è tutto![]()
è tutto![]()
Ma che cazz!
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Firmato Gabriele Civas!!!!
Cesarino mito.![]()
Ma secondo voi ci crede davvero?
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dalla risposta azzarderei un sì![]()
Chiedo asilo politico al Chiwaz
Non si può mai sapere, magari mi banna tramite terzi![]()
Severgnini proprio non ce la fa..
Tutto per te Moloch: http://www.corriere.it/salute/13_lug...ef08d60d.shtml
Spero solo che lo demoliscano in fretta questo ciarlatano.
Aggiungo:Tutto per te Moloch: http://www.corriere.it/salute/13_lug...ef08d60d.shtml
Spero solo che lo demoliscano in fretta questo ciarlatano.
http://www.agi.it/research-e-svilupp...nciare_vannoni
Certo che lassù , al ministero, dovrebbero proprio spiegarci come siamo arrivati a questo punto.
Spoiler:![]()
Ommadonna![]()
Quella con PORTAL
...e quella con Morgan Freeman
Bon, basta now.
Ultima modifica di Marlborough's; 03-07-13 alle 12:50:17
Ma che
Galeotta fu l’omonimia. E anche la furbizia. Succede alla Camera dei Deputati. Dove, dopo cinque mesi di legislatura, il deputato del Carroccio, Giovanni Fava, decide di dimettersi (è il 4 giugno, ma la richiesta è del 7 maggio) per andare a fare l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, regnante Roberto Maroni. Al suo posto, entra a Montecitorio Andrea Gibelli.
E fin qui si sarebbe trattato solo di un normale avvicendamento tra deputati, se non fosse per un particolare; Giovanni Fava non ha mai ricevuto neppure una lira di stipendio da parlamentare. E come mai? Perché, per un madornale errore dell’ufficio delle Competenze Parlamentari di Montecitorio, il suo stipendio è stato sempre accreditato su un altro conto corrente, quello del suo omonimo Giovanni Claudio Fava, esponente di spicco di Sel. Che per cinque mesi ha dunque ricevuto lo stipendio doppio. E si chiedeva il perché non riuscendo a darsi una spiegazione.
Il 10 di giugno, una delle segretarie di Giovanni Fava della Lega Nord lo chiama: “Guarda, mi dice – racconta la “vittima” – nel tuo conto corrente non è mai stato accreditato un soldo da parte della Camera. Mancano all’appello più di 45 mila euro, ti informi sul perché?”. “Devo essere onesto – prosegue, non senza imbarazzo, l’esponente leghista – io non guardo mai il conto corrente, lo fanno per me le mie segretarie e dunque non mi sono mai accorto di nulla. Poi, vista la cifra, ho chiamato la Camera e lì mi hanno spiegato l’errore…”.
Cioè: Giovanni Fava e Giovanni Claudio Fava hanno entrambi il conto corrente presso il Banco di Napoli, istituto interno alla Camera. In questa filiale, però, sono arrivate diverse richieste di accredito con lo stesso numero di Iban, quello dell’esponente di Sel e la banca ha eseguito puntualmente il versamento. Su un unico conto. “La colpa è chiaramente mia – dice Fava leghista – perché non ci ho guardato, ma anche l’altro, possibile che non si sia accorto di nulla?”. In effetti, a Claudio Fava di Sel qualche sospetto è venuto vedendosi accreditare il doppio dello stipendio ogni mese, ma “mi ha detto – racconta sempre il suo omonimo del Carroccio – che aveva anche pensato ad accantonarli, in attesa di avere chiarimenti, ma poi anche lui si è dimenticato, evidentemente…”.
Non è andata proprio così. La Camera, accortasi dell’errore, ha richiesto a Claudio Fava, attraverso la Banca, di tornare in possesso della cifra erroneamente accreditata. “Ma sono stato io a segnalare che c’era un’anomalia – ci dice Fava – solo che loro continuavano a dirmi che non riscontravano alcun errore…”. “Per mia fortuna – commenta con un po’ di amarezza il Fava leghista – io di quei soldi non ho bisogno, può prendersi tutto il tempo che vuole per ridarmeli, tanto anche la Camera mi ha detto che fino a quanto non saranno rientrati in possesso dell’intera cifra, non potranno rifondermi, ma pazienza, tutti commettiamo errori… Certo, strano che lui non abbia detto nulla… Sono cifre imponenti…”. Claudio Fava, invece, ha detto, ha segnalato, ha scritto. Solo che non essendoci nessuno che “richiedeva la cifra, forse – sostiene il deputato di Sel – hanno pensato che l’errore non ci fosse, tanto che a me dicevano che andava tutto bene, l’iban era quello giusto”.
