Sotto un cielo grigio di nuvole cariche di pioggia, i numerosi lavoratori si dirigevano verso l'entrata del laboratorio. Uno di questi era magro e alto, con capelli neri che ormai tendevano al grigio un po lunghi, e una barba incolta da alcuni giorni. Tutti lo guardavano con deferenza, non aveva nessuno vicino.
Poco dopo gli si avvicinò un uomo di media statura, che lo raggiungeva da lontano camminando a passo spedito.
"Ciao."
"Ciao." disse con poca voglia di vivere.
"Oggi finalmente ci aspettiamo di vedere dei risultati." disse l'uomo con tono ufficiale.
"Lo dici come se stessi parlando al telegiornale" notò l'altro.
"Beh tanto tutto quello che facciamo non uscirà da qui, lo sai bene"
"Si, appunto."
"Cosa appunto?"
L'uomo dai capelli grigi si girò all'improvviso, mostrando uno slancio incompatibile con il suo comportamento di appena qualche secondo prima.
"Dimmi, Igor, perché hai studiato fisica?"
"Perché mi fai questa domanda?"
"Perché mi va di fartela." La voce iniziava a caricarsi di nervosismo.
"Beh, mi piaceva l'idea di scoprire qualcosa."
"E questo qualcosa lo avresti tenuto per te?" Ora il nervosismo era evidente.
"No naturalmente"
"E allora perché sei qui?" lo sguardo era duro e fisso.
"Hai bevuto di nuovo ieri sera."
"Non mi dire ciò che so già!!!" Ormai gli urlava in faccia, con tante piccole gocce di saliva che volavano violente dalla bocca in movimento.
Tutti si erano girati verso i due, fissando increduli.
"Perché sei qui, a ricevere ordini da sei idioti con le stellette sul petto!"
"Io..."
"Perché viviamo in questa prigione a cielo aperto, senza che quello che scopriamo possa essere utilizzato dall'umanità, a QUESTO hai mai pensato!!"
Gli altri lavoratori sentivano queste affermazioni a bocca aperta.
"Viviamo come topi, come ebrei in un lager, stipati nelle nostre asettiche "celle abitative", senza la libertà che i nostri cervelli non vengano sfruttati per creare chissà quale nuovo armamento. Viviamo nel mausoleo del fallimento della scienza!!!" Dopo questo rimase solo il suono del fiato pesante di tutte le verità liberate.
Il silenzio tornò sul cortile, e tutti tornarono a volto basso a camminare verso il laboratorio.
L'uomo alto si guardava intorno come se fosse entrato in scena solo in quel momento, solo ora aveva ripreso il controllo sul suo corpo e sulla sua mente, che pochi secondi prima era libera.
Quella scenata, sentita da tutti. Chissà cosa gli avrebbe procurato. Pensava che di sicuro lo avrebbero degradato al lavoro peggiore. Se non altro. Il peso dell'ansia gli gravava sulla testa.
Maledizione!
Entrò nell'edificio degli uffici, pose la sua roba in una vaschetta prima di passare al metal detector e sopra una bilancia che lo pesò fino al milligrammo.
Tutti ancora lo fissavano, era come guardare un fantasma, che probabilmente non avrebbero più visto.
Scese con l'ascensore a qualche metro di profondità, e, come se tutto ciò che era accaduto alcuni minuti prima fosse svanito, iniziò come ogni giorno a lavorare.
"Ci sono novità, non è successo nulla durante la notte?" Chiese all'assistente che lo aspettava ansioso.
"Si Professore, il soggetto 32B ha avuto dei cambiamenti somatici molto evidenti, da ieri."
"Capisco, il dottor Sakarov ne è al corrente?"
"Si Professore, è già lì"
"Benissimo"
Scesero delle scale ed entrarono in un lungo corridoio con delle stanze su entrambi i lati.
Entrarono in una delle stanze con una grande porta blindata.
"Vladimir" disse l'uomo alto entrando.
"Oh, ciao Lev. Qui c'è un po di lavoro da fare, dobbiamo aumentare i Rad a cui è sottoposto il soggetto."
"Vlad, credo che forse sia rischioso"
"Ora che abbiamo trovato un soggetto forte, che riesce a interagire con i nostri ambienti?"
"Beh sei tu il patologo qui"
"E tu il fisico. Spero di poter aumentare il carico entro domani"
"Ci impegneremo"
"Bene" disse Vladimir con un sorriso.
"Sai che hanno individuato un campo di estranei fuori?"
"Cosa? degli estranei!"
"Si, quegli avventurieri che sperano di trovare fortuna in questo pezzo di terra dimenticato dall'uomo"
"Ah, ne sento parlare, ce ne sono tanti ormai. E dove si sono stanziati?"
