Un importante studio legale spagnolo starebbe per far causa a quattromila "scambisti" iberici, accusati di scaricare e scambiare musica, software e film in maniera che viene definita "seria". Se la causa venisse portata avanti, si tratterebbe del più grosso intervento contro il P2P in Europa.
Lo studio legale avrebbe raccolto le "prove" nell'ambito di una inchiesta svolta in collaborazione con il BIT, il dipartimento poliziesco spagnolo che si occupa di crimini informatici: in questo modo sarebbero stati recuperati gli indirizzi IP di 95.000 utenti infiltrandosi nelle reti P2P con vecchie versioni dei client più diffusi, che non criptano i dati più "sensibili" (come l'indirizzo IP, per l'appunto). Ammetto di non sapere se una cosa del genere sia vera o se si tratti solo di una banfa "pseudo-tecnologica"; mi chiedo però se la raccolta di indirizzi IP e relativo tracciamento (da cui immagino si sia risaliti ai nomi dei quattromila downloader più incalliti) sia operazione lecita, che non viola la privacy. In Italia si tratterebbe sicuramente di un illecito che renderebbe vana ogni prova raccolta in quel modo, in Spagna non so.
Secondo alcuni, difficilmente il caso arriverà mai in un'aula di tribunale, visto che l'articolo 270 del codice penale spagnolo stabilisce espressamente la liceità dello scambio di file su Internet, almeno fino a quando questo non avviene per profitto. Questo principio non vale qui da noi: il reato viene commesso nel momento in cui si scambia materiale protetto da copyright, a prescindere da quanto ci si guadagna.
Si tratterebbe, insomma, stando a queste voci, più che altro di una tattica subdola messa in atto per spaventare gli utenti meno scafati, costringendoli a desistere per la paura di essere identificati. Un'idea già sperimentata in Italia, se ben ricordate, quando fu annunciata con grande clamore un'inchiesta a tappeto che riguardava diecimila scambisti italiani.
Il punto è: non c'è profitto nello scambiare un film senza chiedere nulla in cambio. Ma chi detiene i diritti non riceve il denaro che dovrebbe essere pagato per beneficiare del prodotto. Per l'utente si tratta di soldi risparmiati, e quindi indirettamente guadagnati. E' su questo punto che batte lo studio legale. Staremo a vedere che cosa ne verrà fuori... Per il momento, buon inizio di settimana a tutti!