D'Alema chiude bottega e licenzia tutti
Dal blog di Mario Adinolfi:
«Questa è l’ultima settimana di lavoro a Red Tv, dalla prossima settimana tutti i lavoratori del canale satellitare figlio di Nessuno Tv saranno in cassa integrazione, resterà acceso pro forma solo il segnale.
Penso ai miei tredici colleghi assunti a tempo indeterminato, ma soprattutto ai quattro a tempo determinato già espulsi dal ciclo produttivo a gennaio e privi anche di strumenti di tutela. Si rincorrono progetti per una possibile riapertura più in là nel tempo, ma non ci spero granché. Meglio attrezzarsi per fare altro.
La responsabilità di questa chiusura? Certamente di Giulio Tremonti e dei suoi tagli al fondo sull’editoria. Ma qualcuno mi deve ancora spiegare perche Red Tv, la tv di Massimo D’Alema, sia l’unica delle testate coinvolte dal taglio a mandare subito i suoi dipendenti in cassa integrazione. Anche qui una spiegazione tecnica c’è: gli “imprenditori” che in questi anni hanno lavorato sul meccanismo fondi pubblici-anticipazione bancarie per via del diritto soggettivo, in assenza di tale diritto non vogliono mettere a rischio dei denari loro per tenere in vita e in efficienza il canale. E allora, via alla cassa integrazione, pagata da Pantalone. A mio avviso, un errore strategico. Ma in linea con quanto accaduto negli ultimi tempi.
Da quando, cioè, poco più di un anno fa Massimo D’Alema volle far vedere a Walter Veltroni che era più bravo di lui pure sul suo terreno e così si prese Nessuno Tv, una giovane e brillante e incasinata televisione che si occupava di politica sul canale 890 di Sky. Se la prese senza cacciare un euro, ovviamente: solo garantendo “copertura politica” e inviando una serie di personaggi che lavorarono con noi gratis per qualche mese, capitanati da Lucia Annunziata. Con la promessa della “copertura politica” (finalizzata ovviamente all’ottenimento dei fondi) D’Alema si prese due membri del consiglio d’amministrazione, cambiò il nome al canale, a giugno ottenne la sostituzione del direttore: Claudio Caprara, dalemiano sì ma poco ortodosso, venne ringraziato e al suo posto arrivò Francesco Cundari. “Direttore” assolutamente osservante, imitazione vivente del Capo che venera, fratello di latte di Matteo Orfini, consigliere d’amministrazione di Red Tv oltre che membro della “segreteria dei segretari” del Pd con delega all’informazione. Cundari, per sua stessa ammissione, di tv capisce zero, non ha un curriculum particolarmente brillante: fa fatica a scuola, bocciato all’esame da giornalista, laurea manco a parlarne, ma questo è un punto d’onore per i dalemiani, il Capo non s’è laureato dunque manco loro.
Cundari è però efficiente nel far sparire tutti gli elementi problematici del canale. Entro novembre riesce a cancellare ogni programma dove si parla di politica (Morning Show, Finimondo, Red-azione, Tribuna Politica, Titoli di Coda, solo quest’ultimo verrà reintrodotto dopo una protesta ma solo per sottolineare l’azione di Tremonti sui fondi) e la programmazione diventa un rosario televisamente inguardabile. Poiché i non laureati hanno il complesso della cultura (è un problema anche di Veltroni), si susseguono trasmissioni di una noia mortale su musica, filosofia, arte, religione, teatro o puro nulla a conduzione di famigli della Fondazione Italianieuropei. Con l’aggiunta di episodi di meschinità infinita: il redattore costretto alle dimissioni perché aveva osato esprimere una critica; due tecnici allontanati per una risposta giudicata non consona al “direttore” (”la prossima volta ne caccio quattro”, mi disse in pieno delirio mentre io sgranavo gli occhi all’ennesima enunciazione del colpirne-uno-per-educarne-cento).
