti per essere finiti da tutti, mentre finire i titoli della vecchia scuola era un'impresa da atleti del joystic.
quotone
forse, in realtà, non esistevano casual, in questo senso...
Nu, niente da segnalare in maniera forte. Semplicemente, chiamo il PR e gli dico quello che hai detto tu, costringendolo a rivelarmi tutte le date segrete che il malandrino tiene nel cassetto.
E non solo.Anche la riflessione sui casualgames e giochi retrò: ci sono delle analogie molto forti in effetti. L'unica profonda differenza che mi viene in mente è che i casual di oggi sono fatti per essere finiti da tutti, mentre finire i titoli della vecchia scuola era un'impresa da atleti del joystic.
Comunque secondo me non è possibile fare un paragone tra i giochi di 20 anni fa e quelli di adesso.
E' come tentare di fare un confronto tra Piola, Riva e Ibrahimovic. Che senso ha? Ognuno è vissuto nel suo contesto, ha giocato nella sua squadra ed ha fatto la sua storia.
Ai "tempi" giocavamo con dei giochi "casual" semplicemente perchè erano i giochi che c'erano.
Piola, con il suo modo di essere calciatore, oggi non giocherebbe neppure tra i professionisti eppure ha vinto due mondiali.
Semplicemente, quello che oggi sembra casual, venti anni fa era il top.![]()
Io credo che i videogiochi, come già la musica, il cinema, ed altri settori, stia subendo (o meglio, ha già subito) un processo di etichettatura che, come spesso accade in questi casi, produce più mostri che vantaggi.
Si creano etichette per definire, per incasellare meglio qualcosa ad uso e consumo del linguaggio e del mercato, ed ecco che come per magia spuntano come funghi ideologie che si stringono attorno all'etichetta.
Oggi noi parliamo di casual game e di hardcore game, attitudini ludiche che alla prova dei fatti tendono a sfuggire ad una spiegazione esauriente circa le loro caratteristiche (come ci ricorda Stefano Silvestri nell'editoriale di questo mese), ma che pure tiene banco nelle discussioni, che muta il modo di porsi verso il videogioco, che porta in concreto a scegliere uno magari a scapito dell'altro.
Etichette che influenzano il nostro modo di vedere i videogiochi, al punto che non pochi finiscono col condannare l'uno o l'altro quasi aprioristicamente, oppure appoggiati ad argomenti pretestuosi che in fin dei conti tradiscono l'antico, vecchio, immortale bisogno di sentirsi parte di un qualcosa avverso a qualcos'altro.
Noi e loro.
E dunque mi e vi chiedo: ragionare per etichette accresce la nostra esperienza di appassionati o la limita? Magari nessuna delle due![]()
sei il Villa?Io credo che i videogiochi, come già la musica, il cinema, ed altri settori, stia subendo (o meglio, ha già subito) un processo di etichettatura che, come spesso accade in questi casi, produce più mostri che vantaggi.
Si creano etichette per definire, per incasellare meglio qualcosa ad uso e consumo del linguaggio e del mercato, ed ecco che come per magia spuntano come funghi ideologie che si stringono attorno all'etichetta.
Oggi noi parliamo di casual game e di hardcore game, attitudini ludiche che alla prova dei fatti tendono a sfuggire ad una spiegazione esauriente circa le loro caratteristiche (come ci ricorda Stefano Silvestri nell'editoriale di questo mese), ma che pure tiene banco nelle discussioni, che muta il modo di porsi verso il videogioco, che porta in concreto a scegliere uno magari a scapito dell'altro.
Etichette che influenzano il nostro modo di vedere i videogiochi, al punto che non pochi finiscono col condannare l'uno o l'altro quasi aprioristicamente, oppure appoggiati ad argomenti pretestuosi che in fin dei conti tradiscono l'antico, vecchio, immortale bisogno di sentirsi parte di un qualcosa avverso a qualcos'altro.
Noi e loro.
E dunque mi e vi chiedo: ragionare per etichette accresce la nostra esperienza di appassionati o la limita? Magari nessuna delle due![]()
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Un numero pieno di gioconi.
Drakensang è una bella sorpresa, The Sims 3 non mi piace anche se sarà fatto bene.
M'incuriosisce molto Demigod, specialmente se non ha l'attivazione online.
E' molto bella quella lettera di risposta all'editoriale di SS su GTA, complimenti all'autore.
Pollice verso per il demo di DOW 2:capisco l'attivazione online per il gioco completo, ma richiederla per un demo è eccessivo.
preso!
finora ho letto soltanto l'editoriale di SS