gli articoli seguenti sono molto interessanti perche' danno la possibilita' di avere una visione diversa, filo-russa nel particolare, rispetto alla propaganda dei media occidentali asserviti agli interessi economici anglo-americani, che in seguito alla crisi economica stanno perdendo anche l'influenza politica in UE e in sud america.
02.12.2009 - Sinistra e destra raccontano balle sui viaggi di Berlusconi
Di Matteo Pistilli. Disinformazione sulle scelte di politica estera del Governo: se la "sinistra" fa piangere, la "destra" non fa ridere...
"Berlusconi non può durare in eterno, per fortuna c'è Fini che è coerente e rassicurante" Edward Luttwak (conservatore americano, fautore dell'esportazione della democrazia, teoreta dello spionaggio e del condizionamento delle masse e asceta del colpo di stato) a Ballarò ci spiega da che parte stanno gli Usa.
È stato abbondantemente sottolineato, in particolare su questo stesso sito {1}, come la Sinistra odierna si scagli contro Berlusconi perché è imbeccata dagli interessi e dagli ordini che le giungono da chi non condivide la politica estera dell’attuale Governo. Non perdiamo quindi molto tempo a ricordare quanto sia importante oggi sviluppare una cooperazione continentale, che soltanto i rapporti amichevoli con i nostri vicini possono garantirci, anche perché in caso di problemi le prime a rimetterci saranno le popolazioni qui residenti e non quelle di potenze lontane.
L’amicizia politica di Berlusconi con Putin, in primis, nuovo leader della rediviva Russia, rialzatasi dopo la sconfitta nella Guerra Fredda, ma anche gli ottimi rapporti con la vicinissima Libia di Gheddafi, alla quale - con grande disappunto delle grandi potenze coloniali (Inghilterra soprattutto) - l’Italia ha pure chiesto “scusa” riguardo agli attriti di inizio Novecento, sono esempi di come l’Italia si stia prendendo molte libertà in politica estera rispetto alle direttive che giungono da Washington.
Prima degli attacchi della Sinistra sui progetti di gasdotto, si è infatti avuta la mobilitazione delle centrali americane tramite dossier ed articoli {2}, indirizzati ai sudditi europei, per suggerirgli la linea politica. La Sinistra si è semplicemente accodata, considerando i legittimi rapporti dell’Italia con il resto del continente come negativi; forse, l’unica scelta politica positiva di questo Governo, e unica scelta positiva dopo anni di Governi inetti ed inutili, viene considerata negativa e criticata dai vari membri della sedicente “Sinistra”.
Anche riguardo alla visita di Berlusconi in Bielorussia si sono levate polemiche: Lukashenko sarebbe un “dittatore”, quindi non bisogna parlarci; però bisogna parlare con l’afgano Karzai, “presidente” del democratizzato Afganistan? Bisogna parlare con l’Arabia Saudita guidata da decenni dalla stessa famiglia? Sì, si può, semplicemente perché sono alleati USA. Ed ecco che di nuovo la “Sinistra” attacca il governo: Rosy Bindi addirittura si lamenta perché Berlusconi ha rapporti con tutti i comunisti d’Europa, e i radicali, da sempre avanguardia dell’americanismo, urlano indignati. No, la sovranità, la libertà di scegliere e cooperare con gli altri Stati del continente Europeo sembra proprio proibita.
Ma c’è da notare, oltre una certa “Sinistra” (e senza contare gli attacchi del sionista Fini), anche il comportamento di una certa “Destra”: sui giornali di area centro-destra, infatti, come “Il Giornale” o “Libero”, la visita di Berlusconi in Bielorussia è stata presentata come una missione contro i crimini comunisti; sembra pazzesco, ma prendendo come pretesto il dono del “sovietico” Lukashenko al premier italiano di alcuni faldoni del Kgb riguardanti soldati italiani in Russia e Bielorussia durante la Seconda guerra mondiale, si è totalmente mancato di sottolineare l’importanza dei rapporti con l’est Europa, soprattutto per il significato geopolitico che rivestono.
La verità è che gli stessi elettori di Berlusconi {3}, se solo avessero chiara questa nuova politica estera, smetterebbero in massa di votarlo. Infatti costoro non sono meno “occidentalisti” di molti elettori della Sinistra. Educati dalle stesse vacue televisioni di Berlusconi all’elogio indiscriminato degli Stati Uniti (abbronzati o meno), hanno come orizzonte di vita il “modello americano”, da cui il sistematico accodarsi agli imperativi di Washington. Essi vedono effettivamente in Berlusconi un uomo che, per essersi “fatto da solo”, può realizzare anche in Italia il “sogno americano”. Questi elettori “di Destra” accettano perciò con una smorfia di dolore i buoni rapporti del Governo Berlusconi con Putin solo perché restano invisi dalla Sinistra: a che punto giunge la partigianeria!
In poche parole, essi non condividono una seppur moderata politica italiana impostata secondo un sano “interesse nazionale” (sempre in bocca al sionista Fini) che, di fatto, favorisce l’instaurazione di un futuro auspicabile multipolarismo, trovandosi piuttosto a loro agio nel quadro politico e culturale dell’Alleanza nord-atlantica. Per questi elettori di Berlusconi, vale effettivamente il “siamo tutti americani” pronunciato dal loro beniamino che, però, nella pratica, è anche un po’ “russo”, “libico” ecc…
Per questi motivi la situazione politica europea è così in crisi. L’Unione Europea è un mostro burocratico che va profilandosi come un’estensione degli Usa all’intera Europa: gli Stati Uniti d’Europa. Alla gran parte degli europei, purtroppo, assuefatti da decenni di propaganda e senza chiari punti di riferimento politici e culturali, manca persino l’anelito al raggiungimento di una vera sovranità. Così, quando si va a votare, accade che chi è stato troppo “sovranista” rischia davvero di perdere le elezioni! Ma se si vogliono davvero cambiare le cose, prima che gli Usa colino a picco, e noi con loro, bisognerà avere il coraggio di agire in questa direzione.
http://www.cpeurasia.org/?read=40656
{1}
08.08.2009 - Gli Stati Uniti, il gasdotto South Stream, Berlusconi e la sinistra
di Matteo Pistilli. Gli interessi statunitensi in Eurasia portano una certa "sinistra" ad opporsi al progetto South Stream.
Spoiler:Non che non lo avessero già spiegato bene o che la questione non fosse chiara come il sole, ma venerdi 7 agosto, giorno dopo la firma dell’accordo fra Turchia e Russia che consentirà la costruzione del gasdotto South Stream nel Mar Nero, la “sinistra” italiana per bocca del quotidiano “l’Unità” ha definitivamente chiarito la sua posizione.
“La Banda del Tubo” titola in prima pagina; e spiega: “Berlusconi sensale dell’affare del secolo tra Putin ed Erdogan. Joint- venture per far fuori l’Europa e l’America”.
E’ questa la posizione ufficiale della sinistra italiana: si schiera “senza se e senza ma” a sostegno del progetto concorrente a quello russo, ossia il Nabucco, che ammettono sia sostenuto dagli Usa (e dall’ interesse dell’Unione Europea).
