n questi ultimi giorni ne sono successe un po' di tutti i colori. Mi limito alla fredda cronaca: i quattro giovani universitari che hanno patteggiato in un processo che li vedeva accusati di scaricare musica dalle reti dell'università; le sentenze dello Stato della California secondo cui i "figli" di Napster Morpehus e Grokster non sono perseguibili, esattamente come i produttori di macchine fotocopiatrici: mettono a disposizione un servizio che di per sè non è illegale, e la colpa è solo di chi ne fa un uso scorretto (leggasi fotocopiare i libri). Alla luce di questa sentenza, Napster potrebbe persino ritornare...
Ancora, Madonna che per impedire la "fuga" del suo disco su Internet ha messo in circolazione falsi mp3 pieni di suoi improperi ai pirati, con l'unico risultato di farli diventare piccoli oggetti di culto, già sfruttati in numerosi remix non ufficiali; la Apple, che con il suo negozio online di musica (solo per possessori di Mac residenti negli Stati Uniti, per il momento) vende un milione di canzoni in una settimana, al prezzo di un dollaro l'una; e ancora, la minaccia da parte delle principali major della musica (Universal, Sony, Emi, BMG e Warner) di "farsi giustizia" da sole arruolando uno stuolo di hacker che crei dei programmi in grado di intrufolarsi e far danni nei PC di chi scarica software illegalmente; da ultimo, la clamorosa decisione di un provider americano, che potrebbe presto essere imitata da altri, di "tagliare" le connessioni di chi, tra i suoi utenti, frequenta eMule, uno degli innumerevoli (e più di successo) programmi peer-to-peer, così da evitare di essere citato in giudizio dalla RIAA (la associazione delle case discografiche): per la serie "prevenire è meglio che curare"...