Alla fantasia e all’ingegno umano non c’è limite, ma quando il Todeschini mi ha suggerito l’argomento per l’editoriale di oggi devo ammettere che le risate e le congetture su come impiegare certi metodi di spionaggio si sono sprecate. L’ilarità del sabato mattina arriva dallo sviluppo di un particolare algoritmo d’interpretazione delle sequenze di suoni da parte di un gruppo di ricercatori della Berkley University. I nostri computer geek californiani hanno dimostrato che registrando una persona che batte alla tastiera del proprio PC per una quindicina di minuti un normale testo in lingua inglese, è possibile decodificare la digitazione per ricreare il testo integrale. Attualmente sono già disponibili programmi simili, ma limitati dal fatto che il procedimento deve partire da un “sample” certificato su cui basa tutto il lavoro di decrittazione. Nei loro esperimenti invece, le linee guida sono state il limitato numero di parole del dizionario inglese, a sua volta limitato dalle regole della grammatica, condizionamenti capaci di permettere al programma di isolare le sequenze, classificarle e decodificarle al pari di quanto avviene con un normale testo cifrato. L’obbiettivo del documento presentato da questi ricercatori è di dimostrare che in futuro potrebbe essere un problema tutelare anche la riservatezza acustica di PC in dotazione a personale pubblico o statale che ha accesso a informazioni riservate: un bel registratore MP3 nascosto dalla sciura delle pulizie sotto la sedia del megacorporativo di turno e i “piani supersegreti per la conquista ti monto” andrebbero a farsi benedire nel giro di una mattinata.
Gli utenti normali (“Allora usciamo stasera? Dai, giuro che pago tutto io…”) e i videogiocatori (“lol, rotfl, asd, ADSWSDASWDWDAWAD”) credo possano stare tranquilli. Qualora il problema assumesse maggiore rilevanza, non servirebbero chissà quali costose contromisure: una bella tastiera di derivazione Spectrum e via!