Da cosa discenda l’interesse dell’Unione Europea è un mistero che non è dato sapere: che la burocrazia di Bruxelles si sia accodata al progetto americano non ci stupisce, visto il grado di sottomissione politica che segna questa organizzazione, sempre pronta ad obbedire, anche perché senza sovranità politica, militare ed economica non può fare altro, alla potenza egemone occidentale, che addirittura vuole trasformare la Nato nell’esercito dell’UE.
Ma la questione è invece abbastanza chiara: il gas si trova ad est, direttamente in Russia o in territori molto prossimi in cui la Russia stessa, naturalmente, esercita la sua influenza; dopodichè per raggiungere la parte occidentale dell’Europa deve passare sui vari spazi europei, dei quali di importanza fondamentale è la Turchia. In più questo progetto è sviluppato al cinquanta per cento dall’italiana Eni. Chi potrebbe avere il coraggio di dire che un progetto sovrano come il South Stream, in quanto è opera degli stessi attori europei, non fa gli interessi dell’Europa?
In realtà le scelte hanno natura tutta politica: gli Usa hanno interesse nel creare un altro gasdotto, che passa attraverso gli stati da lei controllati e che riesca ad indebolire la naturale potenza russa. Si deve assolutamente riflettere sul significato che può avere un progetto del genere: perché gli Stati Uniti che sono in un altro continente vogliono dettare legge (e ci riescono) sulle scelte energetiche dell’Europa e dell’Asia?
In ballo c’è il controllo del globo, in quanto la maggior parte delle risorse energetiche mondiali si trovano in Eurasia ed è infatti l’eterno obiettivo degli Usa quello di entrare nel controllo di questa zona: le varie guerre che negli anni si sono succedute, e l’odierna strategia di destabilizzazione in Iran, Pakistan, Turchia hanno come scopo quello di estendere l’egemonia statunitense sul continente, a scapito della sovranità dei popoli che vi vivono.
Che in questa strategia rientri anche l’Italia lo conferma la stessa “Unità” quando, dopo aver citato una fonte diplomatica che considera quasi una “mission impossibile” la mediazione raggiunta fra Turchia e Russia, la stessa fonte spiega: la “diffidenza del presidente Obama nei confronti del premier Berlusconi era fondata su valutazioni politiche e non su differenze caratteriali”. Questo per confermare come sia chiaro il ruolo del governo italiano, che si è sbilanciato più di una volta a favore del progetto sostenuto dalla Russia, e che per questo motivo è visto con sospetto dal potere di Washington, non abituato a lampi di sovranità nelle scelte.
In definitiva, il gasdotto South Stream, figlio degli interessi dei popoli che vivono in Europa (meglio, Eurasia) è certamente da sostenere, e non bisogna essere abbagliati dal fanatismo di parte e criticare a prescindere: quando poi, soprattutto, chi accende questo fanatismo, come per esempio il quotidiano di “sinistra” “l’Unità”, non è contrario al progetto per una semplice opposizione al governo Berlusconi, ma proprio perché pende dalle labbra degli Stati Uniti e dei poteri capitalisti internazionali (vedi anche Murdoch) , ne approva ogni loro progetto e tenta di creare opinioni favorevoli a questi in Italia.
La crisi economica, e la crescita di nuovi Stati nell’arena internazionale stanno fiaccando l’unipolarismo a guida statunitense, e quindi stanno nascendo nuove possibilità per i popoli del mondo di auto governarsi in sovranità senza badare come prima agli ordini di Washington; un nuovo multipolarismo avanza e bisogna smarcarsi da quei centri di interesse che continuano a perpetuare la supremazia Usa a discapito della sovranità e gli interessi dei popoli; bisogna scegliere risolutamente da che parte stare: o con l’Eurasia ed il multipolarismo, o con l’egemonia mondiale statunitense, con tutte le devastazioni e guerre che ne conseguono.
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Un’appendice particolare merita il presidente del Nabucco: Joschka Fischer
Questo, nel sessantotto attivissimo esponente “rivoluzionario”, poi verde-ambientalista, oggi è a capo del progetto Nabucco; esso è membro del Council on Foreign Relations, la fondazione privata dei Rockefeller, che è praticamente il centro dove si teorizza la politica estera statunitense e da dove nascono sia il gruppo Bilderberg che la Trilateral (giganti del capitalismo e del liberismo sfrenato). Oltre a confermarci la totale sottomissione agli interessi Usa, questo ci fa notare come il percorso individuale di alcuni famosi personaggi, che dal liberale sessantotto sono passati alla fine ideologica della politica rappresentata dai verdi e dagli ambientalisti, oggi siano fautori di interessi petroliferi e capitalistici statunitensi… non si pensi ad un’eccezione, è la regola.
http://www.cpeurasia.org/?read=30420{2}
16.09.2009 - Guzzanti, lo Hudson Institute, il South Stream e la politica italiana
di Matteo Pistilli. Cosa e chi fa muovere i poteri collegati agli Usa contro la politica estera italiana?
Spoiler:Guzzanti, lo Hudson Institute, il South Stream e la politica italiana
Uno dei primi “anti-berlusconiani” a parlare apertamente dell’interesse Usa ad attaccare il Governo Italiano a causa della troppa libertà che si sta prendendo in materia di politica energetica, è stato Paolo Guzzanti (1) che ha messo in risalto come le campagne sui giornali e i media internazionali (anche quelle sulle veline, le “escort” e via dicendo), siano chiaramente pilotate e ispirate dalla posizione ufficiale dell’amministrazione statunitense. Guzzanti cita anche l’ambasciatore americano in Italia Spogli che dice testualmente: “Non siamo certo noi americani che vogliamo vendere energia all’Italia, ma vogliamo un’Italia che non dipenda dalla Russia come una colonia e non vogliamo che la Russia incassi una somma di denaro di dimensioni mostruose, che poi Mosca converte direttamente in armamenti militari”.
È quindi sempre più chiara la preoccupazione di Washington per gli accordi che l’Italia sta portando avanti con Stati e regioni del pianeta che non piacciono agli Usa, in quanto rappresentano un potenziale freno all’odierna egemonia mondiale americana.
Queste preoccupazioni le ritroviamo nel documento dal quale sia Guzzanti, sia la “sinistra” anti-Berlusconi, sia tutti gli oppositori dell’odierna politica estera dello Stato Italiano, prendono le proprie opinioni (riguardo al corridoio energetico South Stream), ovvero il saggio titolato “Security Aspects of the South Stream Project”, ad opera dello Hudson Institute (2). Bisogna dire almeno due parole su questo istituto: classico think-thank conservatore americano, con l’obiettivo statutario di diffondere il libero mercato ed il capitalismo (ossia l’egemonia americana) in tutto il mondo, è finanziato dalle più grosse corporation Usa, come Monsanto, McDonald’s, Microsoft ecc.. Come succede spesso (nel caso per esempio di Freedom House o Reporters sans Frontières (3)) un gruppo di intellettuali capitalisti e liberisti, caratterizzato politicamente, orgogliosamente schierato per l’esportazione di democrazia e globalizzazione, è preso come una fonte di opinione super partes, anche - come detto - dalla sedicente sinistra.
