Il signor Li Hongchen abita a Pechino, ed è un grande appassionato di Redmoon, un MMORPG al quale ha dedicato gli ultimi due anni della sua vita, passati a raccogliere denaro, armi, artefatti, e ad accumulare esperienze su esperienze. Per seguire e coccolare il suo alter ego digitale ha speso, in questi ventiquattro mesi, un migliaio di euro tra connessione, abbonamento e ammenicoli connessi. Il sogno è durato fino a quando, un brutto giorno, un giocatore senza scrupoli con vezzi da hacker ha deciso di entrare nel suo account e scippargli tutto quanto, fino all'ultima moneta d'oro. Il signor Li, che in fondo è una brava persona, ha chiesto un risarcimento alla Teckwah Online, ma gli è stato risposto di no, trattandosi di semplici dati e non di beni "reali". Li si allora è rivolto ad un tribunale, che gli ha dato ragione e ha ingiunto alla compagnia di restituirgli il maltolto e di rendere più sicuri i suoi server. Non è la prima volta che leggiamo una cosa del genere, e possiamo star certi che non sarà l'ultima. La "contaminazione" tra reale e virtuale è ormai un dato di fatto: esistono siti che permettono scambi di valute virtuali in cambio di dollari sonanti, account bannati per sfruttamento della prostituzione... Il prossimo passo, credo che se lo augurino soprattutto le software house, saranno organi di controllo che puniscano i veri colpevoli e non gli sviluppatori. Anche perchè non si può continuamente far pagare allo "stato" per i crimini commessi dai suoi cittadini...