E se a dirlo sono Will Wright e J. Allard, non esattamente i primi arrivati nel mondo del videoludo, c'è - se non da crederci - almeno da ragionarci su. In un intervento alla Entertainment Gathering, i due hanno evidenziato quello che negli anni a venire sarà il ruolo sempre più attivo dei giocatori, anche nella creazione del "content" dei videogame, del loro contenuto.
Wright ha citato il suo Spore, che permetterà di far evolvere nuove specie, che da semplici microorganismi potranno diventare vere e proprie divinità. E nel mezzo, la costruzione di nuovi mondi. Mondi che saranno disponibili a tutti i giocatori, che potranno visitarli, conquistarli, ecc.
«Il videogioco è l'unico medium nel quale gli sviluppatori cedono il controllo del protagonista. Cediamo anche quello di regista e produttore!», ha detto Allard, prendendo a modello altre realtà come Wikipedia e l'Open Source, che vivono del contributo della community che vi ruota attorno.
Del resto, con i budget di sviluppo che lievitano in continuazione, onde evitare un continuo aumento dei prezzi, quella di coinvolgere i giocatori è una possibile via di uscita dal circolo vizioso.
Che, seppur timidamente, sta già prendendo piede: Wright cita a ragione The Sims e Sim City, dove la gente passa ore a costruire nuove città, customizzando i personaggi e creando nuovi oggetti. A me - più timidamente - viene in mente al volo Trackmania Nations: alle cento e passa piste già presenti nel gioco si sono rapidamente affiancati altri centinaia di tracciati fatti dai giocatori, così tanti che non basterebbe una vita intera per correrli tutti.
L'idea, insomma, dice Wright, è che «invece di mettere i giocatori nei panni di Luke Skywalker o di Frodo Baggins, li si mette in quelli di George Lucas».
Tutto molto bello e tutto molto condivisibile, ma nel ragionamento di Allard c'è un errore di fondo: Wikipedia è gratis, il software Open Source lo è quasi sempre. I videogiochi no. A meno che non intendano distribuire gratuitamente Spore, ma non vorrei peccare di ottimismo...