"Giù a Valle, vicino all'uscita di sicurezza della seconda ala del laboratorio, quella in costruzione" Subito dopo uscì per controllare lo stato degli altri soggetti.
Schifoso pazzo, Mengele sovietico
Lev si avvicinò e guardò il soggetto dalla finestra.
La massa muscolare era chiaramente aumentata, più della media di quelli della sua stessa generazione. Anche i riflessi sembravano migliorati, da come seguiva i tecnici con lo sguardo. Per capacità intellettive, non sembrava peggiorato dalla media della generazione.
Così si avviò a parlare con il tecnico.
“Ci serve un aumento di almeno 1000 Rad, per domani”
“Così tanto! Non abbiamo mai aumentato così il carico in un solo giorno.”
“Dillo al Dottore.”
Il tecnico riprese a fare quello che stava facendo e Lev si allontanò; di sicuro sarebbero venuti a cercarlo. E infatti non si fecero aspettare.
“Professor Sorokin, posso parlarle un minuto?”
“Si, comandante Keveshenko”
“Lei stamattina ha avuto un comportamento scorretto nei confronti dei suoi colleghi, forse lei è sotto tensione, le consiglio di calmarsi. Noi non tolleriamo questo tipo di comportamento.”
Voi non tollerate il libero pensiero
“Capisco perfettamente comandante, non si ripeterà più.”
“Ne sono sicuro.”
Quella notte Lev dovette rimanere con il tecnico e il dottore per aumentare il carico al più presto.
“Ore 00.35, il carico è stato aumentato da 10000 Rad a 10100 Rad, procederemo con aumenti progressivi di 100 Rad ogni 30 minuti, fino al tetto massimo di esposizione di 11000 Rad”
Il dottore parlava in un registratore.
Lev continuava a sorprendersi del fatto che i soggetti di quella generazione non dormissero mai, non avevano bisogno di sonno, ed era realmente difficile farli stancare.
Durante le successive ore il carico fu aumentato, e una bottiglia di vodka fu bevuta dai tre, tranquillamente seduti al tavolino del laboratorio.
“Arrivati a 10500 Rad, il soggetto inizia a manifestare segni di malessere, inizia a emettere lamenti sommessi, non di sicuro provocati da un dolore acuto, ma da un malessere generalizzato”
Il dottore continuava il suo diario e Lev guardava il soggetto, senza provare nulla, nessuna sensazione per quell'essere oltre il vetro. Aveva imparato, o forse gli avevano insegnato, a non provare nulla.
Ogni mezz'ora il soggetto peggiorava le sue condizioni fisiche e psichiche, ma Vladimir non voleva fermarsi.
“Credo davvero sia meglio riprendere domani, potremmo rovinare il lavoro di alcuni anni per una sera”
“No, voglio assolutamente arrivare al carico previsto!....vedrai che reggerà” disse arrabbiato.
Lo sguardo di Vladimir era diventato davvero inquietante e Lev non lo aveva visto mai così.
Credeva che di sicuro stasera avrebbe ucciso il soggetto con la sua foga di finire e avrebbe sprecato tutto il lavoro. Era un pazzo, un pazzo da internare.
“Aumentiamo il carico a 11000 Rad...ecco... il soggetto è molto irrequieto e inizia a muoversi”
Iniziò a fissare i tre.
“Merda! Ci guarda”
“Tranquillo, c'è il vetro spesso.”
Il soggetto si lanciò contro i tre, che sobbalzarono indietro dalla paura. Sbatté contro il vetro, che non fece il minimo cenno a rompersi, cadendo all'indietro. Dopo 3 secondi era di nuovo in piedi, e tentò nuovamente sul vetro, fallendo di nuovo. Lev era sollevato dal vedere che comunque non c'era un reale pericolo per loro. Poi il suo volto divenne pallido quando sopraggiunse un pensiero.
“Vlad!” disse quasi urlando.
“Si.”
“La porta non è resistente come il vetro...”
“...no...”
Infatti ora si era avvicinato alla porta e aveva iniziato a colpirla con tutto il corpo, come se volesse sfondarla.
Cazzo
La porta di acciaio, si piegò sotto i colpi, e fece un forte rumore quando si ruppe.
Il panico si impadronì di Lev, che uscì fuori dalla porta, nel corridoio, dove quella bestia si stava avvicinando. Vladimir uscì per ultimo, e tutti e tre corsero all'impazzata. Non potevano uscire dall'ascensore, era nella direzione da cui scappavano. Lev pensò, pensò se ci potesse essere un modo per salvarsi.... l'uscita secondaria di servizio nell'ala nuova! Da lì si sarebbero salvati, non era nemmeno lontano!
