In questa storia Mara Carfagna incarna, per ovvie ragioni, la Bella. Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia, recita, volente o nolente, la parte della Bestia. Peccato che nella brutale realtà della Campania del romanticismo struggente della favola francese di Madame de Beaumont non resti nulla: tra i due leader locali del Pdl l’amore non è mai scoppiato, e il duello per il predominio si è trasformato in uno scontro all’ultimo sangue. La posta in palio è altissima: la poltrona da governatore che Antonio Bassolino lascerà tra pochi mesi e il controllo di una delle regioni politicamente più pesanti d’Italia. La sfida tra la Bella e la Bestia conta anche a livello nazionale: entrambi pidiellini di tendenza forzista, potrebbero aprire la strada alla Polverini, di An, come sfidante di Marrazzo nel Lazio.
FOTO Tutti pazzi per Mara
Nicola O’ mericano, come lo chiamano da sempre nella sua Casal di Principe, sta combattendo la battaglia della vita. Nell’ultimo anno, dopo la pubblicazione su ‘L’espresso’ dei verbali di pentiti che lo accusano di essere vicino al clan dei casalesi, ha mostrato di avere spirito animale, riuscendo a sopravvivere a mazzate che avrebbero potuto affondare chiunque. Negli ultimi giorni ha sferrato l’attacco definitivo per conquistare palazzo Santa Lucia, e sta facendo di tutto per convincere Silvio Berlusconi, l’unico che alla fine deciderà davvero il suo destino. “La Regione mi spetta di diritto, e nessuno me la scipperà”, ripete ai suoi da mesi. Nonostante non abbia la bella presenza della Carfagna o l’aplomb inglese di Mario Lettieri, il candidato che piace agli imprenditori, Cosentino ha fatto vedere di che pasta è fatto. Radicato sul territorio casertano, da coordinatore ha riportato Forza Italia prima e il Pdl dopo alla vittoria dopo gli anni horribili di Antonio Martusciello. Nelle ultime amministrative ha fatto incetta di sindaci, mentre l’amico Luigi Cesaro diventava presidente della Provincia stracciando il democrat Gigi Nicolais. Sabato scorso a Napoli ha mostrato tutta la sua forza chiamando a raccolta la sua gente, per presentare il suo programma incentrato su lavoro, tagli agli sprechi, etica e legalità. Urla e delirio, bandiere e standing ovation: la base del partito fa il tifo per lui, compresi maggiorenti influenti Mario Landolfi (compagno di sventure giudiziarie) e il sottosegretario Pasquale Viespoli.
//
Ma a Roma O’ mericano di amici ne ha pochini. Tutta colpa del “chiacchiericcio e dei giornali”, dice, che ne avrebbero minato la credibilità. Se il potente Denis Verdini punta su di lui nonostante le accuse di cinque boss, l’appoggio dichiarato di Tremonti nasconde, sostengono i maligni, la volontà di liberarsi di un fardello pesante al ministero. Anche pezzi da novanta come Quagliariello e Gasparri hanno mostrato più di una perplessità, ma il nemico numero uno resta Italo Bocchino, il capo dei congiurati che sta tentando di stoppare in ogni modo l’ascesa del “dream team” vagheggiato dal casalese. Per difendersi Cosentino non si è sforzato con le metafore: “Ci sono dei frocetti a Roma che pensano di poter determinare i destini della Campania”, è sbottato davanti ai fedelissimi che lo ascoltavano al Crowne Plaza di Caserta. I suoi giurano che gli è scappata, che voleva dire “fighetti”. Ma è assai probabile che la battuta fosse diretta proprio all’avversario di una vita. Originari di due paesi vicini (Frignano, dove risiede Bocchino, è a nemmeno due chilometri da Casale) hanno scelto modi di far carriera opposti: uno prende voti bussando porta a porta (Nicola ci tiene a ricordare che da quando ha diciotto anni riceve i suoi elettori nel bar della piazza principale), l’altro ha puntato le fiches su importanti entrature romane. Le ultime scintille risalgono a dieci giorni fa, quando a un convegno sulla questione meridionale Bocchino ha messo in coda l’intervento di Nicola. Che ha risposto mandando un peone a parlare al posto suo.
