Maleficent*è il film di*Robert Stromberg*che erge Malefica, interpretata da Angelina Jolie, a protagonista assoluta della vecchia favola de*La bella addormentata nel bosco,*capovolgendo la prospettiva tradizionale*e l’immedesimazione del pubblico nella bella –e buona – addormentata Aurora. La storia è quella di Malefica, che da fata del territorio magico di Brughiera, diventa “strega cattiva” come noi tutti siamo abituati a vederla. A causare questo cambiamento è Stefano, ragazzo amante di Malefica, che per ottenere la successione al trono del re Enrico, è disposto ad obbedire ai suoi ordini e, di conseguenza, a tradire Malefica, tagliandole le ali dopo una notte d’amore. La vendetta della fata ricadrà sulla figlia di Stefano, ormai divenuto re, condannandola al sonno eterno.
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Le novità di Maleficent –*Il film ha avuto un enorme successo; i “tocchi da maestro” sono ritenuti due: i disegni degli sfondi di Eyvind Earle e il personaggio di Maleficent, ora rappresentata nella sua complessità di donna ferita (e rinata), e non nella definizione –stretta e vincolante– di strega cattiva contro i buoni e semplici re, regina, principesse e fate. Ma c’è anche chi, in Maleficent, vede dell’altro: la*metafora di uno stupro. Episodio centrale, senza cui del resto non vi sarebbe la storia, è la perdita delle ali di Malefica: è Stefano a reciderle durante il sonno, dopo averla narcotizzata.*E’ un uomo che priva una donna della sua essenza fondamentale*(in questo caso la capacità di volare); un uomo*che, non solo metaforicamente, compie un atto di violenza su un corpo. Al suo risveglio Malefica è sofferente, distrutta fisicamente e psicologicamente, non solo per il fatto in sé, ma perché la violenza è arrivata proprio da chi le stava più vicino.
La metafora in Maleficent –*Si tratterebbe, dunque, di una metafora, ma non esplicitamente voluta dagli sceneggiatori. Un richiamo lontano che, però, viene fuori proprio*perché la cultura dello stupro*è talmente insita nella nostra mentalità, che stentiamo a riconoscerla. Del resto, questa analisi non è poi così immotivata se si pensa che in*Sole, Luna e Talia, la fiaba di Giambattista Basile del 1634 ritenuta ispiratrice de*La bella addormentata*di Perrault, Talia (la futura Aurora) mentre è addormentata viene stuprata e messa incinta. Tornando al film, si può intravedere un finale positivo anche metaforicamente: sarà Maleficent a far risvegliare Aurora, a riscoprire*ciò che di bello può nascere anche da un evento tragico*e devastante. La storia di una donna che rinasce dalle proprie ceneri.