È stato pubblicato ieri dal Ministero per l'Innovazione e le Tecnologie il Rapporto innovazione e tecnologie digitali in Italia, un malloppazzo da 160 pagine in formato pdf che, tra tante astrusità (ed astrazioni) politiche e un po' di prolissità, descrive una situazione tutt'altro che rosea per il nostro paese per quanto riguarda l'informatica e la relazione tra cittadini e computer. Il «livello di penetrazione delle nuove tecnologie nel sistema italiano appare storicamente inferiore agli altri Paesi europei»; in altre parole, non ce la facciamo a stare al passo del resto della UE, sia nell'industria che nella vita di tutti i giorni. Lasciamo stare la fruizione più o meno consapevole di servizi "avanzati" o lo sfruttamento di tecnologie più o meno all'avanguardia (su tutte, la banda larga). Il dato evidente è che due terzi degli italiani (più o meno) non sa usare un computer. Due persone su tre. Se ci pensate, è piuttosto inquietante. Riuscite a identificare qualcuno del vostro cerchio di conocenze (anche superficiali) che appartiene al gruppo dei cosiddetti "analfabeti informatici"? Io ci ho provato, e ho grossolanamente stimato una percentuale del 4/5% (ragionando per eccesso). Questo vuol dire che c'è tutto un mondo, là fuori, distante dal mio, dal nostro, che dei computer non sa davvero che farsene. E la cosa, nel 2003, mi preoccupa un po', non foss'altro per la loro importanza, al di là del divertimento e del videoludo. Però mi incoraggia pensare che solo cinque o sei anni fa, rimanendo nell'ambito dell'analisi personale e approssimativa, la percentuale di non-informatizzati che conoscevo era decisamente superiore ad oggi...