La testardaggine di certa genta non ha limiti. La città di Saint Louis ha deciso di continuare la sua battaglia per rendere illegali i videogiochi violenti, a dispetto del pronunciamento della Corte d'Appello (http://www.tgmonline.it/forum/index.php? t=msg&th=90275) dell'Ottava Sezione del Tribunale degli Stati Uniti che stabilisce, da un punto di vista anche giuridico, che i videogiochi sono da considerare a tutti gli effetti espressioni della creatività umana, e vanno quindi tutelati dal Primo Emendamento.
Qualche giorno fa, infatti, alcuni avvocati che rappresentano la citta hanno chiesto alla Corte d'Appello di cui sopra di rivedere la propria decisione. Si chiede, in poche parole, di annullare quanto stabilito il 4 giugno, ossia che "aneddoti e supposizioni non sono sufficienti a dimostrare la correlazione tra videogiochi violenti e comportamenti violenti".
I legali della città affermano che è solo questione di buon senso capire che vedere continuamente omicidi su un monitor rende un ragazzo più aggressivo; e che chi non ha mai visto uno dei videogiochi sotto accusa non ha idea della violenza che viene mostrata. Non sono stati risparmiati gli argomenti più vecchi, triti e ritriti sull'argomento: in GTA si fa sesso con una prostituta e poi la si può ammazzare con un piede di porco (sesso con una prostituta? piedi di porco? e questi sono quelli che affermano di aver visto i giochi di cui (s)parlano?); ancora, la violenza dei videogiochi è peggio di quella di un film o comunque vista in televisione, perché richiede un coinvolgimento attivo da parte del giocatore (il bambino, in questo caso), che vede premiato il suo comportamento aggressivo. A favore dei sostenitori della revisione della sentenza ci si è messa anche la American Academy of Pediatrics, secondo cui i videogiochi sarebbero responsabili dell'aumento della violenza nei minori in percentuali che vanno dal 13 al 22 percento. Unica voce fuori dal coro, quella di Stuart Fischoff, docente di psicologia dei media alla California State University, secondo cui in molti di questi studi sui videogiochi e la violenza, spesso si tende a confondere l'eccitazione con l'aggressività.
E, come al solito, le classificazioni della ESRB (Entertainment Software Rating Board), stilate dalle stesse case produttrici - un meccanismo del tutto analogo a quello adottato dalle case cinematografiche - non bastano. Che ci volete fare? È arrivata l'estate...