Hanno messo i rifiuti in divieto di sosta
Hanno messo i rifiuti in divieto di sosta
A Roma non ho mai visto quei secchioni "nuovi" sulla destra, nè tantomeno sono anni che vedo quelli vecchi sulla sinistra ancora con le rotelle; ormai ovunque sono fissi e scaricati dall'apposito camion con braccia meccaniche, anche se ricordo con occhi di bambino il camion dove i due tizi attaccati scendevano e spingevano tramite ruote il secchione verso le braccia meccaniche
ma devo pensare a tutto io...
Palermo
Scontro sull'emergenza rifiuti
"Rischiamo la fine di Napoli"
L'emergenza rifiuti, con l'incubo che Palermo diventi come Napoli, irrompe nel dibattito politico. "Non voglio immaginare che si possa arrivare alle vicende di Napoli. Dobbiamo scongiurarlo", dice il presidente del Senato Renato Schifani, mentre il sindaco Diego Cammarata ha attaccato Lombardo: "L'emergenza è colpa sua" ma il governatore ribatte: "E' lui inadeguato"
di SARA SCARAFIA
L'incubo che Palermo diventi come Napoli, una città invasa dai rifiuti che non si sa più dove scaricare. È l'incubo che entra a gamba tesa nel dibattito politico: "Non voglio immaginare che si possa arrivare alle vicende di Napoli. Dobbiamo scongiurarlo". A dirlo ieri è stato il presidente del Senato Renato Schifani, mentre il sindaco Diego Cammarata non ha usato giri di parole: "L'emergenza? Colpa del governatore Lombardo".
Schifani ieri è intervenuto sul caso spazzatura: "Ciascuno farà la propria parte - ha detto - registro una mobilitazione da parte di tutte le istituzioni. Credo che Cammarata nell'incontro che ha avuto a Palazzo Chigi parlando con il presidente del Consiglio e il sottosegretario Bertolaso abbia fatto il punto su questo tema". Schifani si rivolge anche al governatore: "L'emergenza è anche regionale. Credo che il presidente Lombardo stia lavorando per contenerla".
Ma Cammarata appena tornato da Roma, dove ha incassato il sostegno del premier Berlusconi, ieri ha attaccato frontalmente il presidente della Regione: "Le responsabilità in ordine ai rifiuti sono esclusivamente di Lombardo per i ritardi nell'approvazione del Piano di rifiuti regionale e di un sistema alternativo di smaltimento - dice il sindaco - Aspetto le nuove gare per la realizzazione dei termovalorizzatori. Le affermazioni trite e ritrite sulle infiltrazioni mafiose in queste opere fatte del presidente della Regione, non lo salvano dal trovare soluzioni alternative".
A Cammarata in serata replica una nota della presidenza della Regione: "Il sindaco, come unico socio dell'Amia era tenuto ad obblighi di vigilanza e di diretto intervento nella gestione, con personale responsabilità - si legge nella nota - Poteri che non ha esercitato e che lo rendono del tutto corresponsabile, quantomeno nel giudizio di inadeguatezza che lui ha rivolto ai precedenti amministratori di Amia, con i quali condivide la responsabilità per Bellolampo, che mette oggi in crisi il sistema della raccolta dei rifiuti in tutta la Sicilia".
In difesa di Lombardo scende in campo Salvatore Lentini, deputato regionale autonomista: "Cammarata si dimetta". Ieri il primo cittadino ha incontrato il prefetto Giancarlo Trevisone a Villa Niscemi: una visita di commiato visto che Trevisone la settimana prossima lascerà Palermo. "Lo ringrazio anche come commissario per l'emergenza rifiuti". Il sindaco a Roma ha incontrato Bertolaso e il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che hanno assicurato che nomineranno subito un nuovo commissario.
Sulla quinta vasca, che ha diviso struttura commissariale e Amia, non è stata ancora detta l'ultima parola: lunedì ci sarà una conferenza di servizi per vagliare l'autorizzazione definitiva all'utilizzo del nuovo bacino. "Stiamo collaborando con la prefettura per portare a compimento tutto l'iter per l'utilizzo della vasca e scongiurare l'emergenza", dice uno dei commissario straordinario di Amia Paolo Lupi.