La bestia intanto ringhiava furiosa mentre sbavava verde dalla bocca, che nelle ultime ore, con l'aumento del carico di radiazioni, si era accresciuta. Intanto la corsa diventava faticosa per Vladimir, che rallentò. Lev sentì delle urla e dei gemiti dietro di lui mentre correva, ma non volette girarsi, doveva continuare a correre.
La bestia continuò la sua corsa, lasciando il corpo di Vladimir mutilato e irriconoscibile.
Le recinzioni della zona in costruzione apparvero, illuminate dalla luce al neon, come la salvezza. Appena superate il tecnico si gettò in una stanza con un balzo. La bestia neanche si accorse di lui, continuò a correre dietro Lev, che sentiva i passi roboanti avvicinarsi, e il ringhio dentro la sua testa. Poi venne sollevato in aria e in un secondo si ritrovò faccia a faccia con quel “soggetto”. Nei confronti di quell'essere solo ora, per la prima volta provava qualcosa, un'indicibile terrore. Le enormi dita della bestia iniziarono a stringere per ucciderlo, e un artiglio penetrò nella gola di Lev recidendola a fondo. Il sangue iniziò a sgorgare con fiotti regolari come il battere di un cuore sul camice bianco, inzuppandolo. Lev, con la vista annebbiata, sentì che la bestia stava allungando la sua lingua per bere quel liquido caldo, probabilmente per poi continuare addentando le membra.
In quel momento il tecnico usci urlando dalla stanza e attirò l'attenzione della creatura, che lasciò cadere Lev e si lanciò all'inseguimento.
In preda al terrore e coperto del suo sangue che sentì incredibilmente caldo sulla pelle, Lev arrancò verso una stanza dove perse i sensi.
Il tecnico riuscì a correre più veloce della bestia e, distanziatola di una decina di metri, a chiudere una pesantissima porta a tenuta stagna prima che la bestia lo raggiungesse, quella non fermò la sua corsa e sbatté violentemente contro l'acciaio freddo.
La creatura colpì la porta, colpì di nuovo, e il metallo si ammaccò leggermente, facendo sussultare il tecnico..... poi smise di colpire...un breve lunghissimo silenzio...poi i passi si allontanarono, lasciando questa volta un profondo silenzio colmo di solitudine intorno all'uomo che ora, riverso sul pavimento e sopraffatto dal panico, piangeva sommessamente.
La mattina dopo una pattuglia trovò il tecnico, miracolosamente illeso, anche se sotto shock. Questo raccontò con parole confuse, interrotte da crisi miste di pianto e panico, ciò che era successo. Una pattuglia ben armata superò la porta a tenuta stagna e si inoltrò nel buio del laboratorio. La luce era stata dismessa per eliminare la visibilità della creatura, mentre i soldati vedevano grazie agli infrarossi.
Dopo un quarto d'ora trovarono il corpo di Vladimir, distrutto, lacerato in tanti punti che fu impossibile portarlo fuori senza che si rompesse il pezzi. Da lì i soldati seguirono circospetti i segni lasciati dalla creatura e trovarono i resti di quello che doveva essere il professor Sorokin. Era stato divorato, le sue ossa erano spezzate e in molti punti erano visibili tra la carne strappata con violenza.
“Deve essere morto dissanguato, mio Dio” commentò un soldato.
Nessuno disse altro. La calma di quel luogo era terrificante, e a questo punto anche i soldati erano impauriti come tutti nel laboratorio sopra l'ascensore.
Continuarono alla ricerca della creatura, e dopo un'ora fu chiaro che non era più lì... era scappata.
I soldati scoprirono una botola come quella che probabilmente il professor Sorokin stava tentando di raggiungere, ma non completata. Non era abbastanza larga per far passare la creatura che aveva fatto a pezzi quei due uomini, e infatti era stata allargata rompendo le armature di acciaio che la costituivano. Davanti al risultato di tale forza i soldati rabbrividirono. Poco dopo trovarono anche traccie di sangue, che furono poi analizzate, per quanto si credesse che fossero delle due vittime.....ma non era così. Il sangue era del soggetto 32B, così come risultava dalle altre analisi in archivio, anche se era cambiato nelle percentuali di alcuni composti e nella presenza di elementi che i patologi del laboratorio trovarono “inusuali”.
Le ricerche continuarono per alcune settimane, ma non vennero bloccate le ricerche sugli altri soggetti. Le campagne intorno al piccolo stabilimento industriale dismesso che faceva da copertura al laboratorio erano fitte tanto di boschi quanto di piccoli laghi, tanto da rendere la ricerca della creatura lunga e difficoltosa. I militari volevano individuare la creatura e costringerla in un punto isolato per poi scaricarli addosso una quantità di fuoco sufficiente a ucciderla. Ma le ricerche nelle foreste furono inutili, le tracce del passaggio della creatura, anche se individuate, continuavano oltre il passo che portava alla valle, dove i soldati non le seguirono più.