Un fallimento targato Alessio Secco

Non sarà l’unico dei colpevoli, ma è senz’altro uno dei più grandi responsabili della crisi tecnica che ha trasformato nel giro di pochi anni la Juventus in una squadretta incapace di tenere il ritmo di Sampdoria e
Palermo. Alessio Secco è l’emblema del nuovo corso della Juventus, dove è scomparsa qualsiasi traccia di meritocrazia. E così capita che un figlio di un ex dirigente Juventino, con esperienza di team manager, noto alle folle per aver per anni indicato i cambi al quarto
uomo, si ritrovi improvvisamente a sostituire Luciano Moggi nel ruolo più delicato che possa esistere in una società di calcio, la gestione del mercato.
Come fosse possibile che una persona senza esperienza fosse investita di tanta responsabilità ce lo siamo chiesti fin dalla sua incoronazione, ma tra i tifosi era prevalsa la speranza che si trattasse di una geniale intuizione dei nuovi vertici societari o che il ragazzo avesse imparato a furia di osservare Luciano Moggi. Nulla di tutto questo. L’esperienza Juventina di Alessio Secco è stata un’imbarazzante catena di errori, i quali rendono inspiegabile il fatto che tuttora continui ad esercitare il medesimo ruolo di 4 anni fa.
La sua missione era impegnativa ma non impossibile viste le risorse di cui ha potuto disporre. C’è da chiedersi quale squadrone sarebbe diventata la Juventus se la stessa somma fosse stata affidata a Luciano Moggi, il quale con molto meno ci ha condotto a 4 finali di Champions League e numerosi scudetti. Compito di Secco era quello di intervenire nelle zone del campo in cui il bombardamento di Calciopoli aveva creato le crepe più evidenti, potendo poi negli anni successivi gestire la sostituzione dei grandi campioni. Per intenderci si sarebbero dovuti sfruttare i primi 2-3 anni per rifare la difesa, compare 1-2 centrocampisti di qualità e un grande attaccante. Una volta ricostruita la squadra si sarebbe poi potuto cercare di anno in anno il sostituto di Nedved, Del Piero, Camoranesi, Trezeguet, Buffon.
Proviamo ad immaginare cosa sarebbe stata l’attuale Juventus se al posto di Andrade il primo anno fosse arrivato un centrale integro (dei guai del portoghese lo sapevano anche in Nuova Zelanda), se invece di ipotizzare un assurdo centrocampo Tiago-Almiron si fosse acquistato un solo centrocampista ma di grande qualità, se al posto di Poulsen fosse arrivato Xabi Alonso. E ancora, se non si fosse comprato un incontrista come Melo pensando di acquistare un regista di qualità, o preso Amauri spacciandolo e pagandolo come un fuoriclasse, o raschiato il fondo del barile riesumando dal museo del calcio Grosso e Cannavaro. Infine se la Juventus non si fosse privata di tutti gli esterni per il solo fatto di aver comprato un trequartista. In sintesi se la Juventus avesse avuto un uomo mercato con un minimo di competenza, a quest’ora avremmo potuto disporre di una squadra forte e il nostro futuro mercato si sarebbe potuto concentrare su pochi acquisti ma di grande qualità. Ed invece grazie alle scelte di Secco, ci troviamo con gli stessi buchi del 2006, con in più la necessità di dover sostituire i campioni della vecchia guardia. Dunque, un vero disastro, ratificato dalla classifica, e che richiederebbe un intervento sul mercato di qualche centinaia di milioni.
La Juve quindi ha ufficialmente buttato 4 campionati in cui avrebbe dovuto ricostruire sulle macerie di Calciopoli. Ha vissuto di rendita sulle fondamenta della vecchia squadra, fino a quando l’anagrafe non ha
espresso la sua spietata sentenza. E’ tempo dunque che Alessio Secco, il principale responsabile dei mercati fallimentari degli ultimi anni, presenti le proprie dimissioni indipendentemente dalla scelte che farà a giugno la società. E’ un atto dovuto, che seppur non lo rivaluterebbe come uomo mercato, ne arricchirebbe certamente il profilo umano.