Chiudiamo con la delusione della settimana, Studio illegale. Non sarą certo colpa di Fabio Volo se la fetta di mercato del cinema italiano rispetto ai primi mesi dello scorso anno č calata dal 48% al 34%, ma di sicuro continuando cosģ, il crollo sarą ancora pił fragoroso. Si fa fatica a capire ancora cosa trovino nel personaggio e nell'attore Fabio Volo produttori, registi e pubblico. Forse l'essere una sorta di Alberto Sordi senza carisma, fotografia dell'aurea mediocritą dell'italiano medio che ce l'ha fatta pił per furbizia che per talento. E gli va riconosciuto che č il primo a saperlo: con sorriso istrione dice spesso di saper fare tante cose, ma nessuna bene. Autoironia o falsa modestia che sia, ha ragione da vendere. E Studio illegale, che pure č diretto dal bravo Umberto Carteni che ci aveva regalato il gustoso Diverso da chi, non fa eccezione: č una noiosa e scontata storia sentimentale tra una bellissima e insopportabile avvocatessa francese (Zoe Felix) e un azzecagarbugli d'alto bordo brianzolo (Fabio Volo), vissuta tra Milano, Gallarate, Dubai e Pinerolo. Al di lą della scrittura piatta e prevedibile Bruni non sembra particolarmente in forma e il giovane Covelli non sembra aiutarlo pił di tanto - il Volo-pensiero invade tutto anche se non siamo dentro un suo libro, come invece capitato ne Il giorno in pił. Il suo personaggio finto cinico che diventa sdolcinato, lo stereotipo applicato a ogni relazione professionale e personale, la visione bidimensionale del mondo, il maschilismo mascherato, ci sono anche qui, pur essendo il tutto tratto dal romanzo omonimo di Federico Baccomo. Volo ci prova a maturare, in tv, nei libri e al cinema: ma sembra pił forte di lui rimanere uguale a se stesso. E ha ragione: in fondo se ha un successo smisurato gią cosģ, perché mai dovrebbe impegnarsi? Non lo salvano Nicola Nocella, sempre pił bravo, qui nella parte dell'avvocato agnellino che diventa iena, e il "solito" Ennio Fantastichini. Entrambi eccellenti nei loro personaggi, ma troppo emarginati dal film per salvarlo.