Ormai non passa giorno senza qualche clamorosa rivelazione su Electronic Arts e la sua recente e forsennata bulimia da acquisti: prima l'accordo in esclusiva con NFL e AFL, un analogo tentativo andato a male con la NBA, poi l'accordo esclusivo della durata di quindici anni con ESPN (notizia di oggi), a seguire un reality show ispirato ai Sims (editoriale di ieri), quindi l'apertura di una etichetta musicale in collaborazione con Cherry Lane, a seguire l'acquisto del venti per cento delle azioni Ubisoft, e infine il tentativo sempre più pressante di impossessarsi di Digital Illusions CE. Tutto questo in poco, pochissimo tempo.
Per quanto mi sforzi, non riesco a togliermi dalla mente l'inquietante immagine del presidente di EA che, dall'alto del suo mega ufficio con doppia pianta di ficus e acquario impiegatizio, urla, con le mani al cielo, la bava alla bocca e gli occhi iniettati di sangue «io difenta patrone ti monto»!
Facezie a parte, è innegabile che siamo di fronte a qualcosa di assolutamente inedito nel settore dell'entertainment. Non credo che ad EA interessi solo produrre più giochi sportivi di chiunque altro, o controllare una piccola software house che ha all'attivo un paio di titoli di successo. Limitarsi ad osservare le singole azioni non aiuta a definire un quadro complessivo; il disegno che si intravede sullo sfondo è piuttosto chiaro, ed è lo stesso Gerhard Florin, direttore della divisione europea, a definirne meglio i contorni: «EA punta a diventare il più grande produttore di entertainment nel mondo», ponendosi in competizione diretta con la corazzata Disney.
E chi li ferma più, questi? Forte di un fatturato di tre miliardi di dollari (anche se lontano dai trenta di Topolino) lo scorso anno, e decine di milioni di videogiochi venduti nel solo 2004, EA può fare praticamente quello che vuole. Il che, non lo nascondo, un po' mi spaventa. Forse è vero che il futuro sta davvero nella convergenza tra i diversi settori dell'intrattenimento: musica, cinema, televisione, videogiochi, sport... La potenza delle console di nuova generazione («che permetteranno di avere un prodotto di qualità come Finding Nemo, però interattivo» - sempre parole di Florin) aiuterà sicuramente a fondere mondi apparentemente diversi e lontani, che in questi mesi stanno cominciando a sfiorarsi appena. E se le cose vanno avanti di questo passo, possiamo stare certi che il logo Electronic Arts sarà presente praticamente ovunque.