Un nuovo, pericoloso ed inquietante binomio si profila all'orizzonte: non sufficientemente provati dal dover scaricare patch, bug fix, point release, patch di patch, patch in versione beta (sic) e quant'altro dopo aver speso sonante denaro per l'acquisto di un gioco che suolesi definire "completo", ma che sarebbe più corretto definire quantomeno "release candidate", agli utenti e i videogiocatori più accaniti viene inferto un nuovo colpo, quello delle demo non complete.
L'ultimo e più eclatante caso è senza dubbio quello di Devastation, del quale è uscito nei giorni scorsi il dimostrativo multiplayer, seguito a poche ore di distanza da una dichiarazione della ARUSH Entertainmente secondo la quale una patch per il demo sarebbe uscita a breve, per colmare i numerosi errori di netcode (ma non solo) che la comunità di giocatori aveva già trovato. E se in diciotto ore un numero consistente di utenti trova un quantitativo di bachi tale da giustificare un comunicato ufficiale (seguito da un primo code fix rilasciato ieri l'altro), appare evidente che non è stato eseguito un test adeguato sul prodotto. Tant'è che già ieri è uscita la nuova versione del demo, che include la prima patch e altre migliorie aggiuntesi nel frattempo. In mezzo a tutta questa caciara, la domanda sorge spontanea, come diceva il buon Lubrano: ma non potevano semplicemente far uscire il demo una settimana dopo? Ci avrebbero guadagnato tutti, dai programmatori (immagino lo stress, poveracci) agli utenti, che più che altro saranno frastornati da questo mare di release e fix vari...
Alla faccia dell'extreme programming...