Lun-Sei ha scritto lun, 24 aprile 2006 alle 11:56
Lestat_1982 ha scritto gio, 05 gennaio 2006 alle 21:13
se parlo prendo un ban vitalizio ma quoto con tutto me stesso lello_panzieri
non riuscirei nemmeno io a guardare il sito
posso solo dire che non riesco ad immaginare come possano tornare a casa dai figli, dalle mogli, guardarsi allo specchio o solo parlare e ridere una volta finita la "giornata di lavoro" le persone che fisicamente attuano queste cose -parlo dei carnefici materiali, quelli con l'accetta e quant'altro-
Non giustifico in nessun modo i leader in giacca e cravatta ma diamine loro non sono lì quando l'animale
non muore, ma chi invece è lì a vedere come può continuare a vivere?
Secondo me non è così difficile.
Come potevano, nei tempi antichi, i contadini vivere in pace con se stessi dopo aver sgozzato un maiale (esperienza decisamente allucinante e "gruesome", se mi si passa l'aggettivo inglese) o tagliato la testa a un gallo o via dicendo? Semplice: era una cosa naturale, come lo è comprare una bistecca al supermercato.
Io direi che, per quanto non ci sia nulla di naturale nelle pellicce che vengono indossate solo per bellezza (le odio), il principio di chi opera in questo settore è lo stesso. Cioé chi commette atrocità del genere segue semplicemente una logica "naturale" in base a cui le cose vanno fatte e vanno fatte così, e l'animale non è un essere vivente ma un bene economico "grezzo" da trattare. (Santo cielo ho usato un sacco di virgolette.)
Dal mio punto di vista, io ritengo orribile trattamenti del genere, ma non me la sento proprio di chiamare mostri le persone che li eseguono, o di chiedergli se si sentono in pace con la coscienza. Posso decisamente chiamare mostro il pazzo che deliberatamente cattura un animale e gli fa del male solo per il proprio sadico piacere, ma non posso chiamare mostro chi fa un trattamento del genere per produrre pellicce, perché, dopotutto, allora sarebbe un mostro anche il gatto che gioca con la piccola preda fino a che non si muove più, mentre in realtà semplicemente non si rende conto di cosa sta facendo, e non vede la preda come un essere vivente e dotato di sentimenti.