Comunque sia, in questo documento già dall’incipit si capisce il cuore del problema: “South Stream è un progetto congiunto della russa Gazprom e l’italiana Eni per sviluppare un gasdotto che trasporti energia all’Europa”. Secondo lo Hudson Institute questo è un progetto che colpisce quello concorrente e sponsorizzato (controllato) dagli Usa chiamato “Nabucco”, perciò è sommamente negativo. Gli interessi di dominio sull’energia eurasiatica degli Stati Uniti verrebbero messi in pericolo e quindi si “consiglia” ai succubi alleati europei di combatterlo. Fino ad arrivare a proporre l’integrazione della politica energetica europea nella Nato, come sappiamo ‘alleanza’ militare attraverso la quale gli Usa impongono il proprio dominio in Europa ed oltre. Rimandiamo chi volesse conoscere queste opinioni (ripetiamo, di parte) alla lettura del report in questione, ma è interessante notare come in questo ci sia un paragrafo dedicato ai rapporti Russia-Italia, in cui si cita con fastidio la vicinanza dei due Stati con particolare riguardo all’amicizia di Berlusconi e Putin ed addirittura si avanza, in maniera volutamente confusa, il collegamento della morte della spia “anti-Putin” Litvinenko con i negoziati fra il Presidente russo e Romano Prodi, che aveva per primo iniziato la collaborazione per il South Stream e che secondo Litvinenko era un uomo del KGB.
Stessa identica posizione, guarda caso, di Paolo Guzzanti, che della Commissione d’inchiesta sul Dossier Mitrokhin, nel quale si indagava sui rapporti del KGB, fu Presidente e che per questo motivo collaborava proprio con Litvinenko.
Tutto ciò ci fa porre l’attenzione anche su altre affermazioni di Guzzanti: dopo aver accusato Prodi e Berlusconi di essere “russi”, definisce la stessa Russia un regime “fasciocomunista”, probabilmente per evocare un opposto del liberal-capitalismo, in altre parole l’egemonia anglo-americana che tanto piace a Guzzanti; dopodichè si lancia in ricostruzioni storiche piuttosto discutibili, sulla Seconda guerra mondiale eccetera, fino a citare l’affare Moro ed affermare come in realtà non erano gli Usa a temere Moro, che anzi appoggiavano. Questo ci porta a riflettere su come gli Stati Uniti siano dal 1945 presenti nella politica italiana, non da ultimo grazie alla minaccia delle più di 100 (cento) basi militari sul nostro territorio, e su come abbiano coltivato intere classi politiche; infatti se già dagli anni 70 la “sinistra” era su posizioni filo-americane (pensiamo che addirittura il Partito Comunista accettò la NATO e si allontanò dalla Russia Sovietica, ossia dal campo geopolitico “orientale” verso la sottomissione agli USA), oggi troviamo quella stessa sinistra e quegli stessi ex-“comunisti” in posizioni anti-comuniste, liberiste, ma soprattutto dichiaratamente filo-americane (questo nel Partito Democratico, ma anche negli altri partitini di tutta la “sinistra”). Addirittura, l’abbandono del Partito Comunista Italiano per trasformarlo nel Partito Democratico della Sinistra (PDS), avvenne senza dolore, e ciò conferma che la metamorfosi dei dirigenti e di molti militanti andava avanti da molto tempo. Tutto ciò venne formalizzato dopo il periodo di “Mani pulite”, che al di là degli avvisi di garanzia-spettacolo che dovevano soddisfare la voglia di “nuovo” e di ‘forca’ che alberga nel popolino, consistette in una plateale aggressione Usa al nostro Paese, sia nella sua classe politica, sia nella sua struttura profonda economica-finanziaria ereditata nelle sue linee essenziali dal (ufficialmente, per motivi di ‘etichetta’) deprecato Ventennio, sia nella sua società, che di lì in poi doveva incamminarsi verso il modello del melting pot.
È bene ricordare che dopo il “crollo dell’Urss” l’Italia veniva a perdere importanza geopolitica, quindi una classe dirigente abituata a giocare coi piedi in due staffe (per ricavare un minimo di sovranità) venne fatta a pezzi, consentendo così, grazie alla connivenza dei nuovi politici (al cui confronto gli Andreotti e i Craxi paiono dei giganti), la privatizzazione di vasti settori di importanza vitale (che ancora procede perché non tutti, al di là della facciata, sono d’accordo). Non è un caso che intorno a quegli anni sia avvenuta prima la nascita del citato PDS e, subito dopo, la trasformazione dell’MSI (già tentata a suo tempo con la “Destra Nazionale”) in Alleanza Nazionale: il Movimento Sociale Italiano, il partito del camaleontico Gianfranco Fini, che si è distinto nella storia d’Italia per essere collegato spesso ai progetti dei servizi segreti italiani e quindi americani; non c’è da stupirsi quindi se oggi Fini e la “sinistra” si ritrovino dalla stessa parte, dal momento che è la parte sostenuta dai loro padroni di sempre ovvero gli USA.
Se gli Stati Uniti non vedono di buon occhio le manovre di politica estera del Governo italiano, considerandole pericolose per la loro egemonia (in declino), ecco subito attivarsi in Italia quelli che da sempre sono collegati ai poteri anglo-americani... Checché ne pensino costoro, bisogna invece sostenere senza indugi la collaborazione con Stati che marciano, nelle diverse parti del pianeta, verso il conseguimento della propria sovranità, per la costituzione di un multipolarismo da contrapporre all’unipolarismo globalizzatore statunitense; multipolarismo che, a dispetto delle costruzioni ideologiche come quelle dello Hudson Institute, è già in cammino, come i sempre migliori rapporti fra Venezuela, Iran, Russia, Cina stanno a dimostrare, e come ha sottolineato proprio il Presidente del Venezuela Chavez affermando in Russia: “Il futuro spetta a Venezuela, Siria, Bielorussia, Iran, Italia e Russia”, confermando con questo l’importanza che l’Italia può rivestire nel cambiamento degli equilibri in atto (4).
***
1) http://www.paologuzzanti.it/?p=1093
2) http://www.hudson.org/
3) http://www.cpeurasia.org/?read=29564
4) Degna d’interesse è la ‘passerella’ del presidente bolivariano al Festival del Cinema di Venezia, durante la quale ha rilasciato dichiarazioni di tenore opposto a quelle che, contemporaneamente, il nuovo ambasciatore americano Thorne dettava alla stampa ‘italiana’: http://www.cpeurasia.org/?read=33164 {4}Quanto all’Italia va detto che il ‘banco di prova’ decisivo sarà il suo atteggiamento verso la questione del “nucleare iraniano”.
http://www.cpeurasia.org/?read=33335{3}
30.05.2009 - L'anomalia Berlusconi?
di Matteo Pistilli. Davvero Berlusconi è un'anomalia inconcepibile altrove? Oppure è una questione che nasconde altro?
