__Sting__ ha scritto mer, 17 agosto 2005 alle 16:09
Luc1, hai citato il film "The Island", tra l'altro bellissimo.
Nella tanto vituperata America, il film è etichettato "PG-13", il che vuol dire che i genitori sono "fortemente avvertiti" che il film potrebbe non essere adatto ai minori di 13 anni a causa di "sequenze molto forti, violenza, qualche scena sessuale ed un linguaggio un pò rude".
Nessuno impedisce ai minori di 13 anni di andarlo a vedere, spetterà alla discrezionalità dei loro genitori decidere se possono o meno andare.
A me questo sembra un buon metodo. Non ci sono divieti a priori, ci sono solo dei chiari avvertimenti su ciò che "potrebbe turbare" un ragazzino. Poi chi meglio del suo genitore potrà giudicare se è opportuno che egli lo veda oppure no? Ecco perché non c'è nessuno scandalo.
Tornando ai videogiochi: secondo me si sbaglia a paragonarli ad un libro o ad un cartone animato o ad un film: il coinvolgimento che un videogioco può dare è di un'ordine di grandezza superiore, se non addirittura due.
E' per questo che bisogna andare con i piedi di piombo su ciò che propongono i videogiochi, soprattutto (l'ho già detto prima) con il progressivo avvicinarsi alla tanto famigerata "realtà virtuale".
Secondo me il dire: "nei giochi mettiamo tutto quello che ci viene in mente" può avere delle conseguenze negative. Forse mettere qualche paletto (come quello di non rendere accessibile al gioco a chi non si presume sia sufficientemente maturo) non è sbagliato, né liberticida. That's my word.