keiser ha scritto lun, 10 novembre 2003 alle 10:35
Qualche giorno fa è arrivata in redazione la review copy di
Call of Duty, il nuovo shooter bellico di Activision sviluppato dalla Infinity Ward. Senza voler anticipare alcunchè della recensione, senza voler nulla togliere alla qualità del gioco (anzi), vi devo confessare che dopo il tutorial e metà della prima missione ho deciso che non l'avrei più toccato. E, ribadisco, non perchè non sia bello, al contrario: una volta paracadutato oltre le linee nemiche, con i proiettili che ti fischiano sulla testa, il rumore dei cannoni in lontananza, i traccianti che illuminano la notte, la sensazione di trovarsi in Normandia è quantomai
forte.
Mi rendo conto che il terreno su cui mi sto inerpicando è piuttosto spinoso, e finisce col toccare argomenti estremamente personali: che cosa ci si aspetta da un videogioco? Puro divertimento? Svago per la mente? O magari si cerca un maggiore coinvolgimento, anche mentale, un'esperienza che ci permetta di comprendere meglio alcuni eventi? Domande che calzano alla perfezione anche nel cinema, nei fumetti e nella musica. "Salvate il soldato Ryan", "La sottile linea rossa": grandi film, ma non credo che li rivedrò tanto presto, e il motivo è lo stesso. Un simile coinvolgimento (supportato da una descrizione molto realistica) in eventi così drammatici non rientra, attualmente, in quello che io
personalmente considero "videogioco". Leggero, forse superficiale, oggi sono così.