Spoiler:Nel panorama politico italiano è impossibile affrontare qualsiasi discorso senza toccare l'argomento “Berlusconi”. Che ci piaccia o meno, il Berlusconi imprenditore, il Berlusconi politico, il Berlusconi 'personaggio' e via dicendo, sono ormai un fattore che non si può ignorare; soprattutto, ciò che ha condotto a questa situazione sono le campagne propagandistiche delle cosiddette “sinistre” che, trovandosi senza più nessun tipo di idea o progetto da proporre, hanno puntato tutto sull’attacco personale a Silvio Berlusconi. Con questa fallimentare strategia hanno fra l’altro raggiunto il risultato opposto a quello che si erano poste, rinforzando l’attuale Presidente del Consiglio e indebolendo se stesse, ormai non sentite più come portatrici di alcuna “visione alternativa” rispetto al Cavaliere.
Ma la figura di Berlusconi è molto interessante, e non perché rappresenti un’anomalia, come vogliono farci credere i suoi antagonisti, bensì perché con la sua specificità rappresenta evidentemente e direttamente il normale funzionamento del sistema liberal-democratico. Non saltino sulla sedia i tifosi anti-berlusconiani, come non si scandalizzino i tifosi pro-berlusconiani: lasciate andare per pochi minuti le partigianerie, e tenteremo di spiegare quanto affermato.
Affronteremo le tematiche che più spesso si associano al Presidente Berlusconi cercando di sottolinearne il significato.
Di sicuro la prima specificità del capo del PdL, quella che più gli fa piovere critiche addosso (di per sé legittime e sensate, lo diciamo subito), è il binomio CONFLITTO di INTERESSI / CONTROLLO dei MEDIA. Si fa giustamente notare come una grande concentrazione nel controllo dei mass media sia deleteria per il confronto politico e, più in generale, per la cultura politica (e non solo) italiana, e per una corretta “prassi democratica”, soprattutto se tutto quel potere informativo è concentrato nelle mani di uno degli uomini politici più potenti d’Italia. Ripetiamo che non c’è niente di sbagliato nel rilevare ciò, poiché è evidente a chiunque quanto oggi siano fondamentali i mass media per informare (ovvero “dare forma” al-) le persone e, di conseguenza, quanto sia pericoloso che tutta l’informazione sia nelle mani di qualcuno che voglia abusarne, soprattutto se l’unico obiettivo è il profitto economico senza alcun “senso dello Stato”.
Ma quello che vale per Berlusconi ovviamente deve valere per tutti, e se allarghiamo lo sguardo ragionando senza farsi predare dai fumi della faziosità, ci rendiamo conto che la particolarità (la “colpa”) di Berlusconi è solo quella di rendere palese senza troppi infingimenti le sue smisurate proprietà e rendere altresì evidente il nesso che queste hanno con il potere politico. Il Presidente del Consiglio, proprietario di Mediaset, della Mondadori, del Milan, di banche, di finanziarie ecc. ha la particolarità di evidenziare come tutte queste proprietà siano nelle mani di un unico interesse.
Bene, detto questo dev'essere chiaro che questa è esattamente la prassi del vigente sistema capitalista liberal-democratico acclamato sia “da destra” che “da sinistra”. Tutte le maggiori aziende del mondo - in questo caso, nel campo dell’informazione - sono controllate da determinati centri di potere (molto più grandi di Berlusconi) ed hanno interessi ovviamente sia politici che economici; solo che, diversamente dal caso italiano, negli altri casi ciò risulta meno chiaro e, soprattutto, occultato da chi dovrebbe portarlo a conoscenza della gente.
In tutto l’Occidente, solo quattro grandi multinazionali controllano praticamente tutto quello che viene passato sui teleschermi di televisioni e cinema. La prima di queste aziende è la AOL Time Warner (Solo per questa elenchiamo a mo' d'esempio tutti i rami: varie case editrici tra le quali Time-Life International Books, Time-Life Education, Time-Life Music, Time-Life AudioBooks, Book-of-the-Month Club (sia la “divisione” bambini che quella adulti), Paperback Book Club, History Book Club, Money Book Club, HomeStyle Books, Crafter’s Choice, One Spirit, Little Brown, Bulfinch Press, Back Bay Books, Warner Books, Warner Vision, The Mysterious Press, Warner Aspect, Warner Treasures, Oxmoor House, Leisure Arts, Sunset Books e TW Kids. La AOL-TW controlla poi le seguenti TV via cavo e satellitari: Cinemax, Time Warner Sports, HBO (7 divisioni americane e 6 internazionali), CNN (10 divisioni in tutto il mondo), Time Warner Cable, Road Runner, Time Warner Communications (servizio primariamente telefonico), New York City Cable Group, New York 1 (una specie di CNN dedicata esclusivamente all’ area di New York), Time Warner Home Theater, Time Warner Security (video monitoring), Court-TV (in comproprietà con Liberty Media), Comedy Central (in comproprietà con Viacom) e Kablevision (Ungheria). La stessa società controlla i seguenti canali TV e studi cinematografici: Warner Brothers, WB studios, WB Television (produzione, animazione e reti), Hanna-Barbera Cartoons, Telepictures Production, Witt-Thomas Productions, Castle Rock Entertainment, Warner Home Video, WB Domestic Pay-TV, WB Domestic TV Distribution, WB International TV Distribution, The Warner Channel (società separate sono state create per l’ America Latina, l’ Asia e la regione del Pacifico, l’ Australia e la Germania) e WB International Theaters in 12 paesi. Time, Time Asia, Time Atlantic, Time Canada, Time Latin America, Time South Pacific, Time Money, Time For Kids, Fortune, Life (la nuova versione blanda), Sports Illustrated (e le varie versioni di Sports Illustrated come SI Women/Sport, SI International e SI For Kids), Inside Stuff, Money, Your Company, Your Future, People, Who Weekly (Australia), People en Español, Teen People, Entertainment Weekly, EW Metro, The Ticket, In Style, Southern Living, Progressive Farmer, Southern Accents, Cooking Light, Travel Leisure, Food & Wine, Your Company, Departures, Sky Guide, Vertigo, Paradox, Milestone, Mad Magazine, Parenting, Baby Talk, Baby on the Way, This Old House, Sunset, Sunset Garden Guide, Health, Hippocrates, Costal Living, Weight Watchers, Real Simple, President (Giappone) e Dancyu (Giappone). Questo diluvio cartaceo non tiene conto delle altre decine di riviste (prevalentemente di hobbistica e tempo libero) che AOL-TW possiede nel Regno Unito e che si aggiungono a questo non disprezzabile pacchetto di case discografiche: Atlantic Group, Atlantic Classics, Atlantic Jazz, Atlantic Nashville, Atlantic Theater, Big Beat, Background, Breaking, Curb, Igloo, Lava, Mesa/Bluemoon, Modern, Rhino Records, Elektra, East West, Asylum, Elektra/Sire, Warner Brothers Records, Warner Nashville, Warner Alliance, Warner Resound, Warner Sunset, Reprise, Reprise Nashville, American Recordings, Giant, Maverick, Revolution, Qwest, Warner Music International, WEA Telegram, East West ZTT, Coalition, CGD East West, China, Continental, DRO East West, Erato, Fazer, Finlandia, MCM, Nonesuch e Teldec.) [1]
Le altre tre, di cui non elenchiamo le ramificazioni, sono Disney, Viacom INC, Vivendi [2].