La faccenda, insomma, è andata avanti per mesi, tra rimpalli, imbarazzi e qualche silenzio di troppo. Fino a quando, appunto, l’errore non è emerso grazie ai conteggi fatti per le dimissioni del leghista. E, a quel punto, la Camera ha chiamato il secondo Fava “chiedendomi la restituzione”. “Quando mi hanno chiamato – racconta Claudio di Sel – ero a Milano e non ho potuto fare subito il bonifico, l’ho chiuso solo pochi giorni fa, direttamente in banca”. Agli uffici di Montecitorio non è arrivata ancora alcuna comunicazione ufficiale e il caso resta quindi sospeso. “Attendiamo di vedere se la cifra è stata versata nella sua interezza, perché ci era stato detto che sarebbe stata versata in diverse trance…”. Il giallo prosegue, tra lentezze burocratiche, errori grossolani e imbarazzati silenzi di chi, per troppi mesi, ha fatto finta di non vedere per non ammettere di aver sbagliato. E in modo pesante.
Ma che
Galeotta fu l’omonimia. E anche la furbizia. Succede alla Camera dei Deputati. Dove, dopo cinque mesi di legislatura, il deputato del Carroccio, Giovanni Fava, decide di dimettersi (è il 4 giugno, ma la richiesta è del 7 maggio) per andare a fare l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, regnante Roberto Maroni. Al suo posto, entra a Montecitorio Andrea Gibelli.
E fin qui si sarebbe trattato solo di un normale avvicendamento tra deputati, se non fosse per un particolare; Giovanni Fava non ha mai ricevuto neppure una lira di stipendio da parlamentare. E come mai? Perché, per un madornale errore dell’ufficio delle Competenze Parlamentari di Montecitorio, il suo stipendio è stato sempre accreditato su un altro conto corrente, quello del suo omonimo Giovanni Claudio Fava, esponente di spicco di Sel. Che per cinque mesi ha dunque ricevuto lo stipendio doppio. E si chiedeva il perché non riuscendo a darsi una spiegazione.
Il 10 di giugno, una delle segretarie di Giovanni Fava della Lega Nord lo chiama: “Guarda, mi dice – racconta la “vittima” – nel tuo conto corrente non è mai stato accreditato un soldo da parte della Camera. Mancano all’appello più di 45 mila euro, ti informi sul perché?”. “Devo essere onesto – prosegue, non senza imbarazzo, l’esponente leghista – io non guardo mai il conto corrente, lo fanno per me le mie segretarie e dunque non mi sono mai accorto di nulla. Poi, vista la cifra, ho chiamato la Camera e lì mi hanno spiegato l’errore…”.
Cioè: Giovanni Fava e Giovanni Claudio Fava hanno entrambi il conto corrente presso il Banco di Napoli, istituto interno alla Camera. In questa filiale, però, sono arrivate diverse richieste di accredito con lo stesso numero di Iban, quello dell’esponente di Sel e la banca ha eseguito puntualmente il versamento. Su un unico conto. “La colpa è chiaramente mia – dice Fava leghista – perché non ci ho guardato, ma anche l’altro, possibile che non si sia accorto di nulla?”. In effetti, a Claudio Fava di Sel qualche sospetto è venuto vedendosi accreditare il doppio dello stipendio ogni mese, ma “mi ha detto – racconta sempre il suo omonimo del Carroccio – che aveva anche pensato ad accantonarli, in attesa di avere chiarimenti, ma poi anche lui si è dimenticato, evidentemente…”.
