25 ottobre 2012 Dalla difesa di Assad al cordoglio per Gheddafi. Il comunista Rizzo: «La sua una morte gloriosa» A fine 2011 fece discutere con le condoglianze al popolo nord-coreano per la morte del dittatore Kim Jong-il. Ora il sito del suo partito rende onore a Gheddafi, a un anno dalla sua morte, e definisce lui e il presidente siriano Assad "leader indipendenti dall'imperialismo". Marco Rizzo è segretario di C. S. P. – Partito Comunista, formazione nata tre anni fa. Da Lotta Continua ai Comunisti Italiani, ha attraversato molti soggetti della sinistra, e dal 1994 al 2008 è stato in parlamento. Ora ne è fuori, e parla di "finti ribelli libici" e "cosiddette primavere arabe".
Onore a Gheddafi?
La nostra linea è molto semplice. Comunista. Se dobbiamo scegliere tra i Paesi indipendenti dall'imperialismo e l'imperialismo che li attacca, stiamo coi primi. In Libia dovevamo scegliere tra Gheddafi e i finti ribelli appoggiati da Nato, servizi segreti, Unione europea. Sceglievamo Gheddafi. Ora tocca alla Siria, e stiamo con Assad. Questo non vuol dire che sposiamo il suo modello socio-economico o quello di Gheddafi, anche se quest'ultimo aveva fatto una rivoluzione di stampo socialista.
Per voi la sua morte è "gloriosa".
Se la inserisci nel contesto delle cosiddette primavere arabe, sì. Il tunisino Ben Ali e l'egiziano Mubarak erano due burattini: appena l'Occidente ha schioccato le dita il primo è scappato, l'altro si è arreso. Gheddafi poteva fuggire, ma è rimasto a combattere.
Perché parla di "cosiddette" primavere arabe?
Le rivolte sono state molto diverse tra di loro. In Tunisia ed Egitto le ha causate la fame. Solo i media occidentali le spacciano per "rivolte di Twitter". I libici erano ricchi rispetto al contesto nordafricano: lì il golpe è stato voluto dall'esterno.
Secondo lei la Libia stava meglio con Gheddafi?
Assolutamente sì, e stava meglio anche l'Italia. Prima dell'attacco prendeva molto più petrolio della Francia: ora la situazione si è ribaltata. Il nostro Paese aveva anche fatto un trattato di amicizia con la Libia, però l'abbiamo attaccata, senza che ci avesse fatto niente.
Quel trattato fu firmato da Berlusconi. Le piaceva?
Poteva anche essere pessimo, ma il problema è un altro. Spesso si dice che i trattati europei non si strappano, che se prendiamo un impegno va rispettato. Il trattato con la Libia, però, l'abbiamo strappato. Perché non facciamo lo stesso con quelli europei?
Il punto è: non ritiene importanti i crimini di Gheddafi, Assad, Kim Jong-il?
Bisogna essere molto realisti. Larga parte di questi crimini sono da identificare. Ricordo le foto delle fosse comuni di Gheddafi, che fecero il giro del mondo. Qualche mese dopo si seppe che era solo un cimitero sulla spiaggia a Tripoli. Altro esempio: le armi di distruzione di massa usate come pretesto per l'Iraq. La copertura dei media è totalmente in mano ai gruppi di potere che governano il mondo.
Meglio i regimi di Libia, Siria, Corea o la democrazia italiana?
Il paragone non si può fare. Gli interventi militari in quei Paesi non hanno portato a una democrazia (pur contraddittoria) come la nostra. C'è un misto di Fratelli Musulmani e Al Qaeda, supini ai voleri dell'Occidente. La domanda andrebbe fatta all'ambasciatore statunitense morto a Bengasi: finché c'era Gheddafi non gli è successo niente.
Prima le condoglianze ai nordcoreani, ora l'omaggio a Gheddafi. Cercate di farvi pubblicità?
No. Diciamo queste cose indipendentemente dal fatto che qualcuno venga a intervistarci. E comunque di noi si parla poco lo stesso.