Intanto, però, la raccolta procede tra i rallentamenti: la quarta vasca, ormai satura, consente ai camion di scaricare solo uno alla volta. L'Amia sta utilizzando fino al limite il vecchio bacino, contando che a partire dal primo luglio il nuovo possa essere già utilizzato. In alcune zone della città i cassonetti sono ancora pieni. Il rischio nel fine settimana, con i netturbini che lavorano a ranghi ridotti, è che il fronte dell'emergenza possa allargarsi.
Viaggio nella Palermo
sommersa dall'immondizia
Cataste di rifiuti, mobili e eternit. I cassonetti traboccano. L'accusa: «Sono i signori che ristrutturano le loro ville»
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PALERMO - Per loro fortuna i duemila turisti sbarcati ieri mattina da due palazzi galleggianti come la Fantastica e la Concordia per scoprire la città fra carrozzelle addobbate come carretti hanno seguito la direttrice che dal porto arriva a Piazza Politeama, lungo via Emerico Amari, cinquecento metri puntellati da cassonetti sporchi e scoperchiati, lerci e maleodoranti, ma svuotati nella notte. Così, forse, Palermo ha evitato di offrire ai croceristi per l’ennesima volta l’immagine e il disastro di una nuova Napoli. O, come ha sferzato con un titolo della scorsa settimana Le Monde, di «città pattumiera». Sporca, ma senza montagne di rifiuti. Anche se resta nelle foto ricordo il profilo tetro di contenitori simili a bocche spalancate di vecchi sdentati, i coperchi piegati o spezzati. Poteva andare peggio, direbbe con una delle sue battute Fiorello. Sarebbe bastata, infatti, una piccola deviazione sulla destra, prima della cupola del Teatro Politeama, per restare ancora più sconvolti davanti alla discarica a cielo aperto del Borgo Vecchio, un mercato nel cuore della vecchia Palermo dove si può comprare di tutto, anche la notte. A due passi da botteghe e bancarelle, da griglie con sgombri e «stigghiole» fumanti, ecco una catasta di materassi sfatti, armadi sfondati, sedie e tavoli squinternati, resti di frigo, radio e tutto ciò di cui ci si può liberare. Compreso un serbatoio di eternit, come succede nella piazzetta trasformata dai ragazzi in un campetto di calcio recintato, una gabbia, unico modo per delimitare lo spazio fra gioco e monnezza.
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Inferno Bellolampo
È una delle immagini consegnate dal cuore di Palermo, dal «cuore di cactus», per usare il titolo di un libro di Antonio Calabrò che, come ogni scrittore nato da queste parti, ama e odia una terra dove sui rifiuti si scatena una guerra politica e rischia di esplodere una bomba ecologica chiamata Bellolampo. Nome di un brutto monte dove i gabbiani sembrano topi volanti. Una discarica al collasso che alimenta i liquami del cosiddetto percolato, un lago di melma che si infiltra insidiando la falda. Un girone dantesco, meta di autocompattatori rotti e insufficienti. Specchio di un’azienda colabrodo, l’Amia, un buco di oltre cento milioni di euro, proprio ieri mattina inseguita in tribunale da 2.400 creditori che chiedono 44 milioni per forniture mai saldate. Forniture in qualche caso ai raggi X di ben altre indagini. È il caso del lavaggio «esterno » al quale si appoggiava l’Amia, quello dei boss Lo Piccolo a San Lorenzo. Sotto processo un’intera gestione, il sindaco Diego Cammarata con dodici fra direttori e amministratori. Compreso l’ex presidente Enzo Galioto, ancora ben protetto dal suo seggio di senatore Pdl. Resteranno nella storia degli scandali i viaggi ad Abu Dhabi per trasferire negli Emirati un presunto know how della «differenziata » allora mai sperimentata in Sicilia. Un buco nell’acqua. E un buco nel bilancio di un Comune sull’orlo del dissesto. Bocciata la proposta del sindaco per l’aumento della tassa immondizia, la Tarsu, non si sa cosa fare perché la prima voce dei tagli è la Gesip con i suoi duemila dipendenti assunti per cooptazione.
