OGGI UN MILANISTA DEV’ESSERE DI BUON UMORE di Luca Serafini
Beati i giovani, che ancora si arrabbiano per gli arbitraggi. Chi ha mezzo secolo di vita e le ha viste (quasi) tutte, è fatalista. Non rassegnato, ma capace di accettare e casomai di gustarsi la metà piena del bicchiere ancora lì da bere. Se si riesce a recuperare un po’ di equilibrio, un po’ di serenità di giudizio molte ore dopo il fischio finale di Milan-Juventus, stamattina i milanisti devono recuperare il buon umore. Avevano segnato il 2-0 e, Antonio Conte lo sa benissimo, a quel punto la questione sarebbe stata chiusa. Non tanto perché il mezzo metro di Muntari valga o non valga i millimetri di Matri, ma perché la superiorità vista per più di un’ora nel gioco sarebbe stata certificata dal risultato. Oggi il Milan è ancora davanti e la partita che manca alla Juve va giocata prima di vincerla. E se il Milan è ancora davanti senza Cassano, senza Gattuso, poi senza l’interminabile fila di degenti che ha trasformato Milanello in un ambulatorio, viene naturale chiedersi dove potrà essere a maggio recuperando Ibrahimovic, Boateng, Nesta, Flamini, Maxi Lopez, magari Aquilani, persino Pato dopo il letargo ha una chance di destarsi. Punto o non punto di vantaggio, recupero o non recupero dei bianconeri, la sfida di ieri sera ha detto che il destino di questo scudetto è nelle mani dei rossoneri. L’anemia offensiva della Juve che sceglie Matri come quarta scelta è un limite ribadito nello scontro diretto, così come lo scontro diretto ha dato indicazioni chiare del fatto che senza Ibra il Milan può pure giocare meglio, ma alla distanza farebbe più fatica a vincere.
Chiudiamo la parentesi arbitrale. Il “Palazzo” non esiste più: c’è Petrucci capace di farsi bocciare Europei, Olimpiadi e forse anche il menu dalla moglie. C’è Abete che mai cognome fu così calzante, per uno che all’epoca di Calciopoli era la scimmiette che non vedeva non sentiva non sapeva non parlava. C’è Beretta che non c’è affatto, stritolato persino da Cellino e Zamparini. Milan e Juve quest’anno hanno subito torti plateali e sconcertanti senza bisogno di fare gli elenchini della serva. Ecco perché Conte non ha sbagliato nel lamentarsi degli arbitraggi, lo fanno tutti, ha sbagliato però nel mettere addosso loro una pressione al limite dell’insopportabile quando dirigono la Juve e soprattutto nell’agitare ancora i fantasmi di Calciopoli, ergendo la sua società a martire piuttosto che colpevole. Quel periodo infame del nostro pallone non andrebbe più riesumato da nessuno, poiché in ogni caso la prescrizione – come abbiamo visto… – ne ha fatto definitivamente sprofondare la bara ancora più giù rispetto al livello del mare. La classe arbitrale di oggi è scarsa, paurosa, isterica, stressata, condizionata e condizionante, ma fino a prova contraria non riceve più telefonate nell’intervallo per ricevere istruzioni.