keiser ha scritto ven, 13 agosto 2004 alle 12:51
Sull'edizione online del New York Times di ieri è comparso un
articolo piuttosto preoccupato sulla sempre maggiore diffusione di stereotipi razziali all'interno dei videogiochi, dove gli afroamericani o gli ispanici sono sempre lì con i catenazzi al collo e il mitra in mano. Il primo gioco a finire nel mirino del giornalista è - indovinate un po'? -
GTA San Andreas di Rockstar, che comincia ad essere oggetto di polemiche quando mancano ancora mesi dalla sua uscita, cui si aggiungono
Def Jam Fight for NY di EA, dove un sacco di «personaggi stile hip-hop» si sparano e si picchiano nella metropolitana; e poi
25 to Life di Eidos e
Notorious: Die to Drive di Ubisoft, tutti più o meno sullo stesso stile, ma la lista potrebbe continuare. Niente di neanche lontanamente paragonabile a quello che si trova su certi siti web razzisti, tiene a precisare il giornalista, e mi mancherebbe altro. Non posso però nascondere di essere per la prima volta d'accordo con l'assunto di base dell'articolo, che sbaglia prendendosela SOLO con i videogiochi, ma che ha ragione quando dice che gli stereotipi razziali sono in aumento. Avete mai visto un videoclip A CASO, uno qualsiasi, su MTV o qualunque altro canale musicale? Possibile che la gente di colore sia tutta così? Uomini muscolosi in pelliccia, con limousine e armati fino ai denti, donne seminude che ballano in maniera provocante? Ovviamente (...) no, ma la percezione che ci arriva è quella, ed è veramente fastidiosa, oltre che pericolosa.