Forse è solo un'impressione mia, correggetemi se sbaglio, ma ultimamente nei giochi si tende a morire molto meno. E non parlo di difficoltà del gioco, ma proprio di morte fisica del nostro alter ego digitale.
Tolta la quasi totalità degli sparatutto in soggettiva, ovviamente, dove se si va in giro a sparare alla gente è lecito attendersi di ricevere il medesimo trattamento... Nelle avventure, nei giochi di ruolo, persino nei giochi di guida, i game designer sembrano aver optato per un approccio meno drastico per il giocatore, che non finisce più al cimitero, ma "arrestato", "addormentato", "messo in quarantena", oppure si ritrova semplicemente catapultato all'ultimo savegame disponibile.
Ricordo vecchie AG dove un errore ti poteva costare caro, un dialogo condotto frettolosamente poteva indurre l'interlocutore ad ucciderti, o comunque a farti arrivare ad un binario morto (c'è differenza tra le due cose, in termini di gameplay?), costringendoti a tornare sui tuoi passi, e a muoverti con più attenzione. Oggi se proprio va male, si ripete la conversazione da capo e bon.
Ci sono comunque delle interessanti variazioni sul tema: mi vengono in mente FlatOut e Scooter War3z, che fanno "scempio" del cadavere del guidatore con effetti spassosi, trasformando una semplice intuizione in uno dei punti forti del gioco. Oppure ancora Xpand Rally della Techland, che con una scelta forse un po' troppo drastica costringeva a ricominciare da capo la carriera in caso di incidente mortale...