Dev'essere chiaro che la cultura e l’informazione che queste multinazionali diffondono in tutto il mondo, data la potenza e i collegamenti di cui usufruiscono, riesce a pilotare tranquillamente tutto il complesso della cultura occidentale. Ed allora qual è in questo campo la specificità, l’anomalia di un Berlusconi? Solo quella di rendere palese e noto a tutti il controllo su tre canali televisivi e diverse attività editoriali. Perciò, nell'evidenza della sua situazione, Berlusconi ci rende il favore di aprirci gli occhi su come funziona l’industria del consenso e di come sia in pochissime mani il controllo dei mass media di tutto il mondo.
Anche per l’Italia la situazione è più o meno la stessa, visto che oltre alle proprietà di Berlusconi soltanto due grandi aziende si dividono il controllo dei media: Il Gruppo l'Espresso, che è di proprietà di Carlo Benedetti (“La Repubblica”, 9 periodici, tra cui una rivista geopolitica (LiMes), 15 quotidiani locali, 3 radio, 2 televisioni e un portale multimediale). L’altro terzo grande gruppo è RCS, che ha come principali azionisti MEDIOBANCA, un insieme di banche, industriali e azionisti stranieri tra cui Vincent Bolloré, che è un amico intimo di Sarkozy, e la FIAT; l’RCS possiede 2 quotidiani, tra cui il “Corriere della Sera”, 19 periodici, 11 case editrici più 3 in comproprietà, un'agenzia giornalistica, 2 radio più 4 in comproprietà, 5 canali televisivi e all’estero “El Mundo”, che è molto vicino alle posizioni del Partito Popolare Spagnolo, a sua volta molto vicino ad Israele. In più la FIAT, sempre la famiglia Elkann, controlla direttamente anche “La Stampa”.[3]
Come si deve ancora notare, i mass media sono controllati da poche mani e tutte fanno riferimento a precisi gruppi di pressione politici. Non è infatti un segreto per nessuno che De Benedetti sia un campione e un finanziatore del centro-sinistra, per esempio, ed è quindi ovvio che da questa egli a sua volta verrà privilegiato (e soprattutto dai suoi canali informativi verrà propagandata l’opinione della “sinistra”); o che RCS esprima gli interessi e quindi le opinioni e la cultura delle grandi aziende capitaliste (Grande finanza e industria decotta, come direbbe Gianfranco La Grassa) [4]. Ora, l’unica cosa che differenzia questi due gruppi da quello guidato da Berlusconi è il fatto di non avere la stessa persona che mette la faccia sia nell'economico che nel politico, ma davvero ci si può fermare a quest'aspetto e non prendere atto di come funziona in profondità l’attuale sistema politico?
Tuttavia, la questione non riguarda solo i mass media che hanno la particolarità di pilotare la cultura mondiale, bensì anche i più grandi gruppi di potere che stanno al di sopra dei media e ne dettano la linea: ci riferiamo alle banche multinazionali e alle società finanziarie che sostengono con centinaia di miliardi i candidati alla presidenza degli USA: lo faranno senza una contropartita? Multinazionali alimentari, come è per esempio la Monsanto, che fanno in modo attraverso accordi firmati dagli Stati di garantirsi lo smercio di prodotti brevettati dall'azienda stessa; oppure aziende farmaceutiche che attraverso Banca Mondiale, FMI, e ONU obbligano decine di Stati “sovrani” (?!) a comprare a peso d’oro i propri medicinali brevettati.
Cos’è tutto questo se non CONFLITTO di INTERESSI? Siamo davvero convinti che l’anomalia sia Berlusconi e non sia invece soltanto una piccola ed evidente (per questo utile) conferma di come funziona il sistema in cui viviamo? Davvero possiamo permetterci di considerare Berlusconi un’anomalia da estirpare, infilando così la testa sotto la sabbia, abdicare all’intelligenza umana, senza pervenire alle necessarie conclusioni sui temi della sovranità e della globalizzazione?
Che poi non si credano le anime belle che anche a livello più piccolo non valgano i stessi principi che valgono per le multinazionali! Quello che succede in ogni città e paese, in cui vediamo infilati nei vari posti comunali con contratti più o meno a termine persone fedelissime di quello o quest’altro partito, come lo chiamate voi? E gli appalti aggiudicatisi sempre da ditte di “amici degli amici”? Non è anche quello “conflitto di interessi”? O forse il fatto che non riguardi miliardi di euro fa credere che sia meno grave? Raccomandazioni, mazzette, aiutino, dentro e intorno i vari partiti politici, come li chiamiamo? In effetti, più che “conflitto di interessi”, che almeno in Italia non è illegale in quanto non c’è una legge che per ora lo impedisca (Berlusconi ha fatto approvare leggi al riguardo, mantenute dagli stessi governi “anti-Berlusconi”), questo si dovrebbe chiamare truffa. E quante persone abbiamo sentito tuonare contro Berlusconi, inteso come l’unico “male italiano” e quasi mondiale, ben sapendo che quegli stessi individui hanno aiutato ditte amiche del loro partito a vincere gare d'appalto, altri amici ad aggiudicarsi qualche “bando pubblico”, altri ancora a campare di “lavori socialmente utili”, e poi altri a campare vita natural durante di “finanziamenti pubblici”… niente da dire su questo? Come si pretende che una sola persona possa fungere da capro espiatorio per un intero sistema “democratico” fondato sulla truffa?
Ma lasciamo la parola a Tito Boeri, economista, sostenitore del Partito Democratico, invitato da “L’Unità” a parlare di tutto l’arco politico italiano:
«Sembra più un fenomeno legato agli scambi, siamo quasi nel campo del baratto, voti in cambio di una gara d’appalto confezionata su misura, di un incarico prestigioso o di una nomina. Più difficile anche da perseguire da un punto di vista giudiziario».
«Il 25% dei nuovi ingressi (in Parlamento) vengono dalle imprese. È la quota di manager più alta dal dopoguerra a oggi. Il risultato è che stanno in Parlamento una o al massimo due legislature. Restano però in contatto con il mondo della politica e diventano dei perfetti lobbisti. E il Parlamento è diventato il terreno dove si coltivano i propri interessi».
«Difatti la nostra classe politica si forma nelle aziende private o nei grandi enti pubblici. Le intercettazioni raccontano di un corpo aziendale trasportato in consiglio comunale per cui la politica è roba loro. Ecco perché i sindaci e gli assessori indagati restano sorpresi, non capiscono di aver fatto qualcosa di eticamente inopportuno anche se forse non propriamente illegale».
