Originariamente Scritto da
Kralizek
So che sto correndo il rischio di ricadere in un topic ciclico ma vorrei sollevare alcune domande di carattere puramente speculativo.
Al momento attuale i partiti scelgono le liste elettorali e, secondo tali liste e seguendo meccanismi unici per ciascuna camera, tal candidato X ha o meno un seggio.
Sappiamo inoltre che l'elettore non ha alcun modo di presentare la sua preferenza. L'unico discriminante presente è l'ordine scelto dal partito.
Allo stesso tempo sappiamo che un parlamentare è indipendente dal mandato (scusate le castronerie, ma vado a memoria e non conosco il gergo tecnico): ovvero la parola data ai suoi elettori non lo vincolano in fase di votazione nel Parlamento.
Ora io non voglio criticare i singoli elementi. Ma trovo che il totale che ne esce sia quantomeno "particolare".
Mi spiego, o almeno ci provo: il candidato X di cui sopra riesce ad entrare nel Parlamento grazie alle liste del Partito P1. Arrivato ad un certo punto, ritiene che il partito P1 non lo soddisfa più e, grazie alla libertà dal mandato, può passare al partito P2 (partito, non loggia
)
E' esattamente in questo punto che io trovo l'incongruenza della situazione attuale. Kralizek, in quanto elettore, con la seguente legge elettorale, ha dato il mandato al partito e, di riflesso, ai suoi esponenti. Non ha mai avuto modo di dare il mandato al candidato X o a quello Y.
Il candidato X cambiando schieramento, in questa situazione, sta usufruendo di un diritto che non dovrebbe essergli garantito in quanto la sua nomina non è più dovuta ad una decisione popolare.
Dal punto di vista dell'elettore, invece, il candidato X che cambia schieramento non sta facendo altro che defraudarlo del suo voto. Infatti, non avendo modo, come detto precedentemente, di scegliere il candidato, l'elettore si affida al partito, indipendentemente da chi clicchi fisicamente il pulsante della votazione in Parlamento.
per farla in breve, io troverei più corretto che, con leggi elettorali come questa, il parlamentare scontento perda il posto lasciandolo al "primo dei non qualificati" in maniera da tutelare la scelta popolare.
So benissimo che è un discorso che, soprattutto in Italia, rasenta l'Utopia di Thomas More...
Ora chiedo a voi, oltre ad un parere, se i presupposti per il mio malcontento sono reali o magari manca ancora qualche tessera al puzzle?