Sindaco in vacanza
È questa la catena di guasti antichi e recenti che sta dietro un viaggio fatto ieri mattina spostandoci da borgate decentrate come Pagliarelli e Bonagia a Villa Sperlinga, il cuore residenziale di una Palermo do ve gli abitanti di via Libertà o piazza Leoni scoprono con soddisfazione i primi esperimenti di «differenziata». Anche se proprio a piazza Leoni, di fronte all’ingresso di Villa Airoldi, sede di un Golf Club fra giardini e vasche del Settecento, la titolare dell’edicola all’angolo, Giovanna Calabrese, indica esterrefatta una vasca dei nostri giorni colma di rifiuti, come fosse un cassonetto: «La differenziata è una gran cosa, ma se i signori della cosiddetta "Palermo bene" ristrutturano casa buttando tutto per strada vince l’inciviltà...». S’intrecciano così le colpe degli amministratori e le cattive abitudini di chi a Palermo vive. Anche se fra siti web e manifesti prevale il refrain sul sindaco, «Cammarata vattene». È lo slogan pennellato su un paio di teli stesi da cittadini semplici ai loro balconi, quartiere Matteotti, il più signorile, a due passi dalla elementare Garzilli. È un crescendo. E Cammarata, appena tornato dal Sudafrica dopo una gita «mondiale», respinge le critiche di chi ha pure presentato una mozione di sfiducia: «Che male c’è a prendersi tre giorni di vacanza?». Quesito che rimbalza in una città da dove parte una sua disperata lettera appello alla Prestigiacomo, a Bertolaso, a Gianni Letta perché ministero dell’Ambiente, Protezione civile e Palazzo Chigi lo ascoltino: «Chiedo da gennaio dell’anno scorso lo stato di crisi...».
Percolato d'oro
Lo ascoltano un po' meno alla Regione, dove prevale il contropiede con Raffaele Lombardo, il governatore che ha detto no ai termovalorizzatori facendo saltare «un affare criminale», stando all’accusa lanciata anche dal suo assessore all’Energia Pier Camillo Russo. Un tecnico già andato in Procura per l’«emergenza percolato», convinto che qualcuno abbia interesse ad ampliare la misura del fenomeno: «Mi hanno chiesto di conteggiare 45 mila tonnellate di percolato smaltite in quattro mesi. Cioè 11.250 tonnellate al mese. Lavoro eseguito con autocisterne fornite di rimorchio. Trenta tonnellate ognuna a viaggio. Significa che ogni mese per 11.250 tonnellate occorrono 375 autocisterne che fanno la spola con Gioia Tauro ». I conti non tornano e Russo bacchetta: «Smaltire ogni tonnellata di percolato costa 80 euro. Così, per 45 mila tonnellate dovrei firmare un assegno da 3 milioni e 600 mila euro. Ecco perché il percolato non deve mai mancare. Non bisogna farlo finire mai...». È materia di indagine. E non è l’unico scontro, visto che adesso l’Amia litiga anche col prefetto Giancarlo Trevisone per la quinta vasca di Bellolampo collaudata senza loro tecnici. Una boccata d’ossigeno. Appena sei mesi per un nuovo possibile collasso che forse non può essere rovesciato solo sul sindaco. Ma echeggia nei suoi confronti il malessere. Nascono su Facebook gruppi come «Carta 9 gennaio» e Calabrò dialoga con uno degli allievi di Piersanti Mattarella, Antonio Piraino, un manager di Banca Nuova, sulla scia di altri scrittori, di Roberto Alajmo che denuncia incuria e degrado. In sintonia con chi raccoglie centinaia di foto sui rifiuti di Palermo e li piazza nella vetrina internet, «Il Valore delle Piccole Cose».