Ancora la stessa domanda: come ci si pone dinanzi a questa realtà, che unisce “conflitto di interessi” e illegalità, alla luce soprattutto del suo essere diffusa in tutto il nostro sistema “democratico”, dalla cosiddetta destra alla cosiddetta sinistra, dal Presidente della Repubblica (ultimamente accusato di varie truffe e raccomandazioni da Travaglio) al semplice cittadino raccomandato? Si ha davvero la sfacciataggine di considerare Berlusconi l’unica “anomalia”? Soprattutto dopo le varie campagne di Beppe Grillo (per prendere la cosa dal lato più ridanciano), non sarà difficile rintracciare il numero ed anche i nomi dei parlamentari (ma non ci si deve limitare a quella ristretta cerchia) indagati e condannati, dal 1945 ad oggi, e fra l’altro notare come vengano tranquillamente rieletti più volte (tanto per fare un altro esempio, è dovuta passare su tutti i media, per venire subito accantonata, la notizia delle case comprate a prezzi stracciati, grazie alla mafia politica, da molti protagonisti della politica italiana; oppure, il collegamento con la mafia di tantissimi politici della più disparata provenienza è facile indicatore che non è solo una la pecora nera, tanto più se pensiamo come la mafia fu un’importante partner/alleato per gli anglo-americani nella Seconda guerra mondiale). Farne un discorso di parte è davvero riduttivo e disonesto: in questa situazione accanirsi soltanto sulla persona di Berlusconi è un inganno condotto per precisi obiettivi politici.
Legato al controllo dei mass media c’è poi il “problema culturale”: cioè l’accusa rivolta a Berlusconi di aver trasformato l’Italia in una “Repubblica fondata sulle veline”. Questa, fra le varie questioni è quella più ridicola, faziosa ed indicatrice di scarsa intelligenza ed approfondimento. Come se format televisivi mondiali (per esempio “Saranno Famosi” o “Grande Fratello”), diffusi negli Stati Uniti anni ed anni fa, e poi allargatisi a macchia d’olio a tutto il globo cavalcando e, allo stesso tempo, esportando la globalizzazione, siano un progetto berlusconiano. Come se la mercificazione dei corpi delle donne e degli uomini non avvenisse in ogni parte dell’Occidente (sarà per questo che odiano l'Islam?), come se i video trasmessi da tutte le televisioni tipo MTV (che, come abbiamo sottolineato, sono controllate dalle solite quattro multinazionali), non siano l’avanguardia di quella degenerazione culturale che invece in Italia alcuni vorrebbero attribuire al solo Berlusconi; certo quest’ultimo con le sue televisioni cavalca l’onda, e non a caso è un imprenditore interessato perlopiù al profitto, ma non bisogna prendere la cantonata di considerarlo l’unico ed il principale “nemico”, in quanto in questo modo si fa il gioco di chi, nei consigli di amministrazione delle “multinazionali”, vorrebbe continuare a comandarci facendoci pensare ad altro distogliendoci dal vero problema della sovranità. Con una superficialità che sfiora il ridicolo, questi campioni di faziosità, ci tengono a dire che il modello portato avanti da Berlusconi si basa solo sull’immagine, sulla pubblicità: ma cosa dobbiamo pensare allora del battage pubblicitario che ha accompagnato la figura di Barack Obama, dimostratosi poi quello che si sapeva, e cioè un fedele continuatore della politica “imperialista” statunitense? Oppure del campione delle sinistre nostalgiche ovvero J. F. Kennedy? Famoso più per la famiglia stra-miliardaria e per la storia con Marilyn Monroe che per altro (oltre al fatto di essere un bell’uomo, grande qualità per un politico).
Il sistema al quale Berlusconi si conforma e che a sua volta diffonde è certo da rigettare ed è figlio della globalizzazione occidentalizzante; ma proprio per questo, bisogna stare in guardia e non cadere nei tranelli dei dominanti e giudicarlo per quello che è: uno dei tanti aspetti del dominio statunitense sull’Europa, al quale non si oppone minimamente, anzi ne è a sua volta sostegno, la sterile critica al singolo Berlusconi, come se questi fosse responsabile dell’attuale sistema culturale “occidentale”.
Inoltre, le varie critiche nei confronti del capo del PdL, con la scusa della sua “anomalia” da demonizzare, non affrontano mai l'aspetto politico delle varie questioni (che dovrebbe essere quello davvero interessante): così, le critiche alle leggi promulgate dalla sua maggioranza o ai decreti approvati dal suo governo - quelle, ad esempio, sulla magistratura, o quelle relative alla riforma dell’istruzione - vengono estremizzate e rese isteriche a tal punto da ignorarne la valenza politica e glissare sul fatto che lo stesso tipo di scelte (privatizzazioni, flessibilità, precarietà…) era stato compiuto da governi di centro-sinistra (oggi i primi anti-berlusconiani): si pensi alla legge Treu, alla legge Biagi (sul lavoro), alla pessima riforma universitaria di Berlinguer tutta ricopiata dal sistema statunitense! Le stesse accuse rivolte a Berlusconi di essere un “truffatore” e un “corruttore” (di testimoni ecc.), sebbene potrebbero avere un fondamento (e tuttavia le sentenze della Magistratura così cara alla “sinistra” solo quando le fa comodo parlano di “assoluzioni”), tentano di celare le varie illegalità da piccolo cabotaggio cui abbiamo accennato (e tante altre se ne potrebbero citare), da cui non è esente anche certa Magistratura politicizzata (altra bella “anomalia”!).
Siccome di questi tempi è facile sentirsi appioppare (soprattutto da chi, in evidente crisi propositiva) l'etichetta di filo-berlusconiani (con quel che di demonizzazione ne consegue), è opportuno puntualizzare che ciò che qui è in questione non è un “sostegno” a Berlusconi ed alla sua politica, bensì un invito ad approfondire, soprattutto nell’attuale fase politica a nostro avviso cruciale, i grandi temi e le tendenze in atto al di là delle menate sulla “vita privata del premier”. Soprattutto in una situazione in cui sembra si stia creando una spaccatura nell’insignificante dicotomia destra-sinistra, osservando quello che alcuni definiscono lo “scontro FIAT-ENI”: cioè, da un parte l’azienda torinese (sono dimostrate le illegalità avvenute alla sua fondazione, falso in bilancio e aggiotaggio, ma chissà perché si insiste soltanto sulle origini delle proprietà di Berlusconi), che a quanto pare è la testa di ponte degli interessi statunitensi che cercano di accaparrarsi mercati e controllo politico in Europa [5], dall’altra la cordata ENI-GAZPROM (e in questa “l'amicizia” Berlusconi-Putin) interessata a strappare più sovranità possibile al polo nord-americano. La diretta conseguenza di ciò è che coloro che appoggiano, più o meno risolutamente, i progetti politici in contrasto con quelli americani vengono colpiti da campagne propagandistiche “internazionali”, solertemente amplificate da pappagalli nostrani che si profondono in lodi sulla “autorevolezza” di certa stampa d'Oltremanica.
