Ammettere di avere sbagliato è sempre stata la cosa più difficile del mondo, anche per Fonzie.
Si cerca sempre di dire “sì, però…”
Lo so bene, perché in vita mia ho dovuto chiedere scusa più volte, avendo sbagliato tante volte.
E chiedere scusa è rinunciare a ogni scusa, se mi si consente il gioco di parole.
Lo stiamo insegnando da sempre alle mie figlie che, se sbagliano, devono chiedere scusa. E farlo bene. Mica “…uu’a”.
-EH?
“…UUUsa”
-NON SENTO!(alla Full Metal Jacket)
- ssssscuus.
Vabbè, le scuse più belle sono quelle che nemmeno ci aspettiamo, quando le belve vengono da noi, dopo avere fatto un capriccio inutile e per questo grosso e protratto nel tempo e appoggiando la testolina contro il nostro fianco dicono “scusa, mamma…scusa, papà…”
E sapete come si fa a insegnare a un bambino a chiedere scusa? Cominciamo noi genitori a farlo.
Quando sbagliamo. E vi assicuro che sbagliamo tante volte.
Sbagliare, SI PUO'.
Poi, però, SI DEVE ammettere di avere sbagliato.
Chiusa la parentesi di Giuffredo Stancabuoi, il pedagogo pedante, veniamo a noi.
Quello che è successo ieri è stato qualcosa che a me, personalmente non è mai successo. Di vedere, cioè, una sollevazione così imponente a sostegno di noi autori, a cui un importante quotidiano nazionale ha preso senza chiedere delle vignette, per realizzare un libro da vendere a scopo benefico.
Un fatto piccolo. E gravissimo. Perché oggi è una vignetta, domani è una striscia, dopodomani è una storia. Poi c’è il motorino, la lavastoviglie e il cane, e su, su, fino alla mia nuova action figure di darth vader : "trovo insopportabile questa lesione del diritto d'autore!"
Uno sbaglio. E come diceva quel famoso personaggio apparso in tante vignette satiriche: “chi non ha peccato, scagli la prima pietra”.
Per noi autori, è stato come se ci avessero sventrato la casa. Una casa fatta di correttezza, contratti, lavoro e diritto. D’autore, appunto.
Così, ieri ci si telefonava tra noi, arrabbiati, perplessi la maggior parte, pronti a combattere.
E voi lettori ci avete sostenuto con messaggi di solidarietà.
Ma mica due o tre.
Per dire, la mia pagina ufficiale di face book, che come “vitalità” è simile a quella de “LA PESCA, UN HOBBY, UNO SPORT” e quando va bene raggiunge una copertura del post di 20.000 contatti, stamattina ha il contatore che segna un milione e centomila. Nemmeno avessi pubblicato la recensione di STAR WARS 7 a un anno dall’uscita.
Il post in cui protestavo per l’uso improprio della vignetta ha raggiunto (a oggi) 1.036.288 persone.
Con 12.360 condivisioni.
Per questo sostegno, che non è ovviamente solo a me, ma anche agli altri autori coinvolti, vi ringrazio. Vi ringraziamo.
E vi lascio immaginare come sia difficile, per chi ha sbagliato, chiedere scusa, di fronte a tutta questa gente.
Oggi sono uscite le “scuse” del direttore del Corriere.
Metto le virgolette perché non è venuto a poggiare la testa contro il mio fianco, dicendo “scusa, leo ortolani”.
Mi spiace, signor direttore, ma anch’io lavoro con le parole, e so quando e come scrivere per dire una cosa senza dirla veramente.
Nonostante ci sia scritto nel titolo “una precisazione e le scuse”, lei non ha colto il punto della questione. Come mai avete violato il diritto d'autore?
Ma non si preoccupi. C’è chi lo ha fatto al posto suo.
Lei si chiama Luisa Sacchi ed è la responsabile della linea libri di RCS. E quindi del libretto pubblicato.
Le racconto com’è successo, perché è semplice.
Mi arriva, ieri pomeriggio, una prima email anonimamente firmata “corriere della sera”, in cui mi spiegano le ragioni del comportamento del giornale, che era a scopo benefico e che non c’era stato tempo di raggiungere tutti in tempo, per le autorizzazioni, eccetera, eccetera, e che se gli lascio un indirizzo saranno lieti di spedirmi delle copie del libro.
Rispondo, chiedendo con chi stia avendo uno scambio di email.
E dopo un po’, si fa avanti Luisa Sacchi. Nome, cognome e pure numero di cellulare, nel caso.
Così le ho fatto la domanda. Perché avete preso una mia vignetta senza chiedermi il permesso?
Una domanda semplicissima, a cui non è invece affatto semplice dare una risposta, a meno che non si abbandonino tutte le scuse.
Non mi aspetto nemmeno una risposta.
E invece Luisa viene avanti, sapendo di avere non solo me, ma tutti che la guardano. E in un silenzio orrendo, come scriverebbe Paolo Villaggio, inizia a spiegare le cose, che la beneficenza è importante (e su questo non ci piove), che la fretta…la fretta...
Poi, nella sua lettera di risposta, è come se ci fosse uno scarto, proprio all’ultimo passaggio.
Sono vicende, quelle di questi giorni, in cui si è sempre parlato di coraggio. Il coraggio delle proprie azioni.
Così Luisa Sacchi mi scrive (cit.) :
“E’ stato un errore figlio di una situazione particolare. Comunque un errore.”
COMUNQUE UN ERRORE.
Ringrazio Luisa Sacchi per quello che ha scritto.
Vuol dire tanto.
Il resto, sono solo “scuse”.