Cassonetti sudici
Sono foto come quella scattata ieri mattina alle 10.45 a piazza Pagliarelli, la borgata oltre la circonvallazione, dove Giuseppe Di Simone mostra schifato i cassonetti zeppi, i coperchi a pezzi: «L’autocompattatore passa, ma dentro restano luridi e nessuno li ha mai puliti». È quel che succede alle 11.10 in via del Bassotto, quartiere Bonagia. Divani, sedie, armadietti rotti circondano i cassonetti stracolmi, scrutati con disappunto da Giuseppe Santoro, pensionato: «Tutti si lamentano, ma nessuno si ribella». Venti minuti dopo ecco il replay su via Montegrappa, villaggio Santa Rosalia, vicino all’ospedale Civico. Cassonetti e discarica in area parcheggio. Un gatto spaventato dal fotografo mentre sfalda sacchetti e cerca cibo, indicato da Davide Giannini, titolare dell’autoscuola Jolly: «Adesso, anche il pomeriggio, il camion passa, ma puzza più dei cassonetti che restano sudici». Dalla periferia a piazza Unità d’Italia la rabbia è la stessa. E alle 12.30 sotto la pioggerellina una signora si tura il naso all’angolo con via Giusti. Come succede alle 12.50 a piazza Leoni davanti alla vasca-cassonetto. O alle 13.30 al mercato di via La Marmora, angolo via Sanpolo, fra panieri di insalate e pomodori stesi accanto alla spazzatura da un ambulante abusivo che non protesta: «Cade il mondo se per una notte non se la portano?». E passa veloce pure la signora che alle due del pomeriggio rischia di inciampare nell’armadio di ferro arrugginito da dieci giorni sul marciapiede di via Francesco Lo Jacono, a 50 metri dall’albero Falcone di via Notarbartolo, simbolo di un riscatto che anche la monnezza allontana.
Forse tu hai il tuo camioncino con cui porti in discarica i tuoi rifiuti, ma qua funziona che chiami l'azienda , ottieni un numero di autorizzazione, e lasci il divano o davanti il palazzo o vicino i cassonetti.
Questo per dire che il rifiuto in strada non è per forza sintomo di inciviltà.
Il ritiro a domicilio esiste anche qui, ma di certo non ti lasciano depositare i mobili sul marciapiede.
Un po' di tempo fa abbiamo dovuto far rifare una colonna della cancellata esterna. La sera i muratori se ne sono andati lasciando il lavoro a metà (ed era abbastanza evidente che la cosa era in lavorazione) e i vigili urbani ci hanno citofonato per dire di far sparire i calcinacci che erano rimasti per terra (non c'è nemmeno il marciapiede) entro il giorno dopo.
Ah , allora qua è proprio l'azienda dei rifiuti a essere incivile
O magari semplicemente ci sono millemila modi di organizzare la raccolta, ma alla fine se quello che deve ritirare non ritira c'è poco da fare
Ma per curiosità, se devi buttare un divano e non puoi lasciarlo in strada, come fai ?
ma gli omini che dovrebbero passare a ritirare dove sono quando dovrebbero ritirare?
Adesso non so esattamente come funzioni, presumo che si concordi il momento del ritiro con l'azienda.Ah , allora qua è proprio l'azienda dei rifiuti a essere incivile
O magari semplicemente ci sono millemila modi di organizzare la raccolta, ma alla fine se quello che deve ritirare non ritira c'è poco da fare
Ma per curiosità, se devi buttare un divano e non puoi lasciarlo in strada, come fai ?
nella zona di Napoli (nel resto della città non so) dove vivo, che è servita dalla differenziata, per i rifiuti ingombranti telefoni all'azienda e concordi quando avviene il ritiro. O meglio, ti dicono a che ora portare giù il mobile (ad esempio). Lo lasci vicino ai bidoni della differenziata e loro passano a ritirarlo.
Appunto. Ma alla fine il rifiuto in strada va , e spesso danno un range molto ampio per cui può restarci anche un pò .
io ho dovuto scucire 100€ per farmi distruggere e portar via un vecchio armadio gigante.
sì.
sono arrivati 3 energumeni che hanno che hanno lasciato una scia di schegge di legno.
viva l'AMA
stai davvero cercando di dirmi che quelle sedie e divani spezzettati e sparsi in mezzo a sacchetti di spazzatura, lattine e cartoni di birra sono stati depositati da uno che aveva appena chiamato la nettezza urbana, oppure siamo su Scherzi a Parte?Forse tu hai il tuo camioncino con cui porti in discarica i tuoi rifiuti, ma qua funziona che chiami l'azienda , ottieni un numero di autorizzazione, e lasci il divano o davanti il palazzo o vicino i cassonetti.
