Quando dico al ToSo che sto giocando a DooM 2 (grazie alla infinita quantità di megawad disponibili in rete), nel poco tempo che riesco a dedicare al ludo elettronico, mi sento sempre rispondere, con tono tra lo sprezzante e l'ironico, "ma quando cresci?". In parte forse è vero, in parte no.
Ultimamente non è che si sia visto in giro poi tutto questo granchè di titoli interessanti; d'altro canto, la familiarità che ho con il gioco è tale che esso ha assunto più il ruolo di "scacciapensieri" temporaneo, come può esserlo una partita a Solitario o Campo Minato (pardon, Prato Fiorito!), con le dovute distinzioni. DooM ha classe da vendere, Solitario un po' meno.
È un po' come quando guardi e riguardi un film per un sacco di volte: ogni volta ti accorgi di qualcosa di nuovo, apprezzi ogni dettaglio, scopri un'inquadratura particolarmente azzeccata, la cura nei dialoghi... Lo stesso avviene per DooM: più ci giochi e più ti rendi conto che la sua intrinseca bellezza, il debito che tutti gli shooter in soggettiva hanno nei suoi confronti non è per nulla casuale. Il gameplay è divertente, impegnativo, tosto, e ti accorgi che non un caso, ma che Romero e soci, in stato di grazia, hanno davvero scoperto strade nuove, hanno veramente trovato una magica alchimia che difficilmente si ritrova nei titoli di oggi. Forse c'era più passione e meno business, forse c'era più tempo da dedicare allo sviluppo e meno ai piani di marketing, chissà. Se vi va, leggetevi questo articolo, ne vale la pena