Ripetiamo: al di là del pettegolezzo sulle “diciottenni” o il cicaleccio sul “conflitto di interessi”, è interessante capire, quindi studiare, se davvero le cose, per NOI, si stanno avviando verso nuovi scenari, in modo da essere pronti a comprenderli e, quando possibile, stabilire le necessarie conclusioni. Di certo c'è che l'approccio fanaticamente anti-berlusconiano impedisce di comprendere la realtà in cui viviamo.
Tra le varie accuse al Capo del governo italiano che piovono dalla stampa “internazionale” non poteva mancare quella “fascismo”. Sembrerà strano, ma nell’attuale fase geopolitica questo potrebbe anche essere un 'complimento' per Berlusconi in quanto oggi sono considerati “fascisti” Vladimir Putin (ex KGB sovietico), Ahmadinejad (Presidente della Repubblica islamica dell’Iran), Hugo Chavez (socialista bolivarista amico di Castro); ed in un recente passato analoga accusa era stata rivolta a Saddam Hussein e Slobodan Milosevic. Diciamolo chiaramente: l'accusa di “fascismo” colpisce esclusivamente quegli Stati che in un modo o nell’altro hanno creato grane all'Angloamerica [6].
Oggi più che mai è tempo di capire la realtà, anche perché gli strumenti esistono e sono a disposizione di un pubblico che deve solo smetterla di andare dietro a dei venditori di fumo. La perdita di potere della superpotenza americana è senz'altro positiva per noi, che dobbiamo riappropriarci della nostra sovranità, al momento praticamente inesistente, ingabbiata fra istituzioni internazionali globalizzanti (Banca Mondiale e Fondo Monetario su tutte), controllo militare (solo in Italia, oltre 100 basi e installazioni Nato/Usa ci controllano e minacciano con le loro armi) e controllo politico (attraverso una classe dirigente scadente e prona agli interessi stranieri).
Un costante miglioramento nei rapporti fra l’Europa e la Russia, nonché una sempre più interdipendente cooperazione di tutto il continente eurasiatico, è l’unica possibilità che abbiamo per cercare di determinare dei cambiamenti sostanziali nella nostra epoca, che non vogliamo diventi “il Nuovo secolo americano”: tutto quello che ci porta fuori da questa logica sovranista, distogliendoci agitando falsi problemi, è da rigettare decisamente.
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Solo una postilla: il primo giugno 2009 il "Times", giornale del magnate Murdoch, pubblica un fortissimo attacco personale al premier Berlusconi titolato "cade la maschera del clown"; vale la pena sottolineare, a modo di conferma del precedente articolo, le immani proprietà di Rupert Murdoch, che con la sua "News Corporations" controlla centinaia di media fra giornali, canali televisivi , radio, case editrici, ed è la più grande azienda nel mondo del settore. In Italia, soprattutto per via della televisione satellitare SKY è in netta concorrenza con le televisioni targate Mediaset del solito Berlusconi (non sarà per caso interessato anche a quello, oltre alle direttive angloamericane?) ; fra un tycoon di livello mondiale, conservatore, globalizzatore più di ogni altro come Murdoch, ed il capitalista compaesano Berlusconi, per chi parteggeranno (ma poi si deve per forza?) i nostri concittadini? Ed i soliti anti berlusconiani? Non c'è bisogno di fare ulteriori commenti, se non per smentire le parole di risposta dello stesso Berlusconi all'articolo: si è lamentato affermando che le parole del "Times" sono state imboccate dalla sinistra al magnate inglese, ma la realtà, ben più triste, è che è proprio il supercapitalista, globalizzatore Murdoch ad essere la fonte delle idee di una sinistra morente.
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[1] Fonte: www.effedieffe.com in “Chi comanda i media” e “Ancora sul controllo dei media”, rispettivamente del 22/06/2005 e del 28/07/2005)
[2] Per rintracciare anche per queste aziende le varie proprietà, rimandiamo agli articoli citati nella precedente nota.
[3] Cfr. “Intervista a Daniele Scalea”, www.eurasia-rivista.org.
[4] In un articolo intitolato “la plutocrazia piemontese”, Gramsci nel 1925 scriveva su “L'Unità”: “Il trinomio Agnelli-Gualino-Ponti, col complesso di forze economiche rappresentate - la Fiat, la Snia viscosa, la Sip - dirige la più potente organizzazione capitalistica che esista in Italia. […] questa potentissima coalizione finanziario-industriale è naturalmente anche una potentissima macchina politica. La politica serve a creare le condizioni favorevoli per la prosperità delle speculazioni, e le speculazioni riuscite forniscono i milioni necessari per alimentare e mantenere l’influenza politica”.
[5] Per seguire queste evoluzioni è utile leggere il blog www.ripensaremarx.splinder.com, ma le stesse concezioni sono state rilanciate anche da un giornale “berlusconiano” ed “istituzionale” come “Libero”. Inoltre sono confermate dalle dichiarazioni di Tremonti secondo cui “la partita è fra governi” e da quelle di Marchionne che, augurandosi “che la partita sia economica e non politica”, conferma di essere spaventato (come i suoi padroni americani) da accordi politici Europa-Russia.
[6] Cfr. http://www.cpeurasia.org/?read=7479
http://www.cpeurasia.org/?read=25837
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14.09.2009 - Le "raccomandazioni" del signor Thorne
di Giancarlo Chetoni.
Il nuovo ambasciatore degli USA in Italia manda subito chiari segnali agli 'arlecchini' nostrani, che intanto si fanno due conti prima di recepire le sue "raccomandazioni". Ma in Italia ci sono anche i lecchini, i badogliani per ogni stagione, che scalpitano per far fagotto dall'Iran e dare il via al macello finale. L'impressione è che ormai neppure un "Usa-Day" basti più...
Spoiler:David Thorne è ufficialmente da qualche giorno il nuovo ambasciatore Usa in Italia. Ex cognato di J. Kerry, 64 anni, noto imprenditore e deputato di Boston, amico personale di Rahm Emanuel, attuale capo dello staff della Casa Bianca, ha vissuto a Roma negli anni 50 quando suo padre era consigliere economico per il piano Marshall, compito che in realtà serviva da copertura al suo incarico di agente della Cia (Adnkronos).
Ricevuto l’accredito dal Quirinale, si è fatto un giretto in Via Lungotevere Cenci, poi ha incontrato 8 Settembre (!) Alemanno al Campidoglio e 11 (!) Fini a Montecitorio.
Visite calorose, coinvolgenti, graditissime dagli interessati.
Il Sindaco di Roma con i suoi viaggi a Sderot del Maggio 2009, 48 ore prima che Frattini venisse spinto a calci in culo da Eni e Tremonti a corto di palanche, a tentare un semplice approccio con Teheran, è di fatto un punto di fondamentale riferimento dell’anti-Italia.