Conseguenza? Noi che eravamo abituati a far discutere con le nostre interviste, entrando quotidianamente nel dibattito politico del paese, spariamo dalla percezione dei colleghi, iniziamo a non esistere più. Le professionalità interne sono mortificate. Ovviamente in questo clima i tagli al fondo dell’editoria diventano un colpo mortale, soprattutto quando si scopre che il Partito democratico ha deciso di puntare i suoi investimenti su YouDem, il canale immaginato da Walter Veltroni, ora preda dei bersaniani attraverso Stefano Di Traglia.
A Cundari viene affidato un ultimo compito: scaricare su Dario Franceschini la responsabilità della chiusura di Red Tv. E lui, diligente, una sera si mette a rincorrere i miei colleghi anche fuori dalla porta mentre vanno a casa inventando un fantomatico caso su una nomina su cui il capogruppo del Pd si sarebbe messo di traverso facendo irritare Tremonti. Una scena pietosa, ripetuta più volte, ovviamente in mia assenza perché si sa che i servi sono sempre un po’ vili.
Racconto tutte queste vicende perché resti una lezione a chi ci proverà dopo di noi: io, infatti, resto convinto che lo spazio per una televisione di nicchia che parli al popolo delle primarie ci sia. Non credo debba essere una tv di partito, deve essere una tv di area, per questo la scelta del Pd di puntare su YouDem (cioè una tv finanziata direttamente e direttamente controllata, con tutto ciò che questo comporta in termini di libertà editoriale) sia un errore strategico. L’errore, più complessivo che riguarda i dirigenti del Partito democratico (Massimo D’Alema e i suoi seguaci in primis) è che si debba far prevalere sempre l’affidabilità dell’appartenenza alla libertà della competenza, il grigiore dell’esecutore all’intelligenza del fantasista, l’obbedienza al merito. E’ un limite, il limite più forte del post-comunismo: il non sapersi veramente e radicalmente mettersi in discussione, avendo una pretesa di verità totalmente disattesa dai fatti. Tutto questo emerge dalla triste fine di Red Tv. Insieme ai guai del dualismo D’Alema-Veltroni, la palla al piede sempiterna dei democratici.
Ho lavorato per questa emittente cinque anni. Ho scritto e condotto qui sette programmi (Contro Adinolfi, Polifemo, Partita Democratica, Marioadinolfi.it, Streetcam, Morning Show e Finimondo) che insieme ai tre fatti per la tv generalista (Pugni in Tasca per Mtv, Tornasole e Settimo Giorno per la Rai) rappresentano cinque anni straordinari da me trascorsi a raccontare il mondo e le mie idee tramite la televisione. Soprattutto ho lavorato con colleghi di grandissima qualità professionale e umana. Sono triste per loro, meritavano una sorte migliore. Non mi sono mai svegliato pensando di dover andare in redazione con un senso di fastidio: non è una condizione abituale, negli ambienti di lavoro.
Massimo D’Alema in questi giorni di difficoltà non si fa né sentire né vedere. Forse potrebbe passare, dire una parola a un gruppo di ragazze e ragazzi (quattordici dipendenti, quattro contrattualizzati senza tutele, almeno venticinque tra collaboratori e tecnici) che finiranno in mezzo a una strada. Ma, si sa, comunisti e preti sono i padroni peggiori. Di oltre novanta testate in difficoltà, la sua è l’unica che manda subito i dipendenti in cassa integrazione e rinuncia alla battaglia, alza la bandiera bianca sul fortino. Capisco che Veltroni non c’è più e dunque il giochino ha perso interesse, ma magari poteva dimostrarsi un po’ più attaccato alla sua creatura e alle persone che l’hanno tenuta in piedi. Anche una dichiarazione pubblica, in queste settimane di lotta completamente mancata, dimostrerebbe che sa che il capitano non si defila dalla nave che affonda.
