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ROMA - Mai più espressioni come 'sporco negro' rivolte a persone di colore. La Corte di Cassazione ci ripensa e con una sentenza di oggi stabilisce che indirizzare a una persona di colore un'espressione del tipo 'sporco negro' è indice sempre e comunque di razzismo. E' la stessa quinta Sezione a fare marcia indietro, proprio quella Sezione che solo alcuni giorni fa aveva detto che usare la parola negro non sempre costituisce reato.
Gli 'ermellini', nella sentenza 9381, mettono nero su bianco che "il riferimento, gratuito con questa parola al pigmento dell'offeso, assume significato intrinsecamente discriminatorio, solo che si rilevi che quasi ogni domenica negli stadi di questo paese talune tifoserie apostrofano con la parola negro alcun giocatore avversario, per non dire di cartelli esposti all'esterno di pubblici locali di talune città". E poi, rileva ancora la Corte a riprova della connotazione discriminatoria del termine negro, "non risulta adottata in Occidente alternativamente l'espressione 'sporco giallo', né in africa o in Cina 'sporco bianco'". Di qui "lo spregio non occasionale dell'attributo, che si rapporta - scrive il relatore Mario Rotella- nell'accezione corrente ad un pregiudizio manifesto di inferiorità di una sola 'razza', che inquina il costume fino al punto da radicare manifestazioni di gruppo (di qui l'aspetto della previsione dell'aggravante)".
A far tornare sui propri passi i supremi giudici un caso che arriva da Trieste dove Sergio G., 54 anni, rivolgendosi a bimba di colore di 6 anni che raggiungeva il padre in un luogo pubblico dove si era tenuta una riunione sulle questioni ambientali,
l'aveva apostrofata dicendole: "Vai via di qua, sporca negra".
Per quella frase l'uomo era stato condannato dalla Corte d'Appello di Trieste, con sentenza del 15 marzo 2005, per ingiuria aggravata a 1.200 euro di multa oltre al risarcimento del danno liquidato in 3.500 euro. Memore di precedenti sentenze che avevano adottato tolleranza nei confronti dell'espressione 'negro', Sergio G. si è rivolto alla Cassazione escludendo che l'espressione utilizzata fosse finalizzata alla discriminazione o all'odio etnico o razziale.