Leggevo ieri la recensione di Danny the Dog su corriere.it, dove il cronista chiude la sua mini-review con questo commento: «ogni scena sa di risaputo, ogni stacco di montaggio è prevedibile, ogni battuta vorrebbe essere significativa e invece è solo scontata: film costruiti a tavolino, già masticati e digeriti, per chi confonde ancora un videogioco con il cinema». Ecco, questa è una di quelle recensioni-tipo che mi manda in bestia.
E non per la qualità della pellicola in sè (recensita anche da noi nel Movie Machine), di cui non me ne può fregare di meno in questa sede, ma per l'accostamento film-videogame.
Che, manco a dirlo, è negativo.
Stesso discorso per Episodio III (e mille altri, eh), dove non sapendo bene cosa dire, molti critici l'hanno definito un «gigantesco videogame».
Non voglio far deragliare la discussione sul prevedibile binario del giornalista generalista che non conosce i videogiochi e ne parla male (anche se è difficile ), ma cercare di capire da dove nasce l'accostamento, e qui mi rivolgo a voi per avere delle risposte che mi aiutino in questo senso.
Ci si riferisce forse alla frenesia del montaggio o della "velocità" con cui viene narrata una storia? Perchè? Alla rapidità con cui si inseguono le immagini? Boh.
Perchè un videogame dovrebbe essere caratterizzato da una storia «masticata e digerita», nella quale ogni battuta «è solo scontata»? Non sarà il critico ad avere un po' di confusione in testa, e non lo spettatore?