Questo per dire che il rifiuto in strada non è per forza sintomo di inciviltà.
dipende dal tipo di organizzazione della raccolta dei rifiuti. ci sono zone dove vengono posti degli enormi cassoni trasportabili di tanto in tanto, in cui il cittadino deposita i rifiuti ingombranti; esiste il servizio di raccolta a domicilio, che ovviamente si paga; esiste la possibilità di trasportare i rifiuti ingombranti nelle aree di raccolta fisse, se si hanno i mezzi per farlo. oppure si possono sbattere nel primo posto che assomiglia vagamente ad una discarica, anche solo perché nei pressi c'è qualche sacchetto di spazzatura: ma bisogna essere incivili
Sto solo dicendo che tra una discarica abusiva a cielo aperto , e il risultato di una cattiva gestione della raccolta ci passa un fosso di inciviltà , ma i risultati sono esattamente gli stessi, e cioè quelli mostrati nelle foto.
Un attimo.
A Palermo,è vero,funziona come diice McHawk............MA..........
Molta,troppa gente se ne sbatte allegramente, è inutile nasconderlo c'è troppa invciviltà.
Basta un minimo di senso civico per evitare questo schifo a cui si assiste in questi giorni.
L'Amia,tra le varie assunzioni di LSU,clientelismi e bacino di voti ha le sue colpe,l'amministrazione.....ovvio,ma il cittadino medio di certo non fa di meglio.
Ovviamente non tutti, la maggior parte della gente che conosco, non butta divani in strada o se ne sbatte della differenziata.
Per me comunque uno spettacolo del genere è intollerabile,senza se e senza ma.
Debutto dell'attore a Ravello
(ma l'Auditorium resta chiuso)
La sala progettata da Niemeyer inaugurata a gennaio, poi il nulla. Il sindaco: lungaggini burocratiche
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MILANO - L'italianissima parabola del sinuoso Auditorium di Ravello, appena inaugurato ma chiuso e inutilizzabile proprio nelle ore in cui si apre il Ravello Festival 2010, sicuramente interesserà Renato Brunetta, non come ministro ma nella sua qualità di membro del consiglio di indirizzo della Fondazione Ravello presieduta da Domenico De Masi. La storia è tutta qui: la sala da musica progettata (gratuitamente, un regalo personale a De Masi) da Oscar Niemeyer, inaugurata a gennaio dopo tre anni di cantiere, dieci di polemiche, otto sentenze tra tribunali ordinari, Tar e Consiglio di Stato, non verrà usata nemmeno per le prove dal Ravello Festival, dedicato al tema della follia, e che attende ospiti internazionali come John Malkovich, Antonio Pappano, Dario Fo, Toquinho, Stefano Bollani.
Lo scontro è tra due mentalità e due culture del Sud. La prima, cosmopolita, incarnata da Domenico De Masi, sociologo, dal 2002 presidente della Fondazione (che si dimetterà alla fine di agosto, e con lui se ne andrà anche lo sponsor Monte dei Paschi, otto milioni di euro versati in questi anni) animatore di una Fondazione internazionale che sorregge il festival e vive per il 66% del bilancio grazie a sponsor privati e per il 34% con fondi pubblici, caso unico nel Sud. La seconda, legata alla realtà locale, rappresentata dal sindaco Paolo Imperato, eletto nel 2006 con la lista civica «La campana», da sempre nemica del progetto auditorium nato quando era al potere la lista «Insieme per Ravello». De Masi rivendica l’intuizione dell’Auditorium (nato nel 2000 dall’amicizia con Niemeyer) come volano culturale per destagionalizzare l’offerta di Ravello: «Questa città di 2500 abitanti ospita diciotto alberghi di cui cinque a cinque stelle ma vive solo tra aprile e ottobre. Con una struttura simile il richiamo sarebbe stato possibile per tutto l’anno». Insomma, De Masi convince Niemeyer, ottiene 18,5 milioni di sovvenzione dall’Unione europea (nemmeno un euro italiano). Fondi che, su indicazione di De Masi, vengono affidati al Comune e non alla Fondazione «convinto che debbano essere gli enti locali a gestire ciò che riguarda il territorio».