In redazione c’è una strana euforia: serve a negare forse a noi stessi la portata di questa grave sconfitta, che inciderà pesantemente nella vita di ciascuno. Io sono triste, l’ho detto, e anche arrabbiato. Questo è stato un pezzo della mia vita. Non il pezzo peggiore. Ci si vede in giro, ragazzi».
mi sento particolarmente ferito da questo facepalm
tu che sei partito postando materiale del ventennio e sei finito a spiare dal buco della serratura della D'Addario, sei sprecato per una platea come quella del Backstage, dove si aggirano figuri come me. ti vedo molto meglio in J4S![]()
Ma allora non è un vizio, è proprio una tecnica studiata quella che avete di andare sul personale per non rispondere sul merito.
"andare sul personale per non rispondere nel merito" is now a meme![]()
rispondere nel merito per lui significa mettersi a petulare se è più forte Travaglio o Belpietro. io ho smesso ai tempi di Goldrake e Mazinga
Quindi desumo che quello che rosikava e petulava qui:
doveva essere quel comunistaccio di vitor. errore mio alloraquello che bisogna insindacabilmente rimproverare a Berlusconi è l'aver sollecitato la comparsa di una serie di scarafaggi che sono diventati ricchi facendo gli "anti" di professione. rosico anch'io verso questi parassiti, campano vendendo bile ma alla fine i milionari sono loro![]()
Ultima modifica di Caesar86; 22-02-10 alle 17:54:29
Amico mio, non posso farci niente, avra' anche ragione ma Travaglio a me sta parecchio sul cazzo.
Ma dimoRto he.
Sara' che ha sempre quel ghigno a presa per i fondelli quando fa i suoi monologhi ma proprio non lo sopporto.
E ben lo sanno quelli che me lo fanno dal vivo.
E' piu' forte di me, mi fa andare in bestia.
Tra l'altro quanto detto sopra da recidivo è, nel mio caso, vero sostituendo il nome di vari politici al posto di Travaglio nella frase; tra cui ovviamente anche il nostro amato PdC![]()
si ma sarebbe anche bello trovarsi una motivazione per avercela con qualcuno, oltre alla faccia. anche perchè non è che tutti si possono permettere il lifting periodico, ehAmico mio, non posso farci niente, avra' anche ragione ma Travaglio a me sta parecchio sul cazzo.
Ma dimoRto he.
Sara' che ha sempre quel ghigno a presa per i fondelli quando fa i suoi monologhi ma proprio non lo sopporto.
E ben lo sanno quelli che me lo fanno dal vivo.
E' piu' forte di me, mi fa andare in bestia.![]()
si, errore tuo. io lì rosicavo e basta, osservando che c'è una generazione di parassiti che fanno soldi grazie ad una rivisitazione ad personam del vecchio ma pur sempre valido "governo ladro"
poi tu sei libero di sceglierti gli idoli che vuoi, tanto più che come ti ho detto prima vedo che non hai difficoltà a svolazzare di qua e di là
Cioè, abbiamo una classe politica che definire delinquenziale è quasi un elogio, e tu rosiki contro i giornalisti??
si, errore tuo. io lì rosicavo e basta, osservando che c'è una generazione di parassiti che fanno soldi grazie ad una rivisitazione ad personam del vecchio ma pur sempre valido "governo ladro"
Ma allora ti chiedo, anzi ti richiedo: tenendo da parte J4S, Religione e Spiritualità ed altre cazzate, quali sono le figure giornalistiche da tenere in considerazione? Feltri? Belpietro? Fede?
per me Travaglio non è nemmeno un giornalista. è uno che si sa vendere benissimo, questo sicuramente, dal momento che era un collaboratore periferico del Giornale di Montanelli e si spaccia per il suo delfino, quando Indro probabilmente non si ricordava nemmeno che faccia avesseCioè, abbiamo una classe politica che definire delinquenziale è quasi un elogio, e tu rosiki contro i giornalisti??