Insieme a Bocchino, grande amico di Mara e suo massimo sponsor, gli altri oppositori di peso sono i fratelli Martusciello, l’europarlamentare Erminia Mazzoni, il quarto pretendente in pectore, l’ex socialista Stefano Caldoro. Niet anche da parte di ‘mister centomila voti’ Alfredo Vito, che ogni volta che può sottolinea i rischi giudiziari della candidatura. Senza dimenticare ‘O ministro della prima Repubblica Paolo Cirino Pomicino: quasi tutti big della vecchia Dc, compreso Ciriaco De Mita che lo ha invitato a cena nel suo attico romano, non sopportano di essere stati scavalcati da un ex consigliere comunale del Psdi. “È legato ai clan, è incandidabile”, ripetono. Nicola è furioso, ma fa spallucce e tira dritto. “Finora non mi è stata contestata nemmeno una multa”, ha spiegato in un’intervista al ‘Corriere del Mezzogiorno’, rilanciando la sfida: “Se sarò candidato, lascerò il Parlamento e gli altri incarichi, rinunciando di conseguenza all’immunità”.
Contro la Bestia, la Bella sembrerebbe avere pochissime chance. Ma la Carfagna, ex conduttrice di ‘Piazza Grande’ e oggi ministro per le Pari opportunità, ha dimostrato di essere pure lei più tosta del previsto. La prediletta del premier, raccontano dalla natia Salerno, è cocciuta come un mulo. E bruciare Cosentino sembra diventato per lei non solo un puntiglio di donna, ma un imperativo categorico. “Quello che vuole l’ha sempre ottenuto e se davvero volesse candidarsi, Berlusconi non avrebbe né la forza né la voglia di dirle di no”. Anche il fidanzato Marco Mezzaroma non vorrebbe che lei si trasferisse sotto il Vesuvio. “Lei nicchia, perché non può accettare che Nicola diventi davvero governatore. Diciamo che è l’ultimo vero ostacolo politico che separa Cosentino da Palazzo Santa Lucia”, spiega uno dei fedeli della Giovanna D’Arco di Forza Italia.
Anche se la Carfagna non ha ancora sciolto le riserve, sa bene che l’occasione è storica. Alla convention del casalese non si è fatta vedere. Sa che i sondaggi riservati la danno vincente contro qualsiasi sfidante di centrosinistra, compreso il sindaco-sceriffo Vincenzo De Luca, l’unico che sembra avere qualche chance di tenuta tra i leader del Pd. “Se Cosentino ha nella procura la sua spada di Damocle, il gossip sui motivi della sua irresistibile ascesa potrebbe penalizzare Mara durante la campagna”, ripetono i suoi nemici. Ma non tanto da impedirle di diventare la prima governatrice donna della Campania, poltrona che la proietterebbe nell’empireo del partito, trasformandola da valletta di Silvio in una leader legittimata dal voto popolare. Un miracolo politico per una che fino a pochi anni fa faceva la soubrette di Davide Mengacci.
Bocchino, ovviamente, sarebbe al suo fianco nella partita. Insieme agli altri congiurati e a Fulvio Martusciello, che lo scorso giugno ha prestato i suoi uffici politici per lanciare le ‘Mara’s Angels’, le ragazze napoletane che hanno fondato il primo fan club d’Italia, con sito Internet (diamoledeltu.it) annesso. Appoggio totale anche da parte dei forzisti di Salerno, mentre con l’alleato Edmondo Cirielli, neopresidente della provincia della sua città, i rapporti sono freddi: lui non ha chiamato in giunta un vecchio amico del fratello (oggi suo consulente al ministero) e lei se l’è legata al dito. Anche il ministro Rotondi sembra essere della cordata: “La Carfagna è bravissima, l’ho proposta io per primo”, ha chiosato. Del tutto immune al suo fascino, invece, De Mita, che l’ha definita una “scatola vuota”, e il senatore Sergio De Gregorio, che dopo vari tentennamenti ha scelto di appoggiare Cosentino. Se il partito le chiederà di rimanere a Roma, Mara ha comunque pronto un piano B: fare di Caldoro il ’suo’ candidato. “Anche se un po’ scialbo”, dice un dirigente Pdl, “in Campania può vincere chiunque: tra gli schieramenti ci sono 20 punti di margine”. Sabato 10 si capirà qualcosa di più: Silvio Berlusconi sarà a Pietrelcina alla Festa del Pdl, ed è possibile che la tenzone tra la Bella e la Bestia sia decisa dall’imperatore proprio nella città di Padre Pio. Una cosa è sicura: alla fine della storia non saranno tutti felici e contenti.