Quote:
Cari amici,
volevo precisare che:
- i divorziati "senza colpa" possono regolarmente avere accesso alla comunione;
- i risposati non possono prendere la comunione;
- il motivo è dovuto al fatto che il divorziato risposato professa pubblicamente una posizione di peccato (nel matrimonio cattolico si promette davanti a Dio di legarsi al coniuge per sempre);
- come in parte accennato dai giornali, papa Benedetto è vicino al tema dei divorziati "senza colpa". In pratica starebbe studiando dei documenti che prevedano per questi la possibilità di risposarsi senza peccato... ma al momento non ci sono novità in materia!
- i divorziati risposati possono essere "pienamente" cattolici!
- il dibattito nella Chiesa riguarda il fatto che l'Eucarestia non è un diritto, ma un dono, a cui si accede quando in comunione di spirito con Dio;
- vi ricordo che nella Chiesa tutti i credenti si riconoscono peccatori; ma professare pubblicamente uno stile di vita non consono con quanto previsto dalla Chiesa è questione diversa... da qui l'allontanamento dall'Eucarestia;
- le parrocchie più attente alle situazioni personali predispongono dei momenti celebrativi diversi per coloro che non possono accedere all'Eucarestia.
Non nascondo che la morale in tema di divorzio mi mette in difficoltà. Sono credente e credo fortemente nell'inviolabilità del matrimonio. Ciononostante sono stato vicino a persone che hanno concluso delle relazioni importanti: sposati o meno, con o senza colpa (con quello che vuole dire). Ma anche nei casi peggiori... sono sensibile allo sforzo delle persone che non si arrendono e cercano di ricominciare. Quindi la teoria dell'Eucarestia dono/diritto talvolta mi mette in difficoltà.
Questo non vuol dire che apprezzi molti degli interventi letti qui sopra. C'è chi scrive "ennesimo abominio della Chiesa", "un'altra ipocrisia", "etc" senza conoscerne l'insegnamento, senza avere la minima idea di cosa sia l'esperienza di un credente costretto al rimorso.
Capisco che ci siano tanti motivi per provare rancore verso la Chiesa. Ma quando non si conoscono le situazioni (perché con tutte le ragioni del mondo non si è credenti, non si è praticanti, non si conoscono le regole della Chiesa) il silenzio è la migliore risposta.
Con affetto,
Michele