Nei primi sei anni l’opposizione (attuale maggioranza) anima una rivolta anti auditorium sorretta da Italia Nostra («incompatibilità con l’ambiente»). Partono esposti, cominciano processi e sospensive. Ma dopo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato (febbraio 2005) i lavori partono nel 2006 e finiscono nel 2009. Oggi la sala può piacere o non piacere, affascinare o apparire uno sfregio, ma è una realtà da 18.5 milioni di euro. Però chiusa. Perché? Il 2 ottobre 2009 il sindaco Paolo Imperato aveva sottoscritto un atto di comodato con cui affidava alla Fondazione la gestione della sala. Atto però bocciato (col voto contrario dello stesso sindaco) dal Consiglio comunale il 22 aprile 2010. Ovvero il Comune, proprietario dell’Auditorium, ha compreso la portata della scommessa e ha deciso di dar vita a una propria società di gestione. Alla Fondazione rispondono con un megaprogetto industrial-culturale per il lancio: festival autunnale («tendenze»), invernale (musica sacra) e primaverile (la natura), bilancio in pareggio in due anni, accordi con Salisburgo e la Chigiana, un milione e mezzo di euro di avvio in due anni dalla regione Campania e dalla provincia. Si sfoga De Masi: «Spero che l’Unione europea e lo Stato italiano chiedano conto della chiusura di questa sala e del suo incertissimo futuro».
Ribatte il sindaco Paolo Imperato: «La chiusura della sala? Complicanze e lungaggini meramente burocratiche, i vigili del fuoco procederanno al collaudo a metà luglio. La gestione? Il Comune ha candidato se stesso, abbiamo una lunga storia di ospitalità e di offerta culturale ben prima che arrivasse De Masi, disponiamo di tutte le carte in regola per gestire l’Auditorium. Abbiamo già contatti con Regione e Provincia per il finanziamento di avvio». Primo appuntamento a settembre, il convegno dell’Associazione nazionale dei magistrati. Certo, non ci sarà John Malkovich. Ma chissà, forse il cartellone proseguirà con avvocati e medici. L’indotto, a Ravello, è già in fermento.
ma perché devono sempre rovinare tutto
Perché? Perché ogni maledettissima volta che uno vuole fare le cose per bene viene affogato dalla realtà locale. Il caso dell'Auditorium è lampantissimo.
Ha ragione Sgarbi, in questa terra ogni cosa viene rovinata.
Ma per carità , non discuto l'inciviltà, che sicuramente in tante occasioni si manifesta.Un attimo.
A Palermo,è vero,funziona come diice McHawk............MA..........
Molta,troppa gente se ne sbatte allegramente, è inutile nasconderlo c'è troppa invciviltà.
Basta un minimo di senso civico per evitare questo schifo a cui si assiste in questi giorni.
L'Amia,tra le varie assunzioni di LSU,clientelismi e bacino di voti ha le sue colpe,l'amministrazione.....ovvio,ma il cittadino medio di certo non fa di meglio.
Ovviamente non tutti, la maggior parte della gente che conosco, non butta divani in strada o se ne sbatte della differenziata.
Per me comunque uno spettacolo del genere è intollerabile,senza se e senza ma.
Discutevo solo la conclusione sull'inciviltà delle persone, tratta dalle foto che ha mostrato Vitor, da cui peraltro desumerei che quelle non sono discariche a cielo aperto, perchè sommersi dai rifiuti si intravedono dei cassonetti : tenderei con buon margine ad imputare alla mancata raccolta quello scempio.
A margine aggiungo che l'emergenza rifiuti l'ho vissuta in prima persona, e chissà che magari non ci sia un bis Mi danno un pò fastidio certi commenti (ma non mi riferisco ora a quello di Bronson) che tendono a dare la colpa di tutto ai cittadini : classico esempio del 'cornuto e mazziato' .
Qua ce ne sono di discariche a cielo aperto, e il livello di inciviltà raggiunge vette epiche in certe zone, ma se si vedono scempi immani nelle strade principali di una grande città , qualsiasi essa sia, il problema è nell' organizzazione della raccolta. In una città basta un giorno di in cui si ferma la raccolta per creare quella montagna eh, e non sto per niente esagerando, purtroppo.
Ultima modifica di McHawk; 29-06-10 alle 16:42:56
il cittadino (come singolo) si adegua alla societa' in cui si trova a vivere. cambiare i comportamenti della societa' verso modelli virtuosi e' compito della politica. eh ma servono politici onesti... un bel guaio
E' vero.
Prima di Berlusconi a Napoli non c'era una carta per terra. Storia vera