Ma allora ti chiedo, anzi ti richiedo: tenendo da parte J4S, Religione e Spiritualità ed altre cazzate, quali sono le figure giornalistiche da tenere in considerazione? Feltri? Belpietro? Fede?
ma di giornalista che cosa ha? vorrei sapere quanti qui dentro saprebbero elencare a bruciapelo cinque inchieste giornalistiche di Travaglio che non riguardino Berlusconi o la sua compagine. questo è un furbetto che si è specializzato nell'infamare una certa parte politica, ben sapendo che l'operazione rende, eccome se rende. ogni tanto deve pagare anche qualche calunnia in tribunale, ma nel saldo ci guadagna alla grande
poi che ci siano politici corrotti, altri pseudogiornalisti partigiani, maestre d'asilo che stuprano i bambini o calciatori che bestemmiano, non cambia la mia considerazione per quell'ometto
hanno sventato un colpo di stato dei militari in turchia![]()
E già, si parla di almeno una quarantina di militari alti in grado coinvolti![]()
non mi incazzo, rosico un po' perché per vivere mi devo fare il culo, mentre c'è chi ha trovato sistemi molto più comodi e remunerativi per arricchirsi. sotto questo profilo devo ammettere che ammiro anche un po' Travaglio, ci vuole del talento anche per fare l'infamatore, bastasse dire Berlusconi merda in questo forum ci sarebbero parecchi milionari![]()
mi sento chiamato in causabastasse dire Berlusconi merda in questo forum ci sarebbero parecchi milionari![]()
Non diventero' mai milionario, pago le tasse![]()
così, giusto per ricordarlo.Si fermano da oggi due settimane, contemporaneamente, tutti gli stabilimenti italiani della Fiat Auto: 30.000 lavoratori saranno in cassa integrazione fino al 5 marzo. L'attività riprenderà lunedì 8 marzo, ma anche se per il momento non sono annunciate altre fermate produttive la fine degli incentivi per l'auto, come ha già preannunciato l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, lascia prevedere tanta altra cassa integrazione. "Una Fiat che non ha a cuore il futuro dell'occupazione negli stabilimenti italiani non va bene", commenta il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, per il quale la decisione di chiudere la fabbrica di Termini Imerese "é il segno che l'azienda scommette su altri mercati". Il Lingotto ha annunciato il 26 gennaio lo stop delle fabbriche di Mirafiori, Cassino, Pomigliano d'Arco, Melfi e della Sevel, motivandolo con il forte calo degli ordini e la necessità di adeguare i livelli produttivi alla domanda. Secondo l'Unrae, l'associazione dei costruttori esteri, la raccolta degli ordini nel mercato italiano ha subito, a gennaio e nei primi dieci giorni di febbraio, un calo di oltre il 50% rispetto al quarto trimestre del 2009, ultimo periodo nel quale erano in vigore gli incentivi all'auto. La tensione resta alta alla Fma di Pratola Serra (Avellino), dopo lo sgombero del presidio da parte delle forze dell'ordine per consentire il carico di motori destinati alla produzione dei modelli Bravo e Delta nello stabilimento di Cassino. Oggi davanti ai cancelli i lavoratori hanno tenuto un'assemblea, mentre alcuni operai hanno simbolicamente occupato la sala consiliare della Provincia di Avellino. "L'enorme dispiegamento di forza di polizia - afferma Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom - è il primo intervento pubblico nella crisi del gruppo. I soldi per pagare gli straordinari dei poliziotti e dei carabinieri sono i primi che il governo spende dopo la montagna di chiacchiere e promesse a cui abbiamo assistito. E' una vergogna che si accompagna allo scandalo dei maxiaumenti delle retribuzioni che si sono dati Marchionne e tutti i dirigenti del gruppo". Sulle retribuzioni dei vertici Fiat ritorna anche il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, parlando del futuro dello stabilimento di Termini Imerese: "l'aumento dei compensi ai manager Fiat mal si concilia - afferma - con le difficoltà di bilancio annunciate dall'azienda". Del futuro della fabbrica siciliana si parlerà il 5 marzo nel nuovo incontro tra istituzioni, azienda e sindacati al ministero dello Sviluppo economico.
