Nel quale l'unica trama è l'odio del mondo.
La prima volta che leggi Izzo, le prime pagine quasi non ti piace. Perché queste frasi e questi dialoghi così secchi sembrano scarni. Poi passa, subito, tempo dieci pagine, e si viene trascinati dentro alle vite dei personaggi, dentro alla vita, alle fragilità e agli errori di Fabio Montale, ex ragazzaccio diventato un poliziotto che ha troppo a cuore la vita dei ragazzi emarginati di periferia, dei migranti, per indossare quella divisa.
La trilogia che ha come protagonista Montale è noir, se per noir intendiamo quello caldo e annaffiato di pastis che può nascere in una città di confine e migrazioni come Marsiglia, se per noir intendiamo quello che abbraccia tutte le sfumature del dolore e della perdita.
Sono romanzi di una malinconia irrimediabile, per gli amici morti, per una politica sporca, per donne amate e perdute.
Ma sono anche molto di più, perché Izzo, appunto, è uno scrittore vero. Uno che va dritto a quello che vuole dire, con una rabbia e una forza che davvero poche volte ho trovato in un romanzo. Storie dense, che corrono veloci, cariche di violenza rotta da momenti di semplice poesia.
E di un romanticismo lacerante, di amori perduti o mal vissuti, di una vita "che avrebbe potuto essere bella", della vita in mezzo al puzzo di morte dei sobborghi di Marsiglia e soprattutto di questa città e della sua luce, e del suo mare.
Izzo prende Marsiglia e la canta, ti ci tuffa dentro, ti ci avvolge. E inizi a capirla quella città, anche se non l'hai mai vista, a capire le sfumature della lingua e dell'identità, i gorghi della politica e le loro ricadute, la rabbia dei sobborghi e del rap che li canta, ma anche la bellezza semplice della vita, delle cene di pesce, dell'alcool bevuto al bar ascoltando Jazz, delle notti passate in barca a urlare alle stelle.
Le notti con Lole, l'amore di una vita, una donna e un'idea, accarezzata nell'infanzia per vederla fuggire con i suoi più grandi amici, e avuta da adulto, per lasciarla scappare senza mai dimenticarla.
A scegliere tra i tre, il migliore è forse Chourmo, ma tutti sono meravigliosi, ciascuno declinato in note diverse, fino all'ultimo, nerissimo, disperato, Solea, più che un romanzo un urlo di rabbia.
Per avere un'idea di come e cosa scrive (anzi, scriveva, dannazione) quest'uomo, ho citato a piene mani nel topic delle cinque righe dai suoi romanzi.
Se qualcuno vuole, si potrebbe organizzare tra un po' un meeting con Il sole dei morenti (il suo ultimo romanzo, che non ha come protagonista Montale).
"Mi dicono a volte che i miei libri sono neri e pessimisti, ma il più bel complimento che spesso mi hanno fatto è dirmi che quando si finisce di leggerli viene una maledetta voglia di vivere" (Jean-Claude Izzo)