
Originariamente Scritto da
Alfio
beccatevi sta chicca
Den'en ni shisu - Pastoral: To die in the country - Nascondino pastorale di
Terayama Shuji
Terayama era, negli anni 60 e 70, un genio che faceva tutto: rinomato poeta, drammaturgo sperimentale, cineasta sopraffino. Questo pastoral è del 74 è ed stato l'ultimo vero film prodotto da atg, una casa che ha prodotto il meglio del cinema giapponese di quegli anni (oshima, imamura, shinoda, yoshida, wakamatsu). Leggenda vuole che questo film sia rimasto in cartellone ben poco per far posto ad emanuelle

da lì tutto è andato a scatafascio e il cinema politico/artistico in giappone è praticamente morto. Ma torniamo al film che di ciccia ce n'è tanta, anzi di più. Terayama ripercorre la sua infanzia infarcendola di tutte le tematiche e le simbologie a lui care, rapporto edipico con la madre, orologi come se piovessero, il circo come forma di libertà per scappare da una realtà opprimente. Con lui dietro la macchina da prese mi aspettavo un film sfilacciato e fatto di scene a se stanti invece, meraviglia, c'è anche una trama! A metà film cambia tutto: Terayama stesso appare parlando del film che sta girando sulla sua infanzia (quello che abbiamo visto noi fino ad allora), di come abbia romanzato la realtà e come l'infanzia sia un periodo che ci segna per tutta la vita: riparte il film di prima, questa volta con molti meno ghirigori artistici. Nel finale terayama adulto entra nel film, si rapporta col se stesso giovane e si ritrova a tu per tutto con la madre, deciso ad ucciderla ma........è solo un film. Non so se si sia capito qualcosa, ma data la natura sperimentale come avrete capito è molto meglio vederlo che raccontarlo. Praticamente ogni sequenza è un quadro di una bellezza estetica notevole, con colori usati in maniera antinaturalistica e addirittura una lente "caleidoscopica" per le parti del circo. I temi sono squisitamente anni 60-70 e quindi meta riflessioni a non finire sul cinema come finzione, impossibilità di raccontare una storia da un punto di vista oggettivo, fallacità della memoria, sulla posizione del narratore rispetto alla storia, ma soprattutto su se stessi e il rapporto con la propria infanzia, sì perchè difficilmente troverete un racconto più sincero, una riflessione più dolorosa e appassionata, una narrazione più complessa che testimoni di quel periodo della nostra vita. praticamente l'amarcord felliniano che incontra jodorowsky. e mi sono sorpreso tantissimo quando mi sono accorto di quanto cinema futuro avesse anticipato. un must see
da recuperare di terayama: throw away your books rally in the streets, emperor tomato ketchup