Non trovo più il topic dello sbrocco di Travaglio, quindi metto qui la risposta di Santoro:
BOTTA-E-RISPOSTA SU «IL FATTO». L’OPINIONISTA: «ERO STANCO E NERVOSO»
Santoro a Travaglio: «Se te ne andassi
non sarebbe una tragedia»
Il conduttore: «Vivrei con amarezza la tua decisione ma non sarebbe una catastrofe irreparabile»
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Travaglio a Santoro: Annozero così non va (21 febbraio 2010)
VIDEO: Insulti ad Annozero, Travaglio furioso (19 febbraio 2010)
MILANO - Botta e risposta su «Il Fatto quotidiano» tra Michele Santoro e Marco Travaglio, dopo le polemiche dell’ultima puntata di Annozero. «Vivrei una tua decisione di prendere le distanze da Annozero con grande amarezza, ma non per ragioni personali», afferma il conduttore in una lettera aperta pubblicata dal quotidiano diretto da Antonio Padellaro. «Non sarebbe tuttavia una tragedia o una catastrofe irreparabile».
SANTORO - Santoro critica Travaglio per la performance dell’ultima trasmissione: «Hai saputo schivare e anche incassare molti colpi bassi ma questa volta è bastata una banalissima insinuazione di Porro (e non un’aggressione squadristica) per farti perdere il lume della ragione. Hai frequentato un sottufficiale dell’Antimafia prima che venisse condannato per favoreggiamento. Scusa, qual è il problema morale?». Il conduttore difende la propria conduzione a afferma: «Se la televisione è perfino peggiorata non è solo colpa di Berlusconi e dei suoi trombettieri ma di chi avrebbe dovuto contrastarlo e anche di quelli che scelgono di battersi pensando di essere gli unici a farlo con coerenza».
TRAVAGLIO - Ribatte Travaglio: «L’altra sera la militarizzazione del fronte berlusconiano ha segnato un altro scatto in avanti e io, forse stanco e nervoso per conto mio, ho reagito in quel modo». Ammette l’opinionista di Annozero e giornalista e fondatore de Il Fatto): «Non nutro la tua stessa fiducia nel "pubblico" che saprebbe tutto e riuscirebbe da solo a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Quando milioni di persone sentono dire che frequento mafiosi, penso che una parte di esse si aspetti una reazione proporzionata alla gravità dell’accusa, e se la reazione non arriva si fanno l’idea che qualcosa di vero ci sia». Travaglio ribadisce che per ribattere alle accuse «occorrerebbe del tempo per rispondere», e aggiunge: «Ma quel tempo non te lo posso chiedere perché, nella partita di Annozero, sarei costretto a giocarne un’altra, privata». (Fonte: Apcom)
23 febbraio 2010
qua la risposta completa, in realtà molto più articolata
Spoiler:Caro Marco, risponderò con franchezza alla tua lettera che mi sembra venire da troppo lontano. Siamo diversi e con diverse opinioni su molte cose: legalità, moralità, libertà e televisione. Eppure forse proprio per questo siamo riusciti a diventare amici e, per un pezzo importante della nostra vita, a combattere fianco a fianco contro la censura. E' questo l'unico vero miracolo compiuto da Silvio Berlusconi, aver intrecciato vicende professionali distanti come quelle di Biagi e Luttazzi, di Montanelli e di Sabina Guzzanti. La tua e la mia.
Vivrei una tua decisione di prendere le distanze da Anno-zero con grande amarezza ma non per ragioni personali: perché sarebbe, in primo luogo, un torto fatto a un pubblico assai grande e, in secondo luogo, un ulteriore arretramento del confine del proibito che ormai comprende quasi tutti i fatti più scottanti riguardanti i potenti in Italia. Non sarebbe tuttavia una tragedia o una catastrofe irreparabile.
Nel corso della mia lunga esperienza televisiva tanti miei amici e collaboratori hanno scelto o dovuto scegliere di percorrere altre strade. E' stata sempre per tutti un'occasione di rinnovarsi, una sfida per allargare gli orizzonti di quel laboratorio del quale sentiamo comunque di continuare a far parte.
