Sul Korea Herald è comparso un inquietante articolo sulla "battaglia" che il governo cinese ha avviato contro i MMORPG, i giochi online che tanto successo stanno avendo in tutto il mondo, soprattutto in Asia (in particolare proprio in Corea); i titoli coreani, stando a quanto riportato nell'articolo, controllano il 70% del mercato cinese in termini di puro guadagno, ma dallo scorso mese di luglio (con buona pace della tempestività...) il ministro della cultura cinese ha imposto una "supervisione culturale su Internet" che obbliga i fornitori di giochi online e di tutti gli altri programmi che passano via Internet ad un controllo sui contenuti da parte del ministero. Per poter operare in Cina, i provider stranieri devono ottenere dal governo un apposito "patentino". Un caso per tutti: la NCSoft, che ha sviluppato Lineage II, il MMORPG più giocato del mondo, non ha ottenuto il via libera. Non si ferma insomma, almeno apparentemente, la mannaia censoria del governo cinese, che in questi anni sta cercando in ogni modo di ostacolare la libera circolazione delle informazioni sulla rete (ricorderete il caso della chiusura di Google e molti altri portali e motori di ricerca). Curioso è il fatto che ad essere oggetto di attenzione questa volta siano i MMORPG: che facciano "paura" per le situazioni e le dinamiche sociali su larga scala che sono possibili al loro interno... O si tratta di una "banale" mossa dettata da motivi economici?