Non è andata proprio così. La Camera, accortasi dell’errore, ha richiesto a Claudio Fava, attraverso la Banca, di tornare in possesso della cifra erroneamente accreditata. “Ma sono stato io a segnalare che c’era un’anomalia – ci dice Fava – solo che loro continuavano a dirmi che non riscontravano alcun errore…”. “Per mia fortuna – commenta con un po’ di amarezza il Fava leghista – io di quei soldi non ho bisogno, può prendersi tutto il tempo che vuole per ridarmeli, tanto anche la Camera mi ha detto che fino a quanto non saranno rientrati in possesso dell’intera cifra, non potranno rifondermi, ma pazienza, tutti commettiamo errori… Certo, strano che lui non abbia detto nulla… Sono cifre imponenti…”. Claudio Fava, invece, ha detto, ha segnalato, ha scritto. Solo che non essendoci nessuno che “richiedeva la cifra, forse – sostiene il deputato di Sel – hanno pensato che l’errore non ci fosse, tanto che a me dicevano che andava tutto bene, l’iban era quello giusto”.
La faccenda, insomma, è andata avanti per mesi, tra rimpalli, imbarazzi e qualche silenzio di troppo. Fino a quando, appunto, l’errore non è emerso grazie ai conteggi fatti per le dimissioni del leghista. E, a quel punto, la Camera ha chiamato il secondo Fava “chiedendomi la restituzione”. “Quando mi hanno chiamato – racconta Claudio di Sel – ero a Milano e non ho potuto fare subito il bonifico, l’ho chiuso solo pochi giorni fa, direttamente in banca”. Agli uffici di Montecitorio non è arrivata ancora alcuna comunicazione ufficiale e il caso resta quindi sospeso. “Attendiamo di vedere se la cifra è stata versata nella sua interezza, perché ci era stato detto che sarebbe stata versata in diverse trance…”. Il giallo prosegue, tra lentezze burocratiche, errori grossolani e imbarazzati silenzi di chi, per troppi mesi, ha fatto finta di non vedere per non ammettere di aver sbagliato. E in modo pesante.
45.000 euro per 5 mesi di lavoro sono troppo pochi per giustificare uno stress simile. io direi di alzare lo stipendio ad almeno 20.000 euro al mese![]()
ladri che derubano ladri :yodawg:
http://indiscreto.blogautore.repubbl...-vuole-alfano/
'sto papa mi piace veramente, devo dire![]()
piace anche a me![]()
ringrazia la mancanza di palle di balduzzi, ché basta un golia a caso per ottenere tre milioni così, per sportAggiungo:
http://www.agi.it/research-e-svilupp...nciare_vannoni
Certo che lassù , al ministero, dovrebbero proprio spiegarci come siamo arrivati a questo punto.
Un paese irriformabile
Riordino delle Province, tutto da rifare. La Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della riforma e del riordino delle Province, previsti nel decreto Salva-Italia con la riduzione degli enti in base a criteri di estensione e di numerosità della popolazione. Secondo la Consulta, «il decreto-legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio». Per questo motivo, si legge in una nota, la Corte costituzionale nella camera di consiglio di mercoledì 3 «ha dichiarato l'illegittimità costituzionale» di diversi articoli della riforma.RICORSI DELLE REGIONI - La Consulta aveva esaminato nel corso dell'udienza pubblica di martedì 2 i ricorsi presentati da 8 Regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, Molise, e Sardegna) contro il decreto Salva Italia (decreto 201) del dicembre 2011 che con l'articolo 23 ha di fatto «svuotato» le competenze delle Province e ne ha profondamente modificato gli organi di governo: non più di 10 componenti eletti dai Comuni e il presidente scelto all'interno del consiglio provinciale. Sotto la lente della Corte anche il decreto 95 del 2012 sul riordino delle Province in base ai due criteri dei 350 mila abitanti e dei 2.500 chilometri di estensione in base ai ricorsi avanzati dalle autonomie.
LE PROVINCE SCADUTE - Al momento, le Province «cadute» successivamente all'approvazione del Dl «Salva Italia» sono otto: Genova, La Spezia, Como, Ancona, Cagliari, Ragusa, Vicenza e Belluno. Per loro, niente rinnovo per i consigli, nessuna elezione diretta del presidente, mentre le competenze di presidente e giunta sono state acquisite da un commissario prefettizio. In attesa, appunto, di ridefinire competenze e confini. Ma ora, con la decisione della Consulta, si ricomincia daccapo.
sì ma questo? visto adesso da Telese
la Mauro ha un concorrente