Già oggi il tuo raggio d'azione è enorme: scrivi quotidianamente per il Fatto (e non solo), hai un blog seguitissimo, hai una parte da protagonista nel blog di Grillo e riempi i teatri col tuo spettacolo su Tangentopoli. Potresti quindi fare tranquillamente a meno di Annozero, senza più esporti alla fatica e allo stress del corpo a corpo televisivo dove si ha sempre la sensazione, sbagliando, di doversi giocare tutto in pochi minuti.
Una volta, quando avevi soltanto i tuoi libri, non facevi nessuna fatica ad affrontare quegli stessi "farabutti "che oggi, invece, ti appaiono interlocutori inaccettabili. Non Annozero, con i suoi milioni di ascoltatori, ma una qualunque televisione di provincia ti sembrava una buona occasione da non sprecare.
Allora ero io che ti invitavo ad affaticarti di meno, a rendere più preziosa la comunicazione, a mettere un freno alla tua generosità, mentre lavoravo a migliorare le luci, la tua posizione in scena, i tempi del racconto e a inserirti più efficacemente nel contesto del programma.
Certo senza le tue straordinarie qualità di scrittore e narratore tutto questo non sarebbe servito a niente. Ma è servito. Nonostante Belpietro, Ghedini o Lupi. Loro sono sempre gli stessi. Tu sei cambiato. Non so se ti accorgi che, quando a proposito di Annozero dici che è una questione di format, stai parlando come un membro della Commissione parlamentare di vigilanza. Non so se condividi i suggerimenti di Paolo Flores d'Arcais che pretende di spiegarmi quando spegnere e accendere i microfoni di un ospite. Un membro perfetto dell'Agcom.
Un apologeta del Berlusconi-pensiero sul "pollaio". Proprio come Furio Colombo e le sue invettive contro i talk-show. D'Arcais e Colombo sono convinti che debba regnare l'ordine del discorso (scritto) che, ovviamente, per loro non è quello del telegiornale di Minzolini ma quello di Report , celebratissimo esempio di una trasmissione basata sul principio di identità e non contraddizione.
Ora, sia ben chiaro, Report piace anche a me, e molto: lo ritengo altrettanto incompatile di Annozero con gli equilibri imposti dal conflitto d'interesse al sistema informativo. Ma non è l'unico modo possibile di fare inchiesta, come non lo era un tempo il documentario in stile Bbc.
Noi proviamo a forzare la gabbia delle compatibilità, ad uscire dal seminato; per mettere a nudo le contraddizioni illiberali del palinsesto non ci accontentiamo di scavarci una nicchia alternativa. Siamo brutti, sporchi e cattivi. Raccogliamo meno consensi di Ballarò ma creiamo un maggior numero di situazioni critiche, più adrenalina, più polemiche, più brecce nella gelatina.
Perciò ho voluto e continuo a volere che, almeno per un po' di minuti, tu occupi il centro della scena. Sei il simbolo di ciò che il recinto della televisione generalista non vuole più contenere, di tutti coloro che sono stati espulsi e non possono più rientrare. La prefigurazione di un cambiamento possibile.
D'altra parte chi è espulso riesce anche a sopravvivere benissimo. Fuori dalla tv generalista l'industria culturale rende ancora possibili profitti importanti per chi produce contenuti forti; ma chi resta è meno libero e chi va via non entra più in contatto con una sterminata periferia, una enorme banlieue culturale nella quale resta confinata una buona metà della popolazione italiana. In questa periferia, almeno qualche volta, Annozero è entrato prepotentemente. Anche grazie a te, e ne vado fiero. E anche grazie a Maurizio Belpietro.
Tu, invece, pensi che Maurizio Belpietro - o Porro o Ghedini - siano soltanto un prezzo pagato alla par condicio, una legge di cui si parla senza conoscerla e di cui nessuno si occupa seriamente, quando per me rappresentano quel vuoto necessario di scrittura che rende la trasmissione imprevedibile. Perfino ciò che è successo giovedì scorso dimostra che nel nostro studio nessuno può sapere in anticipo come andranno le cose. Noi per primi.