Rientrato a Villa Taverna il rappresentante di Barack Obama si è dato subito da fare. Ha chiesto al governo italiano di inasprire i rapporti con la Repubblica Islamica dell’Iran.
Per marcare la necessità di una continuità nei rapporti Usa-Italia, il negretto democratico di Washington ha trovato nel repubblicano Thorne il soggetto giusto.
La collaborazione tra i due Paesi dovrà rimanere quella che era ai tempi di Spogli. L’arrivo e l’insediamento del 37° Ambasciatore a stelle e strisce in Italia ha ridato fiato alle solite “raccomandazioni”: fare attenzione agli “Stati Canaglia” del Golfo Persico e dell’America Latina, prendere le misure necessarie a isolare a livello economico e politico l’Iran e il Venezuela, dove Eni e Repsol, con una quota a testa del 32.5 % nel Golfo di Cardon hanno di recente acquisito diritti di sfruttamento su quattro giacimenti con potenzialità di estrazione di 1,4 miliardi di BOE (barili di olio equivalenti).
Ecco la motivazione del “viva Italia” del presidente bolivariano al Festival del Cinema di Venezia, la successiva visita a Madrid e il vertice a quattr’occhi Zapatero e Berlusconi con Scaroni ancora una volta a spingere "papi" perché affrontasse il tema di un coordinamento della politica energetica delle due Compagnie di Stato anche in Brasile e Bolivia nell'incontro-bilaterale alla Maddalena. L'astutissimo tenente colonnello di Caracas, cogliendo al volo l'occasione di sfilare sulla passerella del Lido con il regista Oliver Stone, con una fava ha preso tre piccioni: si è fatto una grossa pubblicità e ha sicuramente indispettito Thorne, oltre a saggiare la risposta del governo italiano al suo arrivo in Italia. Nel tranello c'è cascato il solo Galan, notoriamente a corto di materia grigia, che ha lanciato una violenta filippica contro la presenza di Chavez.
A fine agosto, assicurano fonti della Presidenza del Consiglio che hanno voluto mantenere l’anonimato “gli americani ci hanno esortato a prestare molta cautela nel dare avvio a nuove attività economiche in Iran”. Richiami che hanno prodotto e continuano a produrre effetti negativi per miliardi di euro sul commercio estero del nostro Paese, e più estesamente su quello di Francia e Germania per la miopia di Sarkozy e Merkel, mentre non costano un solo cent agli Stati Uniti d’America che non hanno con Teheran né rapporti diplomatici né interscambio commerciale. Da Palazzo Chigi è partito immediatamente un telegramma indirizzato a tutte le sedi nazionali delle aziende tricolori pubbliche e private presenti in Iran, compreso l’Eni. Il testo non lasciava margini di dubbio. Far rientrare “a casa” tutto il personale strettamente non necessario. Senza uno straccio di spiegazione, così su due piedi.
A 24 ore di distanza qualche sherpa della Presidenza del Consiglio ha fatto arrivare ai vertici delle imprese che fanno affari con Teheran un lungo comunicato, non formale, con cui si invitava a prendere in considerazione un congelamento degli investimenti già programmati considerando come altamente probabili ulteriori risposte negative di Teheran sul dossier “nucleare” dopo la scadenza di Settembre della “mano tesa” di Barack Obama ad Ahmadinejad.
Un avviso ai naviganti di moto ondoso in aumento in previsione di un possibile tsunami. Il testo chiudeva con l’impegno a nome del proprietario di Palazzo Grazioli di poter beneficiare di opportunità di compensazioni in aree del Mediterraneo. Il riferimento al “nuovo cantiere libico” è apparso evidente.
Nel G8 dell’Aquila i cosiddetti Grandi della Terra avevano preso un impegno. Quello di rivedersi a New York per parlare a quattr’occhi con Ban Ki Moon, mettere ancora una volta sul tappeto il dossier Iran e coordinare tra G8, Europa e Onu un piano finalizzato a esercitare una crescente pressione su Teheran. Insomma si continua a fare i conti senza l’oste del diritto di veto di Russia e Cina e del largissimo consenso che riscuote l’Iran tra i 112 Stati non Allineati che hanno rappresentanti all' Onu.
Il 23 Agosto a New York il summit c’è stato, allargato a tutto lo stato maggiore dell’Unione Europea, presenti Javier Solana, Benita Ferrero Waldner e Carl Bildt, svedese, presidente di turno a Bruxelles.
Naturalmente in Italia nessuno ne ha saputo nulla. Da noi si discute di Bossi e Fini, delle marachelle pruriginose del “premier” o, peggio, degli “appelli” di Giorgio Napolitano e altra spazzatura.
Al termine dei lavori del G8 allargato non è uscito dal Palazzo di Vetro nessun comunicato. Nelle stesse ore il premier russo Putin ha voluto sottolineare su Itar Tass, che “un attacco militare all’Iran sarebbe un’operazione inaccettabile e gravida di pesantissime, forse irreparabili, conseguenze per la pace nel Golfo Persico e in Medio Oriente”.
A tagliare la testa al toro ai cosiddetti Grandi della Terra ci ha pensato Ahmadinejad.
“Teheran - ha detto - non terrà alcun negoziato su propri legittimi diritti. Il ‘caso Iran’ è chiuso e non lo riapriremo. La tecnologia nucleare e l’uso delle centrali atomiche ad acqua leggera per la produzione di energia elettrica sono un diritto fondamentale della nazione iraniana. Le minacce che riceviamo non ci spaventano, abbiamo incontestabilmente dalla nostra parte il diritto internazionale e possediamo le capacità militari per rispondere a qualunque aggressione armata. Siamo pronti ad affrontare altre sanzioni per far mantenere al nostro popolo la testa alta. Quello che è lecito per decine di Stati non può essere impedito o vietato all’Iran”.
La Turchia dopo aver stretto un accordo finale per la fornitura chiavi in mano della prima delle tre centrali atomiche e acquistato materiale militare, comprese batterie di sofisticatissimi missili antiaerei, per 2,5 miliardi di dollari dalla Russia, ha in prospettiva problemi analoghi a quelli dell’Iran.
È ormai evidente che sia nell’Egeo che nel Mediterraneo Orientale Usa e Nato stiano perdendo dei punti fondamentali di sostegno sia geopolitico che militare.
Il Kosovo e la Macedonia, per Atene, la guerriglia del PKK (che hai suoi santuari nel nord del Kurdistan iracheno che Biden vuole autonomo da Baghdad), per Ankara, rappresentano pericolosi campanelli di allarme per i due Paesi.
Il Ministro degli Esteri di Ankara Ahmet Davutoglu, in visita a Teheran il 13 Settembre, a brevissima distanza da un nuovo patto di cooperazione energetica tra Turchia e Iran, durante un incontro con Said Jalil, Segretario del Consiglio Supremo della Sicurezza, si è detto disposto, nell’intento di allentare la tensione che sta crescendo nella Regione, ad ospitare ad Ankara un summit tra Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia, Germania e Iran per trovare una soluzione al “dossier nucleare” dell’ Iran.
http://www.cpeurasia.org/?read=33164