Su invito di Scutum apro un bel post sulla questione orientale, argomento interessante ma poco conosciuto perchè è stat a lungo tempo "politicamente non corretto".
Per confini orientali dell'italia si intendono le zone dell'Istria, della Dalmazia, della Venezia Giulia e del Friuli.
queste zone furono governate a lungo dai Venziani, i quali lasciarono tracce evidentisime nelle città: per esempio la città di Zara, prima di essere rasa al suolo dai bombardamenti alleati, era una tipica città veneziana così come gran parte della città dell'Istria. La popolazione cittadina era composta in grande maggioranza da Italiani mentre le campagne erano prevalentemente abitate da slavi.
Dopo la caduta di Venezia, l'intera regione orientale passò all'impero austroingarico che mantenne alcune zone fino alla sua caduta definitiva. Il Friuli e parte della Venezia Giulia passarono sotto l'italia con la terza guerra d'indipendenza mentre l'Istria e Trieste vennero liberate soltanto con la fine prima guerra mondiale.
Ma come scoppiò la questione orientale?
Semplice, già nel risorgimento gli italiani delle città cominciarono a pensare di unirsi all'italia ma tal progetto non riuscì mai. il nazionalismo italiano accentuò ancora di più questa tendenza unitaria tanto da far preoccupare gli Austriaci che cerarono di slavizzare le città. Tuttavia però, nelle campagne, anche il nazionalismo croato e sloveno si faceva sentire e si scagliava sopratutto contro gli Italiani, padroni delle città. La Serbia invece covava segretamente il sogno di diventare il piemonte dei balcanio estendendo la sua zona di influenza fino al Tagliamento.
La prima guerra mondiale fu accolta con grande favore dalle città orienatali visto che finalmente si sarebbe potuto completare quel processo unitario cominciato nel risorgimento.
Lo stato italiano, inizialmente neutrale, fu convinto dalla triplice intesa ad entrare in guerra promettendogli il possesso dell'Istria, della Dalmazia fino all'Albania. Senza poi contare il via libera in africa per una eventuale invasione dell'Etiopia.
Lo stato italiano, già da tempo lacerato dalle tensioni sociali, vide nella guerra una possibilità di riscatto agli occhi della gente. quando però, alla fine della guerra, i nostri alleati decisero di non rispettare gli impegni presi nel 1915, D'Annunzio
coniò il termine di "vittoria mutilata". Quest'ultima non fece altro che aggravare la crisi dello stato liberale in Italia che era ormai destinato a morire ( si pensi solo al biennio rosso ed allla rivoluzione fascista).
Nel confine orientale scoppiò la questione di Fiume, città italiana, che non era stata consegnata all'Italia. Fu proprio in questa città che nel 1919 D'annunzio marciò con 2000 legionari. Fiume diventò il simbolo del pattriotismo italiano e il governo Nitti ignorò D'Annunzio poichè sapeva che i militari italiani, simpatizzando per questa impresa, non avrebbero mai marciato contro D'Annunzio.
Con la salita al governo di Giolitti si giunse al trattato di Rapallo che decretava Fiume città libera e Zara, più altre quattro isole, italine. D'annunzio non volle obbedire al trattato e così fiume fu presa a cannonate dalla Regia Marina.
La questione di Fiume fu risolta ma lo stato liberale aveva ormai dimostrato tutta la sua debolezza senza contare lo smacco subito a causa del bombardamento di altri fratelli italiani.
I nazionalisti Italiani, provocati da quelli salvi, cominciavano intanto a promuovere una politica di italianizzazione nei confronti degli slavi. Questo progetto fu portato avanti anche dai fascisti.
Ed è proprio in questo momento che nasce una cosa che, nel corso della seconda guerra mondiale, creerà uno dei più grandi equivoci di sempre: Lenin, nella sua dottrina internazionalista, faceva usbergo al nazionalismo slavo frustrato e QUINDI MOLTI SLAVI DIVENTARONO COMUNISTI PUR NON ESSENDOLO AFFATTO NELLA REALTA'.
Il governo fascista varò comunque le leggi di italianizzazione che non riconoscevano in alcun modo la lingua slava ed infine si procedette all'italianizazione dei cognomi.
La situazione rimase più o meno questa fino all'invasione della jugoslavia. E'innegabile che il tentativo di italianizzare gli slavi ma non si può assolutamente aprlare di pulizie etniche promosse degli italiani. Cose del genere non passarono mai nella testa dei nazionalisti e nemmeno in quella dei fascisti.