Report ha l'andamento di un film. Annozero assomiglia ad una partita di calcio, mette in gioco non solo nozioni ma emozioni, convinzioni profonde, passioni anche viscerali. Quando il gioco diventa noioso e scontato il pubblico più infedele cambia canale. Ed è questa la ragione per cui siamo costretti a inseguire lo spettatore meno affezionato ai nostri programmi, qualche volta perfino deludendo i fan. Il contrario esatto di quello che avviene a teatro.
In passato godevo nel vederti demolire le argomentazioni aggressive con l'ironia e con una precisione chirurgica: adesso chiedi tempo. Un tempo che la tv, a tuo parere, non sarebbe in grado di concederti. Quanto tempo per rispondere a contestazioni che si ripetono come una litanìa monotona e scontata? Cinque minuti? Mezz'ora? Una serata intera?
Nella tua lettera potevi essere più esplicito nel criticare la mia conduzione. Io credo che tu non l'abbia fatto perché avresti dovuto aggiungere l'elenco dei "bellissimi servizi" da tagliare per fare spazio alle tue necessità.
Invece che di Bertolaso avremmo almeno saputo tutto di Travaglio? E la volta successiva cosa avremmo dovuto fare se si fosse ripetuta la stessa situazione? La risposta sembra interessarti poco: prima viene il tuo onore, la faccia, la verità. Dovremmo ripetere il disco della condanna per diffamazione pronunciata solo in primo grado, rivedere alla moviola il tuo certificato penale, per convincere l'universo mondo (compreso Belpietro) delle tue qualità morali che al nostro pubblico non sembrano per niente in discussione.
Inoltre un giornalista condannato, si fa per dire, definitivamente per diffamazione smette di essere un buon giornalista? Penso proprio di no; come Schumacher che, se va una volta fuori pista, non smette per questo di essere un buon pilota.
Hai saputo schivare e anche incassare molti colpi bassi ma questa volta è bastata una banalissima insinuazione di Porro (e non un'aggressione squadristica) per farti perdere il lume della ragione. Hai frequentato un sottufficiale dell'Antimafia prima che venisse condannato per favoreggiamento. Scusa, qual è il problema morale? Quali sconvolgimenti ha creato nella percezione che i nostri ascoltatori hanno di te questo genere di insinuazioni? Nessuno.
Le critiche, anche le più assurde, fanno parte del nostro lavoro, così come rispettare chi non la pensa come noi, non insultarlo, non delegittimarlo come interlocutore. E se sono gli altri ad aggredirci, dobbiamo rispondere come tu sai fare meglio di me, rapidamente e con le armi dell'ironia. Quando io non l'ho fatto ho sbagliato.
Siamo diversi ma apparteniamo entrambi al pubblico. Solo dal pubblico deriva la nostra credibilità. Perciò hai il diritto di proporti al pubblico come meglio credi, nella forma teatrale dei tuoi spettacoli (senza disturbatori) o, come mi auguro, nel percorso a ostacoli di Annozero.
Sai che mi sono battuto con tutte le mie forze per includerti con un regolare contratto e non come un ospite occasionale nella nostra trasmissione. Sono fiero di poter dire che tu sei parte della Rai e del servizio pubblico. Come dovrebbero esserlo Sabina Guzzanti, Daniele Luttazzi e tanti altri.
All'inizio di Annozero ero convinto che col nostro ritorno avremmo portato a casa una vittoria importante contro la censura e che presto il mondo sarebbe cambiato. Non è successo, anche se nel frattempo siamo diventati il primo programma di informazione.
Se la televisione è perfino peggiorata non è solo colpa di Berlusconi e dei suoi "trombettieri" ma di chi avrebbe dovuto contrastarlo e non lo ha contrastato e anche di quelli che scelgono di battersi pensando di essere gli unici a farlo con coerenza.
Cavalieri senza macchia e senza paura che vogliono segnare a tutti i costi una differenza dal resto del mondo, che mettono la loro purezza e il senso dell'onore prima della libertà: la legge e le regole prima della libertà, la verità prima della libertà. Mentre leggi e sentenze sono solo lo strumento essenziale per l'ordinato funzionamento della società.
Mi chiedi di mettere riparo agli abusi. Con l'esperienza che ho cercherò di inventare qualcosa per evitare l'uso di argomenti provocatori, le interruzioni ad arte, le offese personali. Quello che non posso prometterti è la verità.
La verità profonda di una persona, che si chiami Travaglio, Berlusconi o Santoro non la stabilisce un programma televisivo, non si raggiunge stilando con attenzione la lista dei buoni e dei cattivi. A quelli che sui vostri blog chiedono di definire una volta per tutte ciò che è vero abbiamo il dovere di rispondere che la verità è sfuggente, contraddittoria. La verità è una conquista faticosa e difficile. Per quanto mi riguarda spesso è un faccia a faccia. Tra me e me.
e qua la replica di Travaglio
Spoiler:Caro Michele, ti ringrazio per la tua risposta franca e affettuosa, ma temo di non essere riuscito a spiegare bene ciò che intendevo dire. Io non ho nulla da ridire sulla tua conduzione (in televisione il genio sei tu e io sono un principiante) o sul format della trasmissione. Ti ho semplicemente posto un problema, e l'ho fatto in forma pubblica perché molti mi dicono che, quando si attacca a litigare su cose che esulano dal tema del programma, cambiano canale: proprio perché l'imprevedibilità di Annozero si muta in prevedibilità quando alcuni guastatori sconvolgono l'assetto del programma seguendo un copione sempre uguale a se stesso.
E ciò deriva dal fatto che, secondo me, gli interlocutori che a te paiono "sempre uguali" sono cambiati: Porro e Belpietro erano sempre venuti a confrontarsi sui temi del programma e non si erano mai abbassati alla calunnia personale.
L'altra sera la militarizzazione del fronte berlusconiano ha segnato un altro scatto in avanti e io, forse stanco e nervoso per conto mio, ho reagito in quel modo. E' stato proprio l'avvilimento per quella mia reazione, che ha guastato il programma, a indurmi a scriverti in forma pubblica.
Non certo una richiesta di cambiare format (anche a me piace molto l'inchiesta giornalistica seguita dal tentativo di inchiodare i politici alle loro responsabilità). Né tanto-meno una richiesta di censura o di epurazione per questo o quell'interlocutore, che non mi compete, ma soprattutto è lontana mille miglia dal mio pensiero .
Io non ritengo "inaccettabile" nessuno, adoro essere contraddetto nel merito, anzi spero sempre che qualcuno mi dica che cosa c'è di sbagliato o di non vero in quel che dico: purtroppo prima i politici e ora anche i giornalisti preferiscono parlare di me e delle mie ferie, anziché di quel che dico. Se facessi come loro, potrei ogni volta ricordare quanti soldi pubblici ci costa Libero di Belpietro o quante bufale (l'ultima, sul caso Boffo) pubblica il Giornale.
Ma non lo faccio perché preferisco attenermi al tema della puntata. Su un punto, com'è naturale, siamo profondamente diversi: sul modo di difendere la nostra onorabilità. Tu preferisci farlo in separata sede legale, liquidando pubblicamente con una battuta ironica le calunnie che ti vengono rovesciate addosso.
Io invece mi prendo tutte le critiche di questo mondo, ma le falsità, le diffamazioni, le calunnie quelle no, non riesco proprio a farmele scivolare addosso: non nutro la tua stessa fiducia nel "pubblico" che saprebbe tutto e riuscirebbe da solo a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso.
Quando milioni di persone sentono dire che frequento mafiosi, penso che una parte di esse si aspetti una reazione proporzionata alla gravità dell'accusa, e se la reazione non arriva si fanno l'idea che qualcosa di vero ci sia. Purtroppo non tutti hanno Internet e non conoscono il blog voglioscendere.it dove ho già documentato per tabulas la falsità di quelle accuse.
Per questo ho detto che occorrerebbe del tempo per rispondere. Ma quel tempo non te lo posso chiedere perché, nella partita di Annozero, sarei costretto a giocarne un'altra, privata. Di qui il mio disagio, che ho